64. “Evangelium Vitae”. Per realizzare una svolta culturale

Nell’Enciclica “Evangelium Vitae” importanti indicazioni circa il rapporto tra la fede e la cultura, un legame che deve svilupparsi nel segno della continuità e non come un’esperienza dissociante.

Al n. 95 dell’importante Enciclica Papa Giovanni Paolo II esprime le sue preoccupazioni circa il rapporto tra cultura della vita e cultura della morte. Secondo il Pontefice nell’odierno contesto sociale sta venendo meno un adeguato sviluppo e consolidamento del senso critico nei confronti delle questioni che investono la coscienza dell’uomo. Sono soprattutto le nuove generazioni che pagano il prezzo di scelte educative superficiali, con prospettive di cortissimo raggio, legate all’immediato, giovani resi incapaci di tollerare la posticipazione della soddisfazione del bisogno. Giovani e adulti spesso immaturi, lasciati nella loro immaturità e quindi facilmente orientabili.

Se il tema con il quale confrontarsi riguarda la vita la posta in gioco è molto alta. A tal proposito Papa Giovanni Paolo II indica un pericoloso atteggiamento che i fedeli corrono, anche quelli impegnati ecclesialmente e che, purtroppo, molti vivono, una sorta di scissione tra fede e vita: «Troppo spesso i credenti, perfino quanti partecipano attivamente alla vita ecclesiale, cadono in una sorta di dissociazione tra la fede cristiana e le sue esigenze etiche a riguardo della vita, giungendo così al soggettivismo morale e a taluni comportamenti inaccettabili» (n. 95).

Occorre quindi rinnovare la cultura della vita, svilupparla, approfondirla e proporla prima che fuori, dentro la comunità cristiana, si tratta cioè di porre attenzione alla formazione delle coscienze come unica strada da percorrere per essere all’altezza della sfida con la realtà extraecclesiale. Interrogarsi su quale cultura della vita oggi è presente nelle nostre parrocchie, nelle famiglie, nei gruppi, è il passaggio fondamentale da cui iniziare un percorso serio che, secondo il Papa, deve condurre al confronto qualificato con tutte le componenti culturali che esprimono nei luoghi di elaborazione del pensiero e con tutte le categorie sociali e religiose.

La comunità cristiana, prima di tutto, è quindi chiamata a riscoprire il nesso inscindibile tra vita e libertà, «(…) beni indivisibili: dove è violato l’uno, anche l’altro finisce per essere violato. Non c’è libertà vera dove la vita non è accolta e amata; e non c’è vita piena se non nella libertà» (n. 96). Riscoprire il legame tra libertà e verità è il passo successivo «(…) Come ho ribadito più volte, sradicare la libertà dalla verità oggettiva rende impossibile fondare i diritti della persona su una solida base razionale e pone le premesse perché nella società si affermino l’arbitrio ingovernabile dei singoli o il totalitarismo mortificante del pubblico potere» (n. 96). Vita, libertà e verità sono quindi tre aspetti che guidano il credente a scoprire e interpretare il proprio rapporto con Dio, dall’iniziale riconoscersi creatura fino a comprendere la propria chiamata.

Giovanni Paolo II prosegue nella sua analisi esprimendo un concetto chiave: «(…) “al centro di ogni cultura sta l’atteggiamento che l’uomo assume davanti al mistero più grande: il mistero di Dio”. Quando si nega Dio e si vive come se Egli non esistesse, o comunque non si tiene conto dei suoi comandamenti, si finisce facilmente per negare o compromettere anche la dignità della persona umana e l’inviolabilità della sua vita» (n. 96).

Fondamentale è quindi l’opera educativa, essa infatti introduce e guida l’uomo nel suo rapporto con la verità e in tal senso, continua il Pontefice, è indispensabile una particolare attenzione e valorizzazione delle radici stesse del valore della vita: «(…) È un’illusione pensare di poter costruire una vera cultura della vita umana, se non si aiutano i giovani a cogliere e a vivere la sessualità, l’amore e l’intera esistenza secondo il loro vero significato e nella loro intima correlazione. (…) La banalizzazione della sessualità è tra i principali fattori che stanno all’origine del disprezzo della vita nascente: solo un amore vero sa custodire la vita. Non ci si può, quindi, esimere dall’offrire soprattutto agli adolescenti e ai giovani l’autentica educazione alla sessualità e all’amore, un’educazione implicante la formazione alla castità, quale virtù che favorisce la maturità della persona e la rende capace di rispettare il significato “sponsale” del corpo» (n.97).

Uno degli snodi fondamentali perché si promuova una cultura della vita riguarda i coniugi e in particolare la loro formazione alla procreazione responsabile. Essa implica un atteggiamento di apertura e di servizio alla vita, capace di rendere i coniugi in grado di interrogarsi sulla chiamata del Signore nella propria vita di coppia, il progetto della coppia stessa nella mente di Dio, un approccio spesso non considerato o affrontato con piena consapevolezza che getterebbe una grande luce nel modo di testimoniare e vivere il cristianesimo nel contesto sociale in cui le famiglie sono immerse.