Bambini tra i 5 e i 17 anni costretti ad attività lavorative in luoghi malsani e sottoposti a dure fatiche. I dati forniti dalle organizzazioni internazionali parlano in modo chiaro di un fenomeno molto preoccupante. Sono 152 milioni i minori, ai quali è impedito frequentare scuole, attività sportive e di svago, perché impiegati, spesso contro la loro volontà, in attività lavorative. Il fenomeno colpisce soprattutto il continente africano, che raccoglie la metà dei lavoratori in età minorile. A questa realtà presta la massima attenzione il periodico dei missionari comboniani, “Nigrizia”, soprattutto in questo anno che l’Onu ha dedicato all’eliminazione del lavoro minorile. Secondo il direttore, padre Filippo Ivardi, la situazione non può essere sottovalutata e deve interrogarci sempre di più. Inoltre la pandemia non ha limitato il lavoro minorile, anzi lo ha acuito con eccessi sempre più evidenti.
In diverse realtà africane, sottolinea ancora padre Ivardi, i bambini sono costretti non solo a lavorare, ma ad imbracciare le armi e ad essere utilizzati nei conflitti: dalla Libia, al Congo e attualmente nella regione dell’Etiopia settentrionale del Tigray, dove è in corso un sanguinoso conflitto. I minori che hanno vissuto l’esperienza traumatica della guerra vanno incontro, nel caso in cui vengano recuperati, ad un difficile percorso per tornare alla normalità.
da Vatican News