Vespasiano ai privati, Sipario Rosso: se ne può discutere, ma occorre tutelare i gruppi reatini “doc”

Il Gruppo Teatrale Sipario Rosso dice la sua su una vicenda che sta scaldando in questi giorni la politica e la cittadinanza: la questione della concessione a privati del Teatro Flavio Vespasiano.

«È importante – spiegano dal gruppo teatrale – che ciascuno faccia la propria parte, seguendo così lo spirito di questa iniziativa che sembra tutta volta ad un miglioramento della proposta culturale con la consapevolezza che “l’industria culturale” potrebbe essere l’ultima spiaggia sulla quale poggiare il futuro anche economico della Città. Se la linea generale della Compagnia non è propensa alle privatizzazioni, non possiamo non notare come in questa specifica situazione, la completa mancanza di fondi e la conseguente impossibilità di programmare spettacoli e manifestazioni di ampio respiro, portino ad una scelta quasi obbligata».

«Tuttavia – aggiungono da Sipario Rosso – non possiamo trascurare un aspetto assai importante, ovvero quello della collocazione delle compagnie locali all’interno di questa nuova gestione del Teatro, collocazione che in questi anni è stata molto più che una semplice presenza artistica, ma una vera e propria risorsa per la collettività; crediamo sia opportuno tutelare i gruppi reatini con il riconoscimento di un autentico marchio “doc” che possa salvaguardare non solo la loro presenza all’interno del contenitore Flavio, ma anche una adeguata calendarizzazione dei loro spettacoli. Siamo infatti convinti che chiunque sarà il concessionario privato, non avrà difficoltà a raggiungere obiettivi anche numerici che ovviamente dovrà porsi, lasciando spazio nel cartellone ad un numero minimo di giorni nel fine settimana a disposizione delle compagnie reatine, che avranno così la possibilità di continuare la loro attività in piena armonia e spirito di collaborazione con il nuovo gestore».

Secondo Sipario Rosso il marchio “doc” è indispensabile «soprattutto per sfatare il mito che a Rieti ci sia una sovrabbondanza di gruppi locali, c’è chi ne indica addirittura oltre dieci: la realtà ci dice invece che le compagnie reatine operanti siano sette (di cui una, “Rieti Teatro” va in scena ad anni alterni) e hanno impegnato il Teatro Comunale in quest’ultima stagione 2015/2016 per soli 18 giorni su 365. La presenza di gruppi “extra”, ovvero quelli provenienti da altri comuni della Provincia, non può essere sommata a quella dei gruppi reatini, il concetto di “area vasta” non si può applicare alla storia del vernacolo reatino, non reggerebbe né in termini di proposta culturale e di tradizione né in termini di biglietti venduti. Siamo convinti che nessuno vorrà rinunciare, come nel nostro caso, ad oltre 2500 reatini presenti in sala».

«Un plauso – prosegue la compagnia teatrale – va alla metodologia partecipata con la quale si sta giungendo a questa nuova fase, dagli stati generali della cultura all’incontro di ieri con le compagnie locali, il Sindaco Simone Petrangeli e l’assessore Massimi, hanno dimostrato sensibilità ed attenzione a questi temi, spezzando la cattiva abitudine di scelte verticistiche che solo danni hanno prodotto. In questa strada si inserisce Sipario Rosso, che con un’ opportuna scelta, darà il proprio contributo, anche e soprattutto in termini materiali, sia all’Amministrazione Comunale che a chi sarà deputato alla nuova gestione, certi che il principio della collaborazione e della fattiva presenza come rappresentanza della storia vernacolare che noi rappresentiamo in seno a qualsivoglia organo, sarà per tutti irrinunciabile».

«Questa nuova fase di vita per il Teatro Flavio Vespasiano – concludono da Sipario Rosso – dovrà essere anche un momento di meritocrazia che sappiamo essere uno dei valori fondamentali per questa Amministrazione, essere riconosciuti come “doc” servirà a scrivere insieme una bella pagina di storia locale, che senza timori deve essere aperta la nuovo. Nel formulare i migliori auguri alla Città, che è pregna di amore per il Teatro e al Sindaco che dovrà dare la massima spinta al miglioramento della proposta culturale, ci auguriamo che il nostro contributo sia ritenuto non solo utile ma anche costruttivo. Questo è il nostro spirito».