Usa«Trump progetta anche il muro dei dazi»

Trump prepara i dazi su prodotti, anche italiani. Aumenti del 100% per 90 prodotti Ue tra cui la Vespa e l’acqua San Pellegrino. Il cardinale Turkson: speriamo ripensi tante scelte

(da Avvenire) Gli Stati Uniti si stanno preparando a una guerra commerciale transatlantica. La retorica del presidente Donald Trump contro la Cina – considerata dal presidente americano non un’economia di mercato – è nota, ma la posizione della Casa Bianca che pone «l’America per prima» andrebbe ora anche contro l’Unione Europea.

In base a indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, infatti, l’amministrazione repubblicana intenderebbe mostrare i muscoli introducendo tariffe d’importazione esorbitanti quale misura punitiva nei confronti dei Paesi europei. L’approccio duro al commercio, con dazi fino al 100% su almeno 90 prodotti simbolo dell’eccellenza Ue – dall’acqua minerale Perrier (Nestlè) e San Pellegrino, alle Vespa della Piaggio, dalle moto Husqvarna e Ktm al formaggio Roquefort – farebbe raddoppiare i prezzi delle merci in questione per i consumatori americani e ridurrebbe di conseguenza il volume delle importazioni. Sarebbe una ritorsione per un contenzioso che risale al 1998.

L’allora scelta protezionista dell’Europa contro l’importazione dagli Stati Uniti di carne bovina – legata ai timori per i trattamenti ormonali utilizzati dai produttori americani – aveva spinto Washington a colpire i prodotti europei con alte tariffe, tra l’altro sancite dalla Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio. Un accordo raggiunto nel 2009 aveva poi appacificato le parti, eliminando i dazi punitivi e permettendo l’importazione in Europa di carne da bovini non trattati con antibiotici. Ulteriori richieste da parte Usa di un’adeguata apertura del mercato al manzo americano sarebbero state prese in considerazione dalla Commissione Ue nell’ambito dell’accordo commerciale Ttip. Ora però che il «Transatlantic trade and investment partnership» è arenato, il settore Usa della carne bovina – che conta un’esportazione annua del valore di sei miliardi di dollari e conseguenti 50mila posti di lavoro – sta facendo nuova pressione sulla Casa Bianca perchè intervenga.

Come ha commentato il Wall Street Journal, «il caso della carne fornirà un’indicazione su quanto l’amminstrazione intenda essere aggressiva con i partner commerciali». Già l’attesa revisione dello “stato” di economia di mercato della Cina da parte degli Stati Uniti nell’ambito della Wto – che secondo l’Organizzazione mondiale del commercio sarebbe dovuto entrare in atto a fine 2016 – cercherà di mantenere Pechino in posizione di svantaggio nei contenziosi di scambio così da assoggettare i suoi prodotti a continui dazi. E la misura approvata dal Congresso Usa nel 2015, che facilita l’imposizione di tariffe punitive, apre la strada alla ritorsione verso l’Unione europea.

Mentre la bozza preparata dalla Casa Bianca per la revisione dell’accordo di libero scambio Nafta, tra Stati Uniti, Canada e Messico, punta proprio a riportare in uso i dazi nel caso le importazioni «causassero una seria minaccia» alle industrie nazionali. La prevista nuova posizione di Washington nel campo commerciale sta, giustamente, innescando un’acceso dibattito sull’ideologia protezionistica e sui rischi che essa rappresenta per il commercio globale.

Le decisioni del presidente Trump «preoccupano» pure il Vaticano, ma fortunatamente afferma il cardinale Peter Turkson, responsabile del dicastero per lo Sviluppo umano integrale a margine di un convegno sulla “Populorum progressio «anche negli Stati Uniti ci sono voci di dissenso, voci contrarie, in disaccordo esplicito contro le posizioni di Trump: il suo bando contro le immigrazioni è stato bloccato da un avvocato delle Hawaii».

«È un segno – ha aggiunto – che ci può essere un’altra voce e si spera che tramite i mezzi politici mano a mano Trump stesso cominci a ripensare alcune sue decisioni». «Contiamo anche sull’azione di lobby della Chiesa Usa». Il cardinale ha detto che la Chiesa ha molta «speranza che le cose cambieranno. La prima indicazione è che diversi membri dell’episcopato americano si sono già espressi sugli argomenti e hanno preso posizioni diverse da quelle del presidente». Dal lato pratico, però, le preoccupazioni potrebbero essere limitate dal fatto che la Wto autorizza gli Usa a imporre tariffe punitive solo su importazioni per un valore di circa 100 milioni di dollari.

Loretta Bricchi Lee