Una vita da supermarket

Le liberalizzazioni nel commercio producono servizi alla clientela, ma aprono anche la strada all’erosione delle forme della comunità. E pure invadendo il tessuto della vita quotidiana, non sempre raggiungono gli obiettivi economici.

A volte l’argomento si usa come battuta da bar, ma il fenomeno esiste e va guardato con attenzione: la distribuzione alimentare a Rieti conta 23 supermercati, uno ogni 2.200 abitanti circa, forse troppi rispetto alla popolazione. Vuol dire che nella nostra piccola città la concorrenza rischia di essere più dura e spietata, e giocata non solo sulle offerte a ribasso, ma anche sul prolungamento delle aperture, finendo con l’erodere le vite di chi lavora nel settore.

Una situazione tutt’altro che felice secondo Roberto Fallerini, che proprio di un punto vendita è titolare e con il quale abbiamo provato ad analizzare la situazione: «Proprio pochi giorni fa – ci dice – leggevo un articolo sul Corsera. Si parlava della liberalizzazione degli orari degli esercizi lamentando il rischio di qualche passo indietro su questo fronte. La voglia di regole in questo settore sarebbe “un’ idea antiquata sia del commercio sia del rapporto tra consumatore e offerta”. E allora ho pensato che forse sarebbe il caso di mettersi d’accordo su cosa sia “moderno” e desiderabile, perché in Germania o in Gran Bretagna, che certamente sono Paesi evoluti e moderni come la nostra Italia, i negozi chiudono tutti i giorni la sera alle 18/19, aprono la mattina attorno alle 9 e la domenica sono chiusi».

Va detto che la liberalizzazione degli orari in Italia non è avvenuta senza resistenze…

Sì, ma la discussione è stata giocata sul piano ideologico, accusando chi è contrario di essere una “retroguardia passatista”. Ma qual è realmente l’opinione degli operatori a riguardo? Come la pensano i commercianti e i loro collaboratori? E i clienti? Siamo certi che queste persone danno torto ha chi vorrebbe la chiusura degli esercizi commerciali la domenica? Io parlo con tante persone e le risposte non sono scontate.

Ma non sono trasformazioni che seguono l’evoluzione degli stili di vita?

A me pare che seguendo queste idee, negli ultimi anni abbiamo fatto dei terribili passi indietro. Si sono stabilite le condizioni per costringere chi lavora in questo settore quasi in “schiavitù”. Anche sopportando orari impossibili i conti che non quadrano mai. È sempre più difficile onorare gli impegni con il personale perché i contratti appartengono ad un modello economico di almeno 30 anni fa. Ed alla fine si lavora 12/14 ore al giorno ed anche la domenica per pagare soprattutto tributi e imposte. Ci si sente come stritolati dalle contraddizioni di un sistema assurdo che pretende ed impone pesi pensati per le spalle della grande distribuzione, fuori misura per le piccole e medie imprese. Se questa è modernità, allora noi non siamo, non vogliamo e non possiamo essere moderni.

Si creano problemi anche nella dimensione familiare?

È inevitabile. Finiamo con il mancare di rispetto alla nostra famiglia, ai nostri bambini, ed a noi stessi se durante la settimana siamo 12 o 14 ore al lavoro tentando di far tornare i conti. Ma come fare diversamente? I margini nelle attività autonome, oggi come oggi, sono talmente risibili da trasformare chi fa impresa nel nostro Paese in un trapezista, un funambolo senza alcuna rete di protezione.

Vuoi dire che stare aperti la domenica neppure conviene?

Lo dico conti alla mano. Alzare le serrande la domenica in una città di 40.000 abitanti insieme ad altri 23/24 supermercati non ha senso. È uno spreco di energia e di vita. Si muove il personale per incassare somme che riescono a malapena a coprire i costi fissi dell’azienda in quella giornata. È un gioco al massacro il cui unico motore è l’apertura dei concorrenti. Ma quanto ci costa e a cosa serve? Passino i nuovi stili di vita, ma non se producono posti di lavoro finti e mal pagati!

Come se ne può uscire?

Basterebbe poco. Un primo rimedio potrebbe essere imitare le farmacie, fare i turni domenicali. Ed in base al numero degli abitanti lasciare aperti a rotazione solo i supermercati necessari. Magari un minimo di regolamentazione non avrà il sapore della “modernità”, ma mi pare più importante non sprecare inutilmente energia e ampliare il tempo che è possibile dedicare a se stessi e alla propria famiglia.