Dialogo con Elisa Sartarelli: cronista del «Corriere di Rieti», ma anche autrice di romanzi e narrativa per bambini e traduttrice
Elisa Sartarelli è una giovane cronista del «Corriere di Rieti» che ha da poco pubblicato il romanzo La fine dell’estate (1992-2015). La sua creatività si esprime anche in altre forme, dalla narrativa per bambini alla traduzione. In più tiene un blog (www.elisasartarelli.it) ricco, tra le altre cose, di consigli letterari. In attesa di incontrarla il 14 febbraio al firma copie presso la Libreria Mondadori di via Piave, 18 di Roma, le abbiamo chiesto di parlarci delle sue passioni.
Iniziamo dal tuo ultimo libro, di cosa parla La fine dell’estate (1992-2015)?
È una sorta di diario in cui una donna racconta la sua recente vacanza a San Vito Lo Capo, in Sicilia. L’estate è ormai agli sgoccioli e lei comincia a ricordare il passato: una lontana estate del 1992 sul litorale romano. Si tratta di due punti di vista molto diversi: quello attuale e adulto, in contrapposizione ai ricordi e alle riflessioni di quando era una ragazzina. E il cambiamento tra quella sorta di “vita passata”, quando non c’era internet, non esistevano i social network e quasi nessuno aveva il cellulare (certamente non i ragazzi), e il momento attuale in cui tutti o quasi hanno uno smartphone.
Gli ultimi giorni d’agosto, soprattutto da bambini, sono una sorta di lungo sabato del villaggio. A inizio settembre dominano già “tristezza e noia”. Sei d’accordo ed è questa la fine dell’estate che racconti?
Sono d’accordo in parte. Gli ultimi giorni d’agosto sono un po’ gli ultimi giorni di libertà per chi va a scuola; settembre sembra già la campanella che suona e ricorda a tutti che l’inizio delle lezioni è imminente. Però non parlerei di “tristezza e noia”. Secondo me, è un doversi rimettere in riga, rinunciare alla libertà di avere tutti i giorni liberi e senza pensieri, ricominciare con il solito tran tran; d’altro canto, tornare a scuola significa rivedere gli amici e riprendere in mano la propria vita con quello che è il lavoro di ogni ragazzo: lo studio. La fine dell’estate che racconto nel libro è quella di una donna adulta al rientro da una vacanza e quella di una ragazzina di undici anni che torna a casa dal mare. La maggior parte del libro racconta di quest’ultima, che assiste alla storia d’amore tra due adolescenti della comitiva che frequenta. Sembravano molto innamorati, ma la fine dell’estate porta anche la fine del loro amore estivo.
Hai collaborato come revisore di stile a due testi sulla vita di papa Francesco, qual è il Bergoglio che esce da queste biografie?
In realtà il testo è soltanto uno ma rieditato. Ho collaborato come revisore di stile alla stesura del libro Quel Bergoglio, questo Francesco – La biografia in cui parla in prima persona il Papa gesuita, versione italiana della biografia di papa Francesco dal titolo Aquel Francisco scritta dai giornalisti argentini Javier Cámara e Sebastián Pfaffen e arricchita da ricordi e commenti rilasciati dallo stesso Papa Francesco. L’edizione italiana è stata curata da don Luis Escalante, argentino e parroco di Fara in Sabina, e tradotta in Italiano da Antonio De Luca. Poi il libro ha visto una nuova edizione con un altro titolo: Gli anni oscuri di Bergoglio – Una storia sorprendente . Grazie a questa biografia si scoprono molti aneddoti sulla vita di papa Francesco e si vede come, in ogni momento della sua vita, abbia sempre cercato di aiutare chi aveva intorno.
Tra le molte cose di cui ti occupi ci sono Le Quadrobambole, ne possiamo vedere alcune sul tuo blog “Il mondo di Elisa”, ce le presenti?
Le Quadrobambole sono dei disegni che facevo da bambina, alle scuole elementari, sul quaderno di matematica; poi staccavo i fogli disegnati e il quaderno diventava sempre più sottile… così la maestra si arrabbiava. Qualche anno fa ho ricominciato a disegnarle e a scoprire il loro mondo e le loro storie. Le trovate anche su Facebook nella pagina e nel gruppo “Le Quadrobambole”. Spero a breve (siamo un po’ in ritardo) uscirà una raccolta di filastrocche e disegni da colorare con EdiGiò.
Nella tua esperienza di cronista per «Il Corriere di Rieti» la letteratura è una valvola di sfogo o una fonte di ispirazione?
La letteratura è parte integrante della mia vita, come lo è il giornalismo. A volte devo dire che è una fonte di ispirazione per alcuni articoli: mi piace molto intervistare scrittori e traduttori.
Perché hai scelto di sdoppiare il libro fin dal titolo con questo lungo salto temporale?
I libri nascono da non so dove, in momenti inaspettati e senza un apparente perché. Quando ho cominciato a scrivere era davvero la fine di un’estate e mi sono lasciata prendere dalla fantasia, che mi ha portata nel presente e nel passato.