L’associazione, seppur fragile e numericamente limitata, costituisce oggi nelle parrocchie una presenza significativa e propositiva, e il suo valore in potenza sta nel suo progetto e nella sua forma associativa, che va oltre gli ambiti cittadini, con la forza del «tutto superiore alla parte»
È in corso di preparazione l’assemblea diocesana di Azione Cattolica, momento conclusivo del triennio associativo. Un percorso di rinnovo e rilancio condiviso, come sempre, anche dalle associazioni sorelle di tutta Italia. «Durante tutto l’anno, ma in tempi diversi – ci spiega la presidente, Silvia Di Donna – si rinnovano le responsabilità in tutti i livelli associativi. Si è cominciato dai consigli parrocchiali. Entro i primi di marzo hanno luogo le assemblee diocesane, che preludono a quella nazionale, dove andranno i nuovi delegati».
«Ma il punto decisivo – precisa Silvia – non è il rinnovo delle responsabilità, ma il pensare insieme il documento condiviso che fa da linea guida al prossimo triennio. Piste comuni a livello nazionale, ma che ogni associazione incarna nella propria realtà». E il ragionamento su questa prospettiva nella dimensione reatina ha occupato gran parte dell’ultimo anno: «Si è lavorato su questo documento già nei gruppi parrocchiali, nel cammino ordinario. La tappa conclusiva sarà proprio quella dell’assemblea diocesana, nella quale discuteremo le proposte».
Si avverte una tensione costante al rinnovamento…
È vero: il tentativo è quello di non continuare ad agire come si è sempre fatto, ma escogitando soluzioni nuove per tempi nuovi. Per questo, al di là della dimensione “burocratica” che vedrà votare gli aventi diritto, l’assemblea diocesana è aperta anche ai simpatizzanti e ai curiosi. In tanti seguono l’associazione, ma non sono tesserati. Speriamo di fare della giornata del 19 un momento di festa e condivisione con tutti. Non è solo una questione di stile: è anche necessario per Azione Cattolica sentire voci esterne, cogliere altre impressioni. L’ascolto è una necessità e l’apertura non è una novità in sé, ma quest’anno è inclusa originariamente nel percorso assembleare.
Si legge in questo una forte connotazione democratica…
Infatti l’idea di democrazia è uno dei cardini di Azione Cattolica. Anche se si svolge talvolta con fatica, perché comprende meccanismi che possono richiedere tempo. L’idea di fare le cose insieme è uno dei tratti distintivi dell’associazione. È il tentativo di attuare la sinodalità, che dovrebbe essere la normalità nelle comunità cristiane: si pensa e si lavora insieme. Crediamo che tutto questo muoversi e fare sia una sorta di palestra, perché abituare le persone a pensare insieme è faticoso, a volte complicato. Ma è anche vero che il tutto risulta superiore alla parte.
Qual è il bilancio del triennio trascorso?
È stato sicuramente un triennio molto particolare. L’ultimo anno specialmente è stato segnato da una serie di cambiamenti molto importanti. Basti pensare al cambiamento del vescovo. Ma ha coinvolto l’associazione anche la rotazione dei parroci, perché la sua vita è fatta anche di relazioni che hanno dovuto reinventarsi e ricominciare. Ci sono tante situazioni nuove da dover gestire. E poi c’è il terremoto, che ha rovesciato tutte le cose… abbiamo dovuto resettarci, fare i conti con una realtà completamente cambiata. Ma cerchiamo di vivere il tutto come un momento di grazia, seguendo il suggerimento del vescovo.
Quanto è radicata oggi Azione Cattolica nelle parrocchie?
L’associazione in generale è purtroppo presente quasi solo a livello cittadino. È un dato storico che vede solo a Casette una sezione “fuori città”. Su alcune parrocchie la nostra presenza è in crescita, ma bisogna tenere conto anche dell’andamento dei quartieri oltre che del discorso associativo. L’esempio può essere il quartiere in espansione di Campoloniano. Nel centro storico abbiamo fatto il primo esperimento di associazione zonale: di tre realtà parrocchiali ne abbiamo fatta sostanzialmente una. Dove le strutture sono abbondanti, ma non necessarie, è bene snellire. L’ultimo triennio ha visto anche questo percorso di razionalizzazione.
E il rapporto con i sacerdoti?
Proprio il giorno precedente all’assemblea del 19, abbiamo pensato di invitare tutti i parroci a un incontro. Avremo come ospite l’assistente nazionale dell’Acr, don Marco Ghiazza. Il punto è che molti sacerdoti non conoscono l’associazione, o pensano sia qualcosa di estraneo alla vita parrocchiale. In realtà la presenza in parrocchia è il cuore del percorso associativo. Ci rivolgeremo soprattutto ai più giovani, che non hanno una formazione al riguardo, e ai parroci stranieri, perché bisogna tener conto del fatto che il movimento di Azione Cattolica ha una sua specificità nazionale. Ci piacerebbe che fosse compreso sino in fondo che siamo laici impegnati che vogliono stare al fianco del proprio sacerdote.