Politica

Un impegno per il nuovo anno

Oltre i germi del cattivismo rilevati e denunciati dal Censis, il Presidente della Repubblica ha ricordato che “il nostro è un Paese ricco di solidarietà”. E nel suo invito a “non aver timore di manifestare buoni sentimenti che rendono migliore la nostra società”, l'Italia “che ricuce e che dà fiducia” può trovare un incoraggiamento a far sentire più forte la propria voce.

Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica ha avuto grandi ascolti in televisione e uno straordinario seguito sui social network. Un risultato che – anche tenuto conto del carattere tradizionale dell’appuntamento e del profilo sobrio e rigoroso di Sergio Mattarella – rappresenta di per sé un segnale confortante per l’anno appena iniziato. E dovrebbe indurre i politici italiani, spesso ossessionati dalle dinamiche del consenso internettiano, a non archiviarlo frettolosamente dopo i commenti di circostanza. Evidentemente, nonostante tutto, nel Paese sono vive un’attesa e un’attenzione per voci autorevoli, capaci di rappresentare un punto di coagulo al di là degli schieramenti e uno stimolo alla riflessione che vada oltre l’isteria della comunicazione a getto continuo.

Nelle parole del Capo dello Stato non sono mancati i riferimenti puntuali ai temi dell’attualità politica, dalle imposte sul volontariato e il no profit (“vanno evitate tasse sulla bontà”), alle forzature per l’approvazione della legge di bilancio e al rapporto con la Ue, tanto più in vista delle prossime consultazioni europee (“la campagna elettorale si svolga con serenità e sia occasione per un serio confronto sul futuro dell’Europa” che è la dimensione in cui anche l’Italia “ha scelto di investire e di giocare il proprio futuro”). Il presidente della Repubblica ha indicato altresì alcune questioni cruciali: “La mancanza di lavoro che si mantiene a livelli intollerabili.

L’alto debito pubblico che penalizza lo Stato e i cittadini e pone una pesante ipoteca sul futuro dei giovani. La capacità competitiva del nostro sistema produttivo che si è ridotta, pur con risultati significativi di imprese e si settori avanzati. Le carenze e il deterioramento di infrastrutture. Le ferite del nostro territorio”. Non ha eluso, anzi, ha affrontato di petto proprio nella prima parte del discorso, il tema più suscettibile di strumentalizzazioni ideologiche, quello della sicurezza, che “si realizza, con efficacia, preservando e garantendo i valori positivi della convivenza”. Con un augurio di buon anno “ai cinque milioni di immigrati che vivono, lavorano, vanno a scuola, praticano sport, nel nostro Paese” che è tutto un programma rispetto al tentativo, riapparso già in questi primi assaggi del 2019, di fare dei migranti il capro espiatorio delle paure collettive.

Ma i destinatari privilegiati del discorso del Capo dello Stato non sono stati i politici. Dal Quirinale, “casa di tutti gli italiani”, Mattarella si è rivolto in primo luogo all’insieme dei concittadini, dando voce a quell’esigenza “di sentirsi e di riconoscersi come una comunità di vita” che ha potuto anche personalmente cogliere nei tanti incontri dell’anno appena trascorso. Un desiderio di unità non irenico o totalitario, come in certo modo di concepire l’idea di popolo, ma che richiede di “essere consapevoli degli elementi che ci uniscono” e di “battersi, come è giusto, per le proprie idee”, rifiutando però “l’astio, l’insulto, l’intolleranza”.

Oltre i germi del cattivismo rilevati e denunciati dal Censis, il Presidente della Repubblica ha ricordato che “il nostro è un Paese ricco di solidarietà”. E nel suo invito a “non aver timore di manifestare buoni sentimenti che rendono migliore la nostra società”, l’Italia “che ricuce e che dà fiducia” può trovare un incoraggiamento a far sentire più forte la propria voce. Sarebbe un bell’impegno per il nuovo anno.