UE, lavoro e chance ai giovani

Leader di Austria, Irlanda e Cipro insistono su azioni comuni per la crescita.

Personalità politiche molto diverse fra loro, provenienti da Paesi lontani, eppure ugualmente orientate alla costruzione di una Europa unita, “sociale”, protesa a contrastare la crisi e a rispondere – pur senza sottovalutare difficoltà e divergenze interne – alle esigenze dei cittadini. La sessione plenaria del Parlamento Ue del 14-17 gennaio ha consentito di incontrare a Strasburgo tre leader di Stati membri che mostrano un “vocabolario europeo” comune.

Il cancelliere austriaco.

“Se rafforziamo l’Unione europea, rafforziamo i nostri Paesi”: Werner Faymann, cancelliere austriaco, ha riscosso ampio sostegno dagli eurodeputati. Il capo del governo di Vienna, socialdemocratico, si è presentato all’Assemblea ricordando che con oltre 20 milioni di disoccupati in Europa “sarebbe cinico dire che siamo fuori dalla crisi”. “In realtà abbiamo operato in questi anni a livello comunitario per predisporre risposte comuni alla crisi e chi aveva prefigurato la fine della moneta unica e dell’Unione si è sbagliato. Ma finché la crescita sarà modesta, finché non sapremo creare nuovi posti di lavoro, avremo un compito urgente da svolgere insieme”. Faymann ha affrontato un ventaglio piuttosto ampio di argomenti. “Non possiamo permettere che i nostri giovani – ha puntualizzato – perdano la fiducia nel futuro e anche per questo dobbiamo puntare alla coesione sociale, a costruire un’Europa sociale”. Il cancelliere ha osservato che “il prezzo della crisi lo hanno pagato non i veri responsabili”, gli speculatori della finanza, “ma la gente comune, le famiglie, i lavoratori, chi aveva bisogno di cure mediche”. Il politico austriaco ha quindi suggerito una serie di azioni per ristabilire la crescita e l’Europa “solidale”, fra cui “investimenti per infrastrutture”, una “politica energetica fondata sulle fonti rinnovabili”, la “formazione duale” per i giovani (istruzione teorica e pratica in azienda), sostegno alle imprese, innovazione per favorire la competitività.

Dall’Irlanda il “taoiseach”.

“Dobbiamo ancora lavorare insieme per ripristinare, rinnovare, rilanciare la nostra Unione”. Enda Kenny, premier irlandese, ha dal canto suo presentato all’Europarlamento il programma semestrale di presidenza del Consiglio dei ministri Ue che il suo Paese detiene in questa prima parte dell’anno. Ma Kenny ha citato anzitutto san Colombano e i monaci “partiti dalla nostra isola per portare il vangelo in Europa”. Quindi si è soffermato sul processo di integrazione e sul suo significato (pace, benessere, apertura al mondo), segnalando che l’Irlanda è entrata a far parte “della Comunità giusto 40 anni or sono. In questi decenni l’Europa è molto cambiata e anche l’Irlanda è cambiata, anche con l’aiuto dell’Ue”. Il premier (“taoiseach”, in gaelico, lingua madre irlandese), leader del partito Fine Gael, aderente al Partito popolare europeo, ha fatto professione di europeismo, ottenendo in vari passaggi del discorso un deciso sostegno dell’emiciclo. Ha ricordato i progressi economici e sociali e la modernizzazione resi possibili dai fondi comunitari investiti nell’isola verde, ed è quindi passato ai nodi attuali. “Abbiamo già detto che le nostre priorità saranno tre: stabilità, crescita e occupazione. Da questa situazione di crisi possiamo uscire, ma occorre muoversi in maniera unita e coerente, pensando anzitutto di rispondere alle necessità dei cittadini, che chiedono lavoro, reddito adeguato, sicurezza, un futuro per i giovani”. Fra gli impegni immediati della presidenza, Kenny ha indicato i negoziati sul Quadro finanziario pluriennale, il two-pack (sorveglianza di bilancio, governance), gli investimenti per la competitività e la crescita. L’Irlanda è stato il primo Paese, dall’inizio della crisi, ad essere sostenuto dall’intervento finanziario di Ue e Fondo monetario internazionale.

Il presidente di Cipro.

“Senza giustizia e coesione sociale l’Europa diventa un’organizzazione di Stati senza progetto”, che “si allontana dal disegno dei padri fondatori”. Demetris Christofias, presidente della repubblica di Cipro, è giunto a Strasburgo per tracciare un bilancio della presidenza semestrale del Consiglio Ue che ha guidato nella seconda metà del 2012. Christofias, aderente al Partito comunista, ha ricordato il “difficile momento” in cui Cipro è stato al vertice comunitario, parlando di “crisi economica tremenda, che ha gravato pesantemente sui cittadini e le imprese e ha frenato l’integrazione”. Ma il leader intravvede “una prossima uscita dalla crisi, mettendo al sicuro l’Eurozona”. “È ora doveroso concentrarsi su crescita e posti di lavoro. Servono – ha affermato – politiche coerenti per rafforzare la solidarietà e la coesione sociale e per rispondere ai bisogni dei cittadini”, “dando un lavoro ai giovani”. Ma il presidente di Cipro ha anche contestato “l’azione dei tecnocrati della troika che puntano solo a politiche di austerità” per tenere sotto controllo il debito di alcuni Stati, “soffocando l’economia, scoraggiando i cittadini e rendendo impresentabile la stessa Ue agli occhi dell’opinione pubblica”. “L’Unione – ha dichiarato – non deve dare l’impressione di essere solo dalla parte dei banchieri, perché così i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”.