The West and the rest

Il periodo storico che stiamo attraversando rispecchia perfettamente ciò che il premio Pulitzer Charles Krauthammer scrisse nel suo libro The Unipolar Moment datato 1991. Nella sua opera l’autore parla dell’unipolarimo come caratteristica del mondo post-Guerra Fredda segnato dall’ascesa degli Stati Uniti come unica potenza mondiale.

Krauthammer non si illude però che questo possa durare per sempre: la multipolarità prima o poi tornerà, spinta da contraccolpi sistemici, e così il mondo ripiomberà in una situazione di equilibrio simile a quella del 18º secolo. Il sistema multipolare è strutturalmente instabile e destinato ad essere dominato dal conflitto sia esso di faglia o egemonico, il più temuto e distruttivo.

Nel 1993 Christopher Layne sostenne che l’intervallo geopolitico unipolare avrebbe lasciato il posto al multipolarismo entro il 2000 ed il 2010 a causa della nascita di uno o più sfidanti dell’egemone o della condizione di imperial overstretch.

Oggi, che è il 2013, possiamo affermare che i tanto temuti sfidanti sono usciti allo scoperto: questi sono l’orso russo e il drago cinese. La nuova guerra fredda si è ufficialmente aperta con la rinuncia di Obama a presiedere il summit bilaterale con la Russia. Questo ha segnato la fine di un ciclo diplomatico durato 25 anni durante il quale la Russia sembrava aver rinunciato definitivamente al suo ruolo di potenza globale. Ma il tempo passa e le tensioni si ripresentano (paesi ex-Urss passati alla Nato, intervento in Libia, caso Snowden).

Ora il campo dove l’Occidente ed il resto si contendono il potere globale è la Siria. Prendendo per scontato che il tema delle armi chimiche è stato fabbricato dalla diplomazia per essere consumato dall’opinione pubblica mondiale, procediamo ad analizzare cosa è veramente in gioco nel Medio Oriente: la supremazia politico-culturale e quella energetica.

Riguardo alla prima è chiaro a tutti che la squadra Iran, Siria, Russia, Cina stanno testando la capacità statunitense di imporre la propria volontà. Il mondo sta osservando attentamente ed attende la reazione di Mr. Obama. Quest’ultimo cosciente del fatto che il nuovo ordine mondiale è stato plasmato secondo i gusti e gli interessi occidentali.

Agire vorrebbe dire riaffermare i valori occidentali; al contrario la rinuncia del world’s policeman comporterebbe la perdita del posto che l’Occidente occupa da secoli. Riguardo lo scacchiere energetico è chiaro a tutti che oggigiorno chi possiede l’energia tiene in mano intere nazioni.

Il Medio Oriente è da tempo terreno di scontro tra gli interessi russi ed occidentali. I primi inondano l’Europa di gas dal Nord con il gasdotto North Stream e vorrebbero che ciò avvenisse anche dal sud mediante la costruzione di un nuovo gasdotto il South Strema (progetto Eni-Gazprom) la cui costruzione è prevista per il secondo trimestre 2014.

Questi benedicono anche il MoU (memorandum of understanding) del 2011 tra Iraq e Iran e Siria che prevede la costruzione di nuovo gasdotto che partendo dal giacimento South Paris nel Golfo Persico dovrebbe trasportare il gas fino al Libano ed in futuro persino in Europa.

Perdere la supremazia di rifornimento energetico sul vecchio continente significa anche perdere influenza politica su di esso, cosa che gli Stati Uniti non sono minimamente intenzionati a fare. Per questo il gasdotto Nabucco è diventata la prima arma per contrastare l’ombra di Mosca sull’Europa.

Il Nabucco fa parte dei progetti strutturali, in campo energetico, ritenuti prioritari dall’UE. Ma il progetto partito nel 2002 non è ancora cominciato, anche perché bisogna di un completo controllo sul Golfo Persico. In un mondo che si riscopre strutturalmente multipolare-centrifugo controllare le risorse energetiche (e quindi l’economia) è la chiave per assestarsi in cima alla futura piramide geopolitica, calcolando anche l’enorme sete energetica dei Paesi in via di sviluppo.

Dietro le condanne al regime di Assad ed alle armi chimiche, si nascondono interessi politico-economici che non possono essere trascurati. Che si combatta o no una nuova guerra è in corso una sfida egemonica tra l’Occidente ed il resto del mondo. Chi ne uscirà vincitore, molto probabilmente, conquisterà l’egemonia globale.