Teologia “al femminile” e Concilio

Oggi, mercoledì 29 febbraio, alle 16.30 in cattedrale, la teologa Marinella Perroni, classe 1947, invitata dalla Consulta delle Aggregazioni laicali, terrà una conferenza a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II, “Una pagina inedita sul ruolo delle donne”.

Laureata in filosofia alla Sapienza di Roma e dottore in teologia al sant’Anselmo, dove è professore di Nuovo Testamento, la professoressa Perroni dal 1975 al 2004 ha insegnato storia, filosofia e religione al Liceo “Massimo” di Roma. Dal 2004 è presidente del Coordinamento Teologhe Italiane.

Biblista aperta ad una lettura “femminista” della Bibbia, si è dedicata a pubblicazioni in ambito scientifico e divulgativo e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.

Consapevole delle posizioni “tradizionali” anche dell’attuale Pontefice riguardo alla concessione dei ministeri liturgici alle donne, riconosce a Ratzinger aperture significative circa il ruolo della donna nella Chiesa e la sua collaborazione con il potere.

Come biblista ha approfondito aspetti relativi ad una lettura “femminista” dell’antico e del nuovo testamento: «solo occasionalmente la maturazione di decisivi processi storici coincide con la loro visibilità e che la mutazione antropologico-sociale avviata dal femminismo impone lunghissimi tempi di gestazione, di fronte ai quali i cento anni di ricerca biblica delle donne e sulle donne rappresentano solo la fiammata iniziale. Ma è anche vero che, proprio guardando a questo secolo di letture femministe delle Scritture ebraico-cristiane e considerando soprattutto la ricaduta dei loro risultati sulla cultura teologica italiana, ma non solo, è difficile allontanare da sé la percezione che sono stati e restano “cent’anni di solitudine”. È la sorte, in fondo, di tutte le grandi epopee: il passaggio dal vissuto al raccontato impone tempi lunghi di sedimentazione. Per noi, oggi, questa fase si chiama “post-moderno”, un clima di pensiero e di sentimenti in cui tutto è uguale a tutto perché l’ordine di scuderia per la sopravvivenza è che tutte le vacche sono grigie, e solo pochi ostinati continuano a lanciare l’allarme che alcune vacche, invece, sono più grigie di altre».

Certamente il Vaticano II ha segnato uno storico punto di svolta circa le funzioni e il ruolo dei laici in genere nella Chiesa e dunque delle donne: «Quando ero bambina mi è stato accuratamente spiegato che non potevo avvicinarmi all’altare né, tanto meno, prendere in mano i vasi sacri. Oggi diverse donne, soprattutto nelle chiese latinoamericane o africane, ma silenziosamente anche in Italia, sono ‘parroche’, svolgono cioè quasi interamente il servizio pastorale in vista dell’edificazione della comunità parrocchiale alla quale il vescovo le ha destinate. Da questo punto di vista, la distanza con le chiese riformate sembra ridursi: le parroche fanno ormai quasi tutto. Su quel quasi, che investe essenzialmente i ministeri liturgici, si gioca però un intero impianto ecclesiologico, dato che la liturgia è certamente il luogo privilegiato in cui la Chiesa rivela appieno se stessa, afferma e conferma la sua consapevolezza identitaria, veicola modelli di organizzazione comunitaria più eloquenti di interi trattati teologici», così la teologa.

L’incontro in cattedrale sarà certamente occasione per sbirciare dietro le quinte di un Concilio che è ancora tutto da scoprire.