Suora-mamma di Rieti, riflettori (si spera) spenti

Boom mediatico internazionale in città per la religiosa che ha dato alla luce un bimbo. Le parole del vescovo Lucarelli.

Trascorsa una settimana dallo scoppio del caso della suora che all’ospedale S. Camillo de’ Lellis partorisce un neonato, il battage mediatico del «minuto per minuto» giunge all’ultimo aggiornamento, tra mercoledì e giovedì, quando si informa l’intera opinione pubblica sulle dimissioni dal nosocomio della trentaduenne salvadoregna la cui vicenda ha attirato sulla piccola Rieti i riflettori della stampa internazionale.

Destinazione probabile di mamma e neonato: una casa-famiglia fuori zona. Rigorosamente segreta, almeno al momento, visto che in questa storia, in quanto a violazione di ogni privacy, i cronisti d’assalto non si sono fatti mancare nulla.

Ebbene sì: ci voleva il clamoroso caso della giovane religiosa, di stanza a quello che i reatini chiamavano un tempo, ironia della sorte, il convento delle «malmaritate» (lì le suore chiamate dal venerabile Massimo Rinaldi a gestire la colonia agricola di Campomoro accoglievano anni addietro, insieme a orfanelle e vecchie sole, le ragazze madri) perché i media di ogni latitudine giungessero a interessarsi di una città nella quale emergenze e questioni su cui attirare i riflettori di certo non mancherebbero, ma che la maggior parte degli operatori della comunicazione non saprebbe forse nemmeno ritrovare con facilità sulla carta geografica.

E a più di qualcuno, sia pur senza dirlo troppo forte, la cosa ha pure un po’ fatto piacere: come dire, purché di noi si parli, tutta pubblicità guadagnata! Pubblicità inevitabile, quando intervengono le telecamere Rai, anche per gesti che andrebbero forse mantenuti riservati, come quelli di chi assume le vesti di benefattore promettendo un vitalizio al bambino. Il quale, del resto, porta il nome del Papa che tanto invita alla misericordia.

E già, perché pure questa non poteva mancare: metterci in mezzo il Pontefice che sta rendendo la Chiesa «aperta», nemmeno prima fosse un esercito di inflessibili Torquemada, e anzi sarebbe proprio grazie a lui, sentenzia baldanzoso il sedicente opinionista a «La vita in diretta», se questo caso viene trattato in modo così bello e fraterno da una comunità dimostratasi tanto comprensiva, cosa che, a suo dire, non sarebbe avvenuta solo alcuni mesi fa.

Fortunatamente, chi ha più saggezza la usa. E discerne. Come hanno fatto sacerdoti e rappresentanti della comunità cristiana locale, che nell’impossibilità di resistere all’assalto mediatico hanno almeno cercato, incalzati da tv e cronisti, di smorzare le derive scandalistiche e invitare a vedere il vero lato bello della faccenda che, non va dimenticato, è stato l’aprirsi serenamente a una vita nascente. Cosa che ha voluto evidenziare anche il vescovo nel rinnovare alla suora «la propria vicinanza umana e spirituale» esprimendo apprezzamento «per la scelta di prendersi cura del neonato, pur considerando la gravità della circostanza» e invitando «a cogliere l’aspetto positivo ed edificante della vicenda che ha a che fare con l’accoglienza di una nuova vita».

E ora che i riflettori si stanno finalmente spegnendo, ciò che resta valido è l’invito di monsignor Lucarelli a «pregare e a essere vicini alla suora con buoni sentimenti e senza pregiudizi e chiusure», con l’esortazione a ciascuno «a rendere sempre una testimonianza limpida e coerente del proprio stato di vita con il massimo impegno».

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