Perfettamente riuscito l’esperimento LISA Pathfinder, missione dell’agenzia spaziale europea (ESA) che mirava a dimostrare la fattibilità tecnologica della misurazione delle onde gravitazionali nello spazio. Dopo la conferma della loro esistenza possiamo dire che, con questo risultato, si apre l’astrofisica gravitazionale spaziale.
In un articolo di recente pubblicazione da parte dei responsabili della missione, tra cui Stefano Vitale e colleghi dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), è stato annunciato che non soltanto l’esperimento è riuscito ma addirittura ha superato le aspettative degli scienziati.
In sostanza è stato dimostrato che due masse, poste dentro un satellite, sono soggette soltanto a forze gravitazionali. Il risultato non è banale visto che sono molte le possibili influenza tra cui quelle termiche e gli urti col satellite stesso. Ma perché creare questa sofisticata “giostra” spaziale? L’obbiettivo della missione era stabilire la possibilità di far funzionare un enorme rivelatore di onde gravitazionali (l’Evolved Laser Interferometer Space Antenna, eLISA) il cui cuore tecnologico è formato proprio da queste masse in pura lega di oro e platino.
L’eLISA sarà formato da tre satelliti in orbita che formeranno un triangolo di 5 milioni di kilometri di lato. Dentro ciascun satellite due masse di questo tipo saranno collegate soltanto da un raggio laser come in una eterea giostra di sola luce. I “cavallini” verranno leggermente sbalzati (spostamenti di pochi nanometri) solamente dalle onde gravitazionali più potenti. Se infatti è vero che ogni fenomeno genera queste oscillazioni, solo eventi violenti come supernove e scontri astronomici possono essere rilevati.
Il risultato è così entusiasmante che l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) ha proposto a l’ESA di anticipare il lancio della missione eLISA, previsto per il 2034. Ciò è segno dell’importanza dell’astrofisica italiana nel panorama internazionale e del promettente periodo di ricerca astronomica e cosmologica che ci aspetta.