Stroncature: “Dove sei perduto amore”?

Viva impressione e perplessità ha suscitato in città l’uscita di “Dove sei perduto amore”, un malriuscito libretto firmato da Ajmone Filiberto Milli. Le stroncature non sono caritatevoli, si sa. Ma c’è un limite anche alle provocazioni! Altro che crisi, austerità, rigore: col denaro pubblico si stampano inutili brutture letterarie. L’infelice libello è sconclusionato, sconnesso, raffazzonato e delirante. Stampato in fretta e male. Febbricitante e paranoide. È pieno di refusi, anacoluti, errori grammaticali, logici e sintattici.

Di cosa tratta? Di tutto lo scibile umano, cioè di un bel niente. Cina, balletto, pittura reatina, teatro, archeologia e terrorismo, Cicolano, Cile, elezioni, duce e memorie, documenti sparsi, assessori, tramonti, vento e contadini: un polpettone nauseante!

Un flusso di parole alla rinfusa, senza il conforto di qualche titolo, capitolo, paragrafo. Senza l’ombra di un nesso sensato fra le continue divagazioni.

Una brillante vendita all’asta di aria fritta, che ormai non incanta più nessuno: il libretto è appunto rivolto a nessuno. Non serve a niente.

Il prestigiatore, l’azzeccagarbugli, vorrebbe ancora una volta insultarci e trattarci da ignorante plebe.

Questo “Catone” dei nostri tempi assomiglia molto al famoso animale da cortile della favola, che si lamentava perché tutto puzzava di escrementi.

Non parliamo poi della tecnica camaleontica della citazione: zuppa indigesta di documenti altrui, seguita da una vorticosa girandola di autori citati a vanvera! Pavese, Gozzano, Montale, Proust, Klimt, Pratolini, Orwell, Varrone, Aldo Moro, Pasolini, il Patriarca Alessio, eccetera eccetera eccetera.

A proposito della qualità di tali citazioni, basti un solo esempio: «un quasi ignorare dove la storia, come dice F. Hayek».

Quando ci libereremo di simili “intellettuali”? All’autore auguriamo di produrre altre cento di queste “opere”, ma alla città vada l’augurio di non pagarle più.