Spagna: “Lavoro ai giovani per dare una prospettiva al Paese”. L’analisi del vescovo di Barcellona

La disoccupazione giovanile – oltre il 40% – vista da mons. Juan José Omella i Omella, arcivescovo della città catalana, che presiede la Commissione per la pastorale sociale della Conferenza episcopale. “Dobbiamo dedicarci ai ragazzi e ai giovani, perché fra pochi anni saranno gli adulti della nostra società”. “Proteggere le persone più vulnerabili e le famiglie deve essere una priorità per tutti”.

Quali sono le conseguenze a lungo termine dell’esclusione delle giovani generazioni dal mercato del lavoro? Riconoscendo i problemi connessi con tale esclusione, la Chiesa deve lottare con speranza e generosità per aiutare i giovani disoccupati, afferma l’arcivescovo Juan José Omella i Omella, presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale della chiesa spagnola.

L’Unione europea ha annunciato che la situazione dei giovani disoccupati sta migliorando. Qual è la realtà in Spagna?
La recente crisi economica ha cancellato un gran numero di posti di lavoro in Spagna, in particolare quelli per i lavoratori più giovani. Attualmente, la disoccupazione complessiva è pari a poco meno del 20%, rispetto al 10% circa nel 2008. Quando i dati vengono analizzati più da vicino, si può verificare che i giovani sono stati colpiti più duramente: il tasso di disoccupazione giovanile è attualmente del 42% circa, mentre nel 2008 era in media del 21%.

Non vi è dubbio che a causa di questa situazione, molti giovani hanno visto i loro sogni e le ambizioni personali distrutti.

La mancanza di posti di lavoro stabili significa che non possono lasciare la casa dei genitori e quindi costruire una propria famiglia. Di conseguenza, vivono in una situazione di instabilità permanente che non fa bene a nessuno. Per questo motivo, nel corso dei prossimi anni, dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi per aiutarli e sostenerli in modo che possano migliorare la loro situazione. Dobbiamo dedicarci ai nostri ragazzi e giovani, perché fra pochi anni saranno gli adulti della nostra società.

 Quali sono le conseguenze a lungo termine di questa esclusione della giovane generazione?
Di sicuro, la crisi economica si sta trasformando in una crisi di credibilità delle nostre istituzioni democratiche. Siamo testimoni di come la democrazia in tutto il mondo non è in uno stato di salute particolarmente buono, e vediamo quante persone stanno perdendo la fiducia nelle nostre istituzioni politiche.Dobbiamo creare istituzioni più flessibili che possano essere adattate alle esigenze attuali dei giovani, per evitare che prendano le distanze e perdano ogni interesse per la vita pubblica.Se non riusciamo a fare questo, sprofonderemo in una società ancora più individualista. Un’opinione diffusa tra molti giovani è: “se io non conto niente nella società, allora la società non può contare su di me”.

La Spagna ha appena eletto un nuovo governo: questo avrà qualche effetto sulla disoccupazione giovanile?
Le maggiori difficoltà in cui versa la Spagna sono essenzialmente strutturali, e rivelano la debolezza intrinseca di un modello che si basa su opportunità di lavoro poco qualificate e sporadiche. Si tratta di un modello che non distribuisce adeguatamente la ricchezza, ed è carente di politiche in grado di proteggere la famiglia. Ecco perché un nuovo governo è un fattore significativo. Tuttavia,dobbiamo essere molto consapevoli che è necessaria una prospettiva a medio-lungo termine,un approccio che vada oltre la visione a breve termine fondata sul generare crescita e occupazione a tutti i costi. Proteggere le persone più vulnerabili e le famiglie deve essere una priorità per tutti. Non possiamo dimenticare che viviamo in una grande comunità e tutti dobbiamo aiutarci a vicenda per andare avanti.

A parte i giovani con il sussidio di disoccupazione, saranno molti i giovani spagnoli con posti di lavoro precari?
Alcuni lavori precari all’interno di un mercato del lavoro sviluppato potrebbero svolgere la funzione di un “trampolino di lancio” per alcuni gruppi di persone che hanno bisogno di costruire più competenze o più esperienza. Tuttavia, il problema si pone quando una quota così grande del mercato del lavoro è costituita da lavoro precario. Quando questo accade, diventa evidente che

il lavoro precario è una “trappola del lavoro”

dal momento che stringe in una morsa coloro che vi cadono. Diversi studi dimostrano che le persone che sono entrate nel mercato del lavoro precario in Spagna ci sono ancora dentro sette o otto anni più tardi. Questi alti livelli di lavoro precario significano che più del 14% dei lavoratori spagnoli vive al di sotto della soglia di povertà. Dietro questa cruda statistica troviamo molte persone che hanno bisogno di aiuto per poter avere una vita dignitosa. La situazione personale di ognuna di queste persone ha conseguenze dirette sulla società ed è per questo che dobbiamo trovare una soluzione, affinché questi lavoratori a basso reddito possano avere una vita migliore. Non possiamo lasciarli indietro.

Cosa sta facendo la Chiesa a livello locale per migliorare la situazione dei giovani?
La crisi economica ha reso i nostri giovani disorientati, diffidenti, e carenti di autostima e fiducia. Hanno poche speranze per il loro futuro. Attraverso la Caritas, vengono sviluppati programmi di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro che vanno oltre il semplice fatto di rendere più facile imparare un mestiere. Offrono una formazione integrale che affronta anche aspetti della realizzazione personale. L’obiettivo di questi programmi è di offrire un’alternativa ai soliti metodi standardizzati di formazione, insegnando ai partecipanti gli atteggiamenti sociali e psicologici necessari, così come le competenze professionali, al fine di migliorare l’occupabilità. Questi esempi dimostrano che la Chiesa è consapevole dei problemi che affliggono i giovani e si sforza con speranza e generosità di aiutarli a evitare le situazioni di disoccupazione. I giovani sono il futuro sia della nostra società che della Chiesa, quindi non si può semplicemente lasciarli in balia di se stessi.