Scrivo questi auguri pasquali di ritorno dalla celebrazione in Coena Domini nella Casa circondariale di Rieti. Sono uscito dalla celebrazione con un grande senso di gioia misto a inquietudine. Ho avvertito celebrando con i fratelli lì reclusi, con il cappellano don Paolo, con suor Gertrude, con l’animazione del coro diocesano, che quella cappella del carcere era in quel momento la Cattedrale della nostra Chiesa diocesana.
Incrociare gli sguardi “luccicanti” carichi di emozione di ciascun detenuto è stato un dono grande per me. Abbiamo celebrato lì il gesto estremo di Cristo – l’Eucaristia – che ogni Domenica si ri-presenta sui nostri altari, nelle nostre chiese, da quelle sparse nelle più piccole borgate sino alle più grandi in città. Lo stesso Mistero ci raggiunge e sopravanza ed è il racconto mai logorato di un Amore che non ci sta nella pelle pur di darsi a tutti. Mi ha riempito il cuore mentre lavavo i piedi ad alcuni fratelli lì ristretti pensare che la Pasqua inizia dai nostri piedi sporchi. In un mondo che brucia vorremmo un Dio che prendesse (gli altri…) dai capelli, che facesse in un batter d’occhio giustizia in questo mondo assurdo in cui violenza e guerra all’ingrosso e al dettaglio sono diventate parole e immagini normali e normalizzate anche da un mercato di armi che in maniera subdola detta le regole dei giochi che vengono pagate sempre dai più piccoli e dai più poveri. Ma ormai siamo diventati sordi anche alle lacrime dei bambini… Follia! Più folle di noi però è Dio che ricomincia dai nostri piedi sporchi…
E i piedi di tutti noi lo sono, non solo quelli dei detenuti, ma anche dei benpensanti ogni qualvolta abbiamo scelto il compromesso, le strade più facili, non certo quelle del bene, della vita e dalla solidarietà. Sì la Pasqua comincia dai nostri piedi sporchi e dalle nostre ribellioni a lasciarci lavare, ad assumere nuove destinazioni e nuove mete e nuove relazioni, magari per camminare insieme, magari
col passo più lento, fermandoci anche accanto a chi non ha più il coraggio di camminare. In questa corsa non vince chi arriva primo ma chi arriva insieme. Se non ti fermi non sei uomo né tanto meno un credente, un rinato dalla Pasqua di Gesù. Non a caso nella tradizione orientale il Risorto è contemplato mentre scende agli inferi per ri-prendere Adamo ed Eva e i vangeli del tempo pasquale lo mostrano Viandante a recuperare i senza-speranza (i due di Emmaus, la Maddalena, Tommaso, sino a noi…).
La Pasqua è la ragione della nostra Speranza. La Pasqua chiede di farci pellegrini di Speranza, come ci annuncia il prossimo Giubileo. Di questa speranza ne abbiamo tutti quanti bisogno purché ci ricordiamo di ripartire, come Dio, dai piedi sporchi, dai nostri e di quelli dei nostri fratelli e sorelle che incontriamo con cui desideriamo farci comuni viandanti perché il male, per quanto grande ci appaia, non avrà la meglio.
Auguri grandi a ciascuno!
Con affetto di fratello, pellegrino di Speranza
+ don Vito
Foto di Eddie Kopp su Unsplash