Scardinare la “religione” del mercato. Il vescovo: «Se l’economia non serve l’uomo, a che cosa serve?»

«Chi voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». Ha preso le mosse dalla Pericope dell’adultera il vescovo Domenico, per entrare nelle pieghe delle logiche economiche, durante il Giubileo con i Lavoratori celebrato nella tarda mattinata di domenica 13 marzo presso la basilica minore di Sant’Agostino.

La citazione è la famosa replica di Gesù agli scribi e ai farisei che provano a metterlo in difficoltà: «Lo sanno amico di pubblicani e di peccatori, pronto al perdono: perdonerà anche all’adultera, rifiutandosi di applicare la legge mosaica?»

Come noto, la scena si svolge all’interno del tempio di Gerusalemme: «Il particolare non è casuale perché indica che il luogo che legittima una scelta così disumana è quello religioso, proprio quello che Gesù intende scardinare». Ed infatti il Maestro ribalta l’impostazione della questione: «Il punto non è giudicare, condannare e criminalizzare la sciagurata di turno, ma interrogarsi sulla responsabilità di ciascuno».

Proprio quello che sembra oggi più necessario rispetto a ciò che si presenta quasi avvolto da un aura religiosa:

Se sostituiamo il tempio di Gerusalemme con l’altro tempio moderno che è il mercato, le cui leggi sembrano altrettanto rigide e intransigenti di quelle di Mosè, comprendiamo finalmente perché oggi si tenda a condannare non la crisi, bensì le sue vittime. Sarebbero le donne e gli uomini a non essere abbastanza flessibili, competitivi, veloci, aggiornati e perciò a rappresentare un ostacolo alla crescita e alla ripresa. Ma, in realtà, è l’economia che va messa in discussione e non chi ne riflette distorsioni e colpe. Basterà far riferimento ad alcuni indicatori: l’esposizione a cambiamenti più veloci della possibilità di elaborarli, la precarietà come clima permanente e l’aumento del livello di ansietà, la privatizzazione dei problemi sociali e la maggiore esposizione al fallimento individuale, l’isolamento crescente e il ripiegamento nel privato, il crollo della stima di sé e il senso di irrilevanza e di inutilità, l’incapacità di sperare e di vedere alternative, l’incapacità di garantire protezione e futuro ai propri cari, la rottura della relazione tra le generazioni, con sacrificio di tutte quelle non immediatamente funzionali. Niente di strano poi che… il mugnaio di Contigliano decida di farla finita.

Il ribaltamento auspicato da don Domenico, il “Chi senza peccato scagli la prima pietra” vuol dire «condannare non le vittime, ma la crisi. Se infatti l’economia non serve l’uomo a che cosa serve?»

Udite le parole di Gesù, gli scribi e i farisei «“se ne andarono uno per uno, cominciando dagli anziani fino agli ultimi”. Hanno compreso la lezione? Si sono persuasi che hanno tutti una parte di responsabilità, a cominciare dai più anziani, cioè quelli che hanno più esperienza?» Domande che ognuno dovrebbe rivolgere a se stesso: «Di sicuro per ripartire nel mondo del lavoro occorre l’impegno di ciascuno, dentro uno sguardo connettivo».

Scarica l’omelia: V domenica di quaresima (Giubileo dei lavoratori)

Foto di Massimo Renzi.

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