Sanità facilona e scambio di provette nel racconto di una cittadina

Nei giorni scorsi una nostra concittadina ci ha segnalato un ennesimo episodio di malasanità. Noi “Grilli Parlanti di Rieti” ci sentiamo in dovere di segnalare questo increscioso episodio (da noi preventivamente verificato) riportando la sua lettera, nella speranza che cose del genere possano non ripetersi più.

«Gentile Direttore Generale della ASL di Rieti, mi rivolgo a Lei con rancore per segnalare un episodio, alquanto increscioso, che mi ha vista protagonista. Nei giorni scorsi mi sono sottoposta a prelievo venoso, presso la Asl di Rieti, per degli accertamenti. Trascorsi i giorni necessari per il ritiro dell’esito via web, come da me richiesto, purtroppo constatavo di risultare positiva al test dell’epatite C, con un quantitativo di virus abbastanza importante.

Nei giorni successivi mi sono recata a visita presso l’ambulatorio di malattie infettive dove ho notato un certo stupore da parte del medico riguardo al mio stato, ma purtroppo all’evidenza dei fatti non gli restava che provvedere alla richiesta di un’esenzione del ticket per patologia, prescrivendomi ulteriori analisi più specifiche per quel tipo di virus e poter così stabilire una adeguata cura a base di interferone.

Potete immaginare le condizioni psicologiche mie e di mio marito nell’apprendere una notizia del genere, nel dover prendere coscienza di dover convivere con la spada di Damocle di una quasi certa cirrosi epatica che sarebbe potuta degenerare fino a divenire persino letale.

Al pensiero dei nostri due figli trascorrevo tutte le notti insonni, avevo paura di muovermi in casa temendo di contagiare gli altri, avevo difficoltà sul posto di lavoro, con le persone che incontravo, al pensiero che a breve avrei dovuto dar loro delle spiegazioni, ma la cosa più traumatica è stata quella di trovare le giuste parole per mettere al corrente della grave malattia mia madre, malata di cuore; insomma ho vissuto in uno stato ansioso tale da non riuscire a liberarmi un solo attimo la mente da quel chiodo fisso, da quel tarlo lancinante.

Dopo circa quindici giorni dalla terribile notizia ricevo però una telefonata del mio medico di famiglia, contattato dal laboratorio analisi dell’ospedale De Lellis, dal momento che alla registrazione della mia richiesta alla Asl era stato trascritto male il mio numero di telefono, il quale mi informa che lo stesso laboratorio analisi aveva sbagliato a darmi i referti.

In sintesi si era trattato di uno scambio di provette fra quelle contenenti il mio sangue e quelle contenenti il sangue di un altro paziente, precisandomi di essere negativa all’epatite C e di stare tranquilla; il pensiero mi è subito corso verso lo sventurato malato che per quindici giorni non ha seguito la cura adatta.

Dopo tutto lo stress accumulato per l’accaduto, è tuttora difficile per me non serbare ancora dei dubbi, nonostante le assicurazioni del medico del reparto di malattie infettive, ed è difficilissimo scrollarmi da dosso tutta quella tensione e tornare a condurre la regolare vita serena di prima come se niente fosse stato.

Venuta a conoscenza dell’avvenuto scambio, insieme a mio marito, mi sono recata di nuovo in ospedale per riconsegnare il tesserino dell’esenzione; mentre attendevo le risposte giuste dal laboratorio analisi, notavo un via vai di infermieri e ausiliari che appoggiavano sullo sportello svariate provette contenenti del sangue, allontanandosi subito dopo averle abbandonate, senza essersi prima accertati che fossero al sicuro, lasciandole incustodite alla mercè di un qualunque malintenzionato che avesse voluto prenderle.

A questo punto ci si chiede come possano succedere cose del genere, come non si rispettino quelle buone ed elementari regole di accuratezza necessarie soprattutto in un ambiente sanitario.

In seguito, è giusto precisarlo, ho ricevute le scuse di una Dottoressa del laboratorio analisi la quale, nel tentativo di minimizzare l’accaduto, ha scherzato facendo riferimento allo scambio avvenuto nel film “il 7 e l’8”. Sono cose che capitano, ma quando ti capitano personalmente è difficile non perdere la fiducia nel Sistema Sanitario.

La saluto con la speranza che si possa far qualcosa affinché non accadano più cose del genere».

Noi Grilli Parlanti di Rieti siamo vicini alla signora e alla sua famiglia, nonché all’altro paziente, anch’esso vittima dell’inverosimile scambio, è per questo che rivolgiamo appello al Direttore Generale della ASL, o a chi ne fa le veci, affinché ponga in essere le direttive adeguate per far si che tali episodi non si verifichino più, anche in considerazione del fatto che Rieti (come emerge dai dati raccolti nel report sulla “Qualità della vita 2013” del Sole24ore), allo stato attuale, fra le 107 province italiane, risulta essere alla 98esima posizione per l’incidenza di mobilità passiva; se ne deduce che, evidentemente, ci sarebbero varie cose da rivedere per fare in modo che i tanti reatini che vanno in altre città per farsi curare riacquistino fiducia nella locale struttura e possano così tornare a curarsi vicino casa.