Riforma dell’editoria: a breve la presentazione di un Disegno di Legge delega

Governo verso la Riforma dell’editoria: a breve la presentazione di un Disegno di Legge delega; confermato l’impegno per risorse 2014 almeno pari al 2013, ma mancano ancora le coperture formali.

Un incontro positivo, di confronto acceso e, in alcuni momenti, di tensione quello che si è svolto tra Alleanza Cooperative Italiane Comunicazione, File, Fisc, Anso, Uspi e Anes presso il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria.

Nell’incontro è stato illustrato l’iter che il Governo intende percorrere a partire dall’imminente presentazione, previa approvazione del Consiglio dei Ministri, di un Disegno di Legge Delega che dovrà costituire la cornice normativa entro la quale dovrebbe essere poi data delega dal Parlamento al Governo per la realizzazione dei decreti attuativi della Riforma. La legge delega dovrebbe intanto prevedere l’immediata costituzione del Fondo per il Pluralismo e la libertà dell’informazione con una durata di cinque anni, tale, cioè, da consentire una sperimentazione e programmazione importante ed una verifica, comunque, adeguata dopo questa fase della tenuta dei criteri adottati rispetto alle finalità dichiarate del Fondo di poter sostenere stabilmente i giornali cartacei e online di informazione locale e nazionale, sempre costituiti da cooperative di giornalisti o altre realtà assolutamente non profit, secondo modalità che riprendono quelle attualmente in vigore dopo la modifica legislativa del 2012.

Nel Fondo dovrebbero confluire le funzioni e le risorse, intanto, riferite sia al contributo diretto all’editoria, sia al Fondo straordinario per l’editoria con i relativi obbiettivi di sostegno alla riorganizzazione delle imprese editoriali, di contributo all’innovazione nel settore, di sostegno a nuove start up.

Dovrà essere prevista una sua forte integrazione connessa all’intenzione del Governo di portare a due anni il tempo necessario per le start up per accedere ai contributi, per il ruolo verso sia giornali cartacei, sia per teste online, per il ruolo verso il sostegno a nuove realtà innovative che nascano nel settore. Anche se vi sarà tempo per confrontarsi sui criteri che si intenderebbe adottare le intenzioni dichiarate dal Governo sono quelle di prevedere, per quanto concerne le modalità di contribuzione, di sostenere in via prioritaria le testate in relazione alle copie vendute, secondo una suddivisione di scaglioni che siano in grado di favorire comunque una particolare diversa attenzione alle realtà locali che operano in bacini di popolazione più contenuti.

Una precondizione dell’intervento sarebbe la verifica di un percorso innovativo della cooperativa o di altra realtà non profit verso l’edizione digitale del giornale o verso il suo potenziamento. Anche le modalità ed i tempi di erogazione del contributo verrebbero definite in due tranche…la prima a maggio e la seconda a consuntivo.

Fuori dalla legge delega sarebbero poi previsti ed indicati una serie di interventi coerenti nel sostegno al processo di riforma e alla tutela del pluralismo: in particolare la previsione dell’iva al 4% per i giornali online; un nuovo sistema di incentivi tesi a favorire gli investimenti pubblicitari verso le piccole testate locali; l’intervento verso le Poste per garantire per tutti i comuni la universalità del servizio di recapito postale giornaliero; nuove opportunità per le edicole, anche in relazione al vincolo per la distribuzione dei quotidiani locali in ogni parte del Paese.

La previsione del Governo è di poter avviare e concludere la discussione parlamentare sul disegno di legge delega entro ottobre per poter poi predisporre e discutere entro fine anno i decreti attuativi e vedere l‘approvazione della riforma entro fine anno.

Dal primo gennaio 2016 dovrebbe essere già in vigore la nuova norma, anche se, per quanto concerne gli ex contributi diretti per l’editoria per il 2015 si seguiranno gli stessi criteri del 2014 e si possono quindi prevedere risorse adeguate e comunque certamente non inferiori a quelle del 2014.

Il Fondo per il pluralismo si prevede come uno strumento in grado da un lato di offrire certezza di risorse, ma, dall’altro aperto e flessibile, da gestire da parte del Dipartimento nel confronto con il Parlamento e le parti datoriali e sociali, rispetto alle evoluzioni dei fabbisogni che si andranno manifestando nei prossimi anni nelle varie aree di intervento del Fondo. Restano fuori, ad oggi, aree importanti come quelle riferite all’informazione radio e tv, per la quale si è auspicato da parte nostra, un diverso coordinamento o aggregazione di compiti e risorse oggi distribuiti nelle competenze di più ministeri verso un unico riferimento del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria. Così come fuori da questa parte della Riforma sono la riforma Rai, del canone e del contratto di servizio pubblico o la necessaria nuova regolamentazione del rapporto fiscale con gli over the top. Fattori di non poco conto nella valutazione complessiva dell’idea di Riforma sulla quale si sta lavorando.

Ci sarà modo, si è detto, di approfondire il giudizio sulla strumentazione finale che il disegno di legge delega del Governo per la Riforma dell’editoria potrà produrre in termini di coerenza, certezze di regole, chiarezza delle dinamiche contributive sia per la carta stampata e per i giornali online, sia per le radio e le tv locali, sia per i soggetti della distribuzione editoriale, sia per i processi di riorganizzazione aziendale nelle realtà editoriali, sia per il sostegno a processi di innovazione e alle start up nel settore. Nell’ipotesi fin qui descritta e prospettata nell’incontro si chiede al Parlamento di affidare al Governo la delega ad esercitare queste scelte di priorità o di diverse attribuzioni alle varie necessità confluite nel Fondo per il Pluralismo, ma una volta che siano definite adeguatamente le risorse di cui esso potrà disporre.

Si tratta di una scelta complessa, rispetto a componenti e realtà dell’informazione molto diverse tra loro, con problematiche ed urgenze differenti.

Ma, oltre all’indispensabile forte confronto e coinvolgimento delle forze politiche e del Parlamento nella condivisione di un progetto di Riforma indispensabile il fatto importante è che la legge di stabilità 2016 possa essere già in grado di recepire con forza ed unità l’importanza di questo Fondo e dei suoi compiti. Per una riforma che mette in moto sinergie, razionalizzazioni, maggiore trasparenza e responsabilità delle imprese ed una più forte richiesta di investire verso il cambiamento e l’innovazione digitale serviranno più risorse! Non saranno certamente sufficienti quelle attuali e per questo è fondamentale affrontare il tema fin dalla legge di stabilità 2016, affinché la Riforma possa partire con le risorse adeguate a dare orizzonti certi, sui quali ricostruire una nuova fase di riorganizzazione, tenuta e sviluppo del pluralismo dell’informazione nel Paese.

Intanto, le piccole imprese cooperative e non profit, alle prese con i drammatici colpi inferti dalle scelte dei tagli ex post ai contributi avvenuti in questi anni, vivono una difficoltà finanziaria insostenibile. E visto che il Governo continua ad affermare senza ombra di smentita in autorevoli e rappresentativi ed affollati tavoli istituzionali di rendersi conto del problema e di confermare la piena volontà di risolverlo in tempi molto brevi con l’impegno di risorse pari almeno a quelle del 2014 si tratta di traguardare con ogni sforzo questo traguardo rivendicando quotidianamente un intervento normativo specifico ed urgente che sia in grado di risolvere in via definitiva il tema della contribuzione 2014. E’ questa una condizione vitale, anche rispetto al senso politico e Costituzionale, dell’intervento di riforma ipotizzato e che si sta per avviare affinché l’iter del processo di Riforma possa procedere come annunciato con il contributo fattivo di tutte le componenti Istituzionali, datoriali e sociali interessate. Un processo così importante e partecipato non può certo cadere su questi ritardi sugli stanziamenti pregressi: si tratta di rispettare gli impegni presi ed onorare la fiducia che tante realtà cooperative e non profit, editrici dei giornali locali o connessi a specifici racconti settoriali o tematici rilevanti per racconti plurali, indipendenti e non profit della realtà del Paese, hanno voluto dare a questo percorso di riforma. Il sacrificio e la passione di tanti giornalisti, soci e dipendenti delle testate cooperative e non profit, e delle loro famiglie nella strenua difesa di progetti editoriali ancorati sul territorio e rilevanti per dare voci plurali alle comunità locali merita una risposta concreta e definitiva da parte del Governo.

Le Associazioni cooperative e non profit rispetto ad una situazione grave per alcune importanti testate proprie associate determinata dalla mancata indicazione finale dei contributi 2014 continueranno un’azione di mobilitazione vigile nei confronti del Governo e nel rapporto con il Parlamento ed un più ampio lavoro di informazione e sensibilizzazione dei cittadini tramite la campagna “menogiornalimenoliberi”.