Rieti e la matematica del disagio

La città sta conoscendo una continua emorragia di posti di lavoro, tanto che i disoccupati nel 2010 sono cresciuti quasi del 2% e la tendenza rimane stabile.

Nel 2010 il numero di disoccupati a Rieti è salito del 1,9% mentre a livello provinciale non si registrano variazioni con la percentuale attestata all’8%. Dati che comunque parlano chiaro e non lasciano dubbi su una situazione, quella della città e del territorio circostante, che è decisamente preoccupante soprattutto se legata, cosa per altro inevitabile, alle sorti di molte industrie e piccole e medie imprese che chiudono i battenti lasciando senza lavoro i dipendenti. Piccole imprese che troppo spesso, in questi ultimi anni, si sono viste costrette a dover rinunciare a dipendenti ed operai cercando di sopravvivere lavorando magari padre e figlio o al massimo due figli. E tutti i lavoratori e le lavoratrici che fino a qualche tempo prima potevano contare su una regolare assunzione ed un regolare stipendio, si sono trovati senza niente. E di questi casi ce ne sono molti, come confermato anche da Cna e Confartigianato. Per quanto riguarda le medie e grandi imprese è vero c’è la cassa integrazione, ma non basta, perché spesso si attendono mesi prima di incassarla e perché comunque è una sostituzione del “lavoro”, quello vero che come si sa, nobilita l’uomo. Ed è proprio questo, oltre alla preoccupazione di non arrivare a fine mese, ciò che proprio non va giù ai lavoratori reatini che si trovano a dovere fare i conti con una situazione al limite. All’interno del fenomeno della disoccupazione uno dei dati più preoccupanti è costituito dalla forte presenza della disoccupazione di lunga durata (cioè da oltre un anno), che colpisce un numero elevato di uomini e donne. Anche se la percentuale dei primi è decisamente più alta. Un altro problema è quello legato ai giovani, spesso appena laureati, che nel nostro territorio sono disoccupati o hanno un contratto a tempo determinato. Da ciò la verità. Quella che fa più male e cioè che quasi un giovane su due, non può progettare il proprio futuro. E’ in aumento anche la popolazione inattiva con il fenomeno che interessa sia coloro che cercano lavoro non attivamente, sia chi non cerca e non è disponibile a lavorare.

I dati riguardanti il mercato del lavoro nel Reatino sono un segnale negativo per tutta l’economia locale. L’occupazione è in calo e i dati portano alla luce tre situazioni critiche: aumento di chi cerca attivamente un lavoro, andamento negativo del reatino, debolezza del lavoratore a termine. Il tasso di disoccupazione a Rieti è oltre il 30% e a tutto ciò va aggiunto il tema del lavoro femminile che paga sia in termini di quantità che di qualità del lavoro. Senza dimenticare, come sottolineato più volte dalle organizzazioni sindacali, il 35% di tasso di inattività dietro cui si nasconde, e nemmeno tanto, il lavoro sommerso.