Rieti e i farmaci: chi si ricorda di Comifar?

Chi si ricorda di Comifar? È passato all’incirca un anno e mezzo dalla chiusura dell’unico magazzino di medicinali della provincia di Rieti. La vicenda fu tutt’altro che pacifica. Ovviamente c’era l’intenzione dell’azienda a chiudere il sito. Una decisione che va probabilmente ricondotta ad una qualche riorganizzazione interna.

C’è stata, però, anche un’importante responsabilità della politica. Un controverso e mai rispettato accordo commerciale con Asm, avrebbe forse potuto allungare le prospettive del polo reatino. E forse, con il tempo guadagnato, si sarebbe potuta trovare qualche alternativa alla chiusura. Ma la storia non si fa con i “se”, e stare a rimuginare è inutile.

Inutile come il capannone dell’azienda, rimasto al proprio posto. Il caso vuole si trovi proprio tra l’ospedale e la sede dell’Asm. Svuotato del personale e delle attrezzature, sembra lasciato lì per testimoniare la sconfitta. Hanno perso i lavoratori, dispersi tra la mobilità e i ricollocamenti. Alcuni sono condannati ad un pendolarismo logorante. Altri si sono rassegnati e hanno cambiato città.

Ma hanno perso qualcosa anche i cittadini di Rieti e della provincia. Capita sempre più spesso di dover fare il giro delle farmacie perché non si trova un farmaco particolare. Chi ha avuto la fortuna di evitare il tour in prima persona, avrà di sicuro sentito qualche amico o parente lamentarsi.

La situazione è abbastanza nuova per i reatini. Quando c’era Comifar a due passi dal centro, il farmacista alzava il telefono e il rifornimento arrivava in un paio d’ore. Oggi non ci sarebbe da stupirsi se capitasse di dover aspettare un paio di giorni.

C’è da allarmarsi in modo serio? Forse no, ma qualche preoccupazione si può legittimamente averla.

Dopotutto, quella di Rieti rimane una delle province con la popolazione più anziana del Paese. E sono molti gli abitanti dispersi su un territorio non sempre collegato a dovere. I problemi che ne conseguono sono facili da immaginare. Pazienza se non si trova l’Aspirina. Però, se a mancare è un farmaco più raro, ma indispensabile per qualcuno, son dolori.

Si dirà che nonostante qualche intoppo, la situazione è comunque accetabile. Può darsi. Ma forse sarebbe il caso di controllare in modo accurato se qualche problema esiste davvero. In caso di smentita saremmo tutti più tranquilli. E se qualche difficoltà dovesse emergere, potremmo quantomeno cercare di porre un rimedio. A Rieti c’è la brutta abitudine di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Un’azione preventiva, qualche volta, non guasterebbe.

Al privato non interessa più di tenere le scorte dei medicinali vicino alla nostra piccola città, ma non è detto che il pubblico si debba per forza adeguare. Non sarebbe bello e utile se una qualche distribuzione dei farmaci fosse in mano comunale? Forse l’aggettivo è anacronistico, ma richiama ad un tempo in cui i servizi essenziali avevano davvero il sapore del “bene comune”. E se non è un bene la salute…