“Quelli di Villa S. Anatolia”: omaggio alla “Madonnina dei campiscuola”

Una nuova lapide collocata nel giardinetto adiacente la chiesa di S. Nicola, accanto alla colonnina su cui si erge la statua della Madonna di Lourdes: quella statua che per anni ha vegliato sulle attività dei campi di Villa S. Anatolia, la casa diocesana in riva al lago del Turano che è stata il “regno” di don Luigi Bardotti, il quale, passata di mano la struttura, ha portato via l’effigie mariana che si trovava nel vialetto della pineta sul retro della Villa e l’ha collocata in questo spazio già da qualche anno, dedicando a diversi giovani reatini (della parrocchia S. Lucia e non) prematuramente scomparsi, con un’apposita stele posta in suffragio degli stessi che, col contributo delle famiglie, ne ricorda i nomi. Ma mancava ancora, nel giardinetto, un esplicito richiamo al legame profondo che tale statua ha con chi a Villa S. Anatolia ha trascorso anni indimenticabili. A colmare il vuoto ci hanno pensato “Quelli di Villa S. Anatolia”, gli ex ragazzi passati per i campi che, ritrovatisi mesi fa su Facebook, hanno dato vita a un gruppo di affezionati che ha svolto a giugno un suo primo raduno. Così, nel darsi appuntamento per un ulteriore momento durante le feste natalizie, gli instancabili dello “staff” del gruppo hanno voluto realizzare un segno che, nell’aiuola in piazza Bachelet, restasse a testimonianza di tale legame.

Ecco allora una targa marmorea che, posta a destra della Madonnina, vuole esprimere la filiale devozione e gratitudine degli “ex”. Vi si legge la frase del Magnificat “…tutte le generazioni mi chiameranno Beata”, seguita dalla dicitura “1972-2003” che sono gli anni in cui il convento tra Colle e Castel di Tora ha funzionato come casa diocesana che ha accolto migliaia di giovani; sotto, la firma dedicatoria “I ragazzi dei campiscuola alla Madonna di Villa S. Anatolia” e la data di realizzazione “A.D. 2014”. Nel pomeriggio del 27 dicembre, una rappresentanza dei tanti “ex” iscritti al gruppo si è ritrovata sul posto per inaugurarla. Accanto a don Bardotti, emozionato più di tutti, ha voluto esserci anche il vescovo diocesano: monsignor Delio Lucarelli ha così presieduto il breve momento di preghiera che ha accompagnato lo scoprimento e la benedizione di tale targa. A lui il ringraziamento da parte degli organizzatori e di don Luigi che, rivolgendo il saluto al termine del piccolo rito, ha elogiato l’impegno di chi si è dato da fare raccogliendo, con apposita colletta, il quantum necessario per la realizzazione della lapide («Avete speso qualche soldo, ma quando si fanno le cose per Dio non si deve badare troppo a spese…») e ha sottolineato – come aveva spiegato nella videointervista realizzata proprio dinanzi alla Madonnina all’indomani dell’incontro degli “ex” a giugno – quanto tale immagine sia stata importante negli anni in cui migliaia di giovani da tutt’Italia sono passati per i campi ospitati a Villa S. Anatolia, dato che «mai una volta siamo dovuti andare al pronto soccorso»: un vero «miracolo», a detta di don Luigi, da attribuire all’intercessione di colei a cui gli “ex” reatini hanno voluto esprimere questo atto di devozione.

Dopo l’omaggio alla “Madonnina dei campiscuola”, i presenti si sono spostati a Regina Pacis, nel cui salone parrocchiale si è svolta la seconda parte del raduno simpaticamente intitolato “S. Anatolia D-Day”, con pesca e tombolata di beneficenza e raccolta alimentare, il tutto destinato alla mensa dei poveri di S. Chiara (tra i cui volontari non manca qualche “ex”). Ad allietare il pomeriggio, prima della tombolata, anche una gradita sorpresa musicale: una riedizione di qualche brano del recital “E se Francesco tornasse?” che, negli anni Ottanta, aveva costituito uno dei momenti più entusiasmanti nella pastorale giovanile che impegnava tanti degli stessi ragazzi legati ai campi di S. Anatolia e su cui don Bardotti (che ne scrisse i testi, musicati poi dallo stimmatino padre Bruno Facciotti) aveva tanto battuto: merito di Gianluca Magrini, che ha riarrangiato e digitalizzato le basi di cinque canzoni, che poi alcuni dei presenti a Regina Pacis, ex ragazzi dei campi che avevano partecipato all’attività del gruppo recital, hanno cantato, costituendo un improvvisato ed entusiasta coro assieme ai solisti di allora (Marco Rossi, Donatella Marchetti e Pierpaolo Marabitti, nei ruoli rispettivamente di Francesco, Chiara, Abele). Un emozionante tuffo nel passato che non nasconde il desiderio di poterne trarre qualche stimolo per il presente.