«Un grazie davvero sentito all’Associazione Onlus Loco Motiva per questa bellissima esperienza: attraverso il linguaggio dell’arte si può raggiungere la piena inclusione, attraverso la policromia svaniscono le discriminazioni; perchè la diversità è una risorsa, qualcosa che arricchisce e non priva». Con queste parole Paola Montali, presidente di Donne In Rete.eu ha voluto ringraziare l’associazione onlus La Loco Motiva che ha voluto inserire nell’ambito della mostra in flora con le opere e l’istallazione “Donna di fiori”, un incontro-dibattito per affrontare il tema della violenza sulle donne.
«L’istallazione itinerante “Donna di Fiori” – spiega Nunzio Virgilio Paolucci della Loco Motiva onlus – è stata allestita dal maestro Fabio Grassi e cura dell’Associazione Donne In Rete.eu e rientra nel progetto più ampio denominato “Inflora” che ha ospitato a Porta d’Arce le opere create da artisti disabili delle città gemellate di Ito, Saint Pierre Lès Elbeuf, Nordhorn e Rieti».
E di donne si è parlato durante l’incontro tenutosi a Sant’Eusanio in un periodo in cui sono proprio le donne a riempire le pagine di cronaca. Una cronaca fatta di violenze, morti, uccisioni, aggressioni dove le vittime sono madri, mogli, compagne quasi sempre colpite da chi invece dovrebbe condividere con loro un percorso di vita. Ma spesso c’è solo morte.
L’associazione Donne In Rete.eu nasce, non a caso, l’8 marzo di due anni fa e da allora ha fatto importanti passi in avanti riuscendo a creare una “rete” per difendere e tutelare le donne vittime di atti di violenza, molestie che coinvolgono ormai ogni luogo del vivere quotidiano. Le volontarie che operano al suo interno hanno quindi come compito fondamentale quello di dare supporto a quelle donne-vittime che non possono affrontare da sole situazioni a volte drammatiche, soprattutto quando, accanto a loro, ci sono anche dei minori.
«Questo – spiega la presidente di donnein rete.eu, Paola Montali – per cercare di colmare i vuoti lasciati dalle istituzioni e per aiutare le donne a ritrovare la serenità che meritano, a riacquistare una sicurezza interiore oltre che riuscire ad abbattere quel muro di paura e silenzio che circonda le vittime di abusi e violenze».
Ed eccole le “donne in rete” che hanno messo a disposizione di chi ha bisogno le loro competenze, la loro voglia di fare, una serie di iniziative, «perché – aggiunge la Montali – non è facile entrare nel “silenzio di una donna” e comprendere le sue richieste di aiuto, il più delle volte indirette e nascoste per paura; per questo vogliamo sensibilizzare la presa di coscienza che, se si subisce violenza, si è vittime di un reato punibile e il nostro impegno è volto ad abbattere lo stereotipo ed il pensiero ancora diffuso che “subire è anche colpa della vittima” perché vorrebbe dire essere picchiate, violentate, vessate una seconda volta».
Durante l’incontro, cui era presente anche Alida Castelli, consigliera di Parità della Regione Lazio, sono quindi state illustrate le motivazioni che hanno portato alla costituzione di “Donne In Rete”, le idee, la voglia di fare ed i progetti a sostegno delle donne.
Si è anche parlato di una cultura di solidarietà e partecipazione perché, sempre citando la Montali, «ogni piccolo passo che facciamo serve ad abbattere il muro di silenzio che quasi sempre caratterizza la violenza verso donne e minori». Quanti i muri che si alzano. Costruiti con i mattoni del silenzio, del disinteresse, dei pregiudizi che uccidono due volte chi subisce violenze e abusi. Ed invece, come spiegano le volontarie di donne in rete.eu «la violenza si deve combattere ogni giorno, agendo in prima persona. Per questo è necessario l’impegno di tutti, uomini e donne, affinché questo muro venga abbattuto».
«In Italia – sottolinea la Montali – viene commesso un omicidio in famiglia ogni due giorni e in 7 casi si 10 la vittima è una donna. E nel mondo viene uccisa una donna ogni 8 minuti». Dati agghiaccianti che lasciano basiti. Ma proprio questi numeri terribili sembra quasi abbiano ormai anestetizzato la società che ascolta, commenta, di indigna, ma poi continua la sua strada. E questo non è giusto. «La violenza contro le donne – ha detto la presidente di Donne in rete.eu citando un discorso di Kofi Annan – è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa. Essa non conosce confini né geografia, cultura o ricchezza. Fin tanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace».
Ed è proprio l’Onu che ha diffuso dati che fanno parlare di emergenza per questo tema anche in Italia dove la prima causa di morte per giovani donne, tra 16 e 44 anni, è proprio il femminicidio. Con l’80% la violenza domestica colpisce le donne italiane. Donne che vivono nelle grandi città, come quelle che vivono in un piccolo paese. Donne in carriera, donne casalinghe, donne di ogni ambito sociale. Tutte vittime di mani assassine.
«L’attuale situazione politica ed economica dell’Italia non può essere utilizzata come giustificazione per la diminuzione di attenzione e risorse dedicate alla lotta contro tutte le manifestazioni di violenza su donne e bambine – ha affermato Rashida Manjoo, relatrice speciale delle Nazioni Unite, responsabile per la violenza contro le donne – ed è proprio il silenzio uno dei principali ostacoli per prevenire e fronteggiare il problema della violenza al femminile».
Così le donne in rete hanno deciso di lottare ogni giorno per fornire alle fasce più deboli della popolazione, ed in particolare a donne e minori, strumenti utili per la tutela e l’attuazione dei diritti riconosciuti dalle leggi, attraverso la costruzione di alleanze, di collaborazioni, indispensabili per risolvere i conflitti esistenti.
«Il nostro intento – dicono – è quello di cancellare il terribile pensiero, ancora molto diffuso, che subire una violenza è anche colpa della vittima: questo vorrebbe dire essere picchiate, violentate, vessate, una seconda volta».
Da qui l’apertura di uno spazio di ascolto, attraverso “Sportelli Rosa” nelle sedi Comunali o di enti presenti sul territorio presso i quali, in completa riservatezza ed anonimato, le donne o le persone in situazione di vessazione, possono trovare sostegno e supporto ai problemi che vivono ogni giorno.
Sicuramente un piccolo passo, ma che potrebbe diventare grande, e lo diventerà, grazie a chi ogni giorno si mette dalla parte dell’altra, della vittima. Di chi deve fare i conti con una vita di violenze e paura. Di minacce e intimidazioni. Di grida e pugni. Perché anche queste donne possano ritrovare la speranza.