«Finalmente qualcuno ne parla! Domani la trasmissione di Rai Tre “Report” condotta da Milena Gabbanelli parlerà della situazione delle province alla luce della Riforma Delrio. Una riforma fatta sulla carta che non tiene conto della realtà e che riduce, in alcuni casi elimina, servizi fondamentali per i cittadini. Riforma che lascia seri dubbi sulle capacità dei “soloni” che l’hanno ideata e partorita. Oggi le province sono nel più completo caos istituzionale, un fatto senza precedenti nella storia della Repubblica. Non ci sono risorse per la minima manutenzione delle strade e delle scuole. I posti di lavoro sono in pericolo! Vi sono inadempienze da parte di governo e delle regioni. Basti pensare alla Regione Lazio che latita in materia e il suo presidente non si degna di ricevere le organizzazioni sindacali. È bastato un annuncio su Facebook di una probabile manifestazione dei dipendenti della provincia di Rieti per far disdire un appuntamento preso da mesi (inaugurazione albergo scuola di Amatrice) pur di non incontrare i lavoratori. Vergogna! A ciò si aggiunge l’assordante silenzio della politica che ha governato la provincia di Rieti negli ultimi 20 anni!»
Così in una nota firmata da Valter De Santis, UIL FPL, che prosegue: «Riportiamo integralmente un articolo (dalla pagina Facebook di Report) di Bernardo Iovene “La sforbiciata”: “Nella pubblica amministrazione ci sono 48.000 dirigenti che incassano 800 milioni l’anno solo di premio di risultato. L’abolizione dei consigli provinciali invece ha fatto risparmiare allo stato soltanto 110 milioni di euro. Oggi la maggior parte delle province sono in situazione di predissesto finanziario e non riescono a garantire i servizi essenziali per la gestione delle strade, delle scuole e dell’ambiente, ma il ministro Delrio ai nostri microfoni afferma che le risorse basteranno. Con l’abolizione dei consigli provinciali sono i sindaci dei comuni che, senza alcun compenso, devono gestire le nuove province. La legge ha previsto anche il riordino delle funzioni, ma le regioni che dovevano riprendersi turismo, cultura, sport, sviluppo economico, formazione, centri per l’impiego, servizi sociali e protezione civile, hanno deciso di lasciarli alle province. Qualcuno non ha fatto bene i conti. Ci sono 20 mila dipendenti da ricollocare nella PA, ma non si sa quando e dove. Si è fatto in fretta a complicare la vita dei cittadini con nuove regole, quando ce ne sarebbe una che la semplifica e invece non si riesce a fare: parliamo dell’accorpamento annunciato, e mai realizzato, dei registri automobilistici dell’Aci e della motorizzazione civile”».