Primo Maggio a Rieti: le parole dal palco

Richieste chiare quelle avanzate da Angeletti, Bonanni e Camusso dal palco di piazza Cesare Battisti. Richieste che guardano ad un futuro diverso per i lavoratori, ma anche per cittadini comuni, piegati sotto al giogo delle tasse, e pensionati.

Ad aprire gli interventi Giovanni Vincenti, che ha letto una lunga lettera fatta di racconti di operai e operaie, pensionati e giovani che ogni giorno devono fare i conti con una realtà difficile, a volte impossibile, altre ancora troppo grande da sopportare.

Poi è la volta di Santina, una pensionata che dal palco di Rieti ha raccontato il malcontento dei pensionati e dei «tanti problemi che ognuno di noi vive. Perché abbiamo tutti un figlio o un nipote disoccupato. Perché dobbiamo aiutare chi non lavora. Perché dobbiamo fare i conti con una tassazione iniqua e pesante. Le tasse aumentano sempre di più per chi le paga mentre aumentano i profitti per chi le evade».

Sale quindi sul palco Lamberto Scardaoni, lavoratore Solsonica che diventa portavoce di tutti coloro che ad oggi non possono sperare in un futuro certo in campo lavorativo.

Luigi Angeletti

Luigi Angeletti

Dei segretari nazionali il primo ad aprire gli interventi è Luigi Angeletti della Uil, che sottolinea come «il nostro Paese funziona solo perché ci sono persone che ogni giorno lavorano e creano ricchezza che spesso viene utilizzata da altri. Al lavoro dipendente va solo la metà della ricchezza prodotta. Il lavoro diminuisce e le persone vengono colpite nella loro dignità e chinano il capo di fronte alla necessità di avere un impiego purché sia. E questo è uno scandalo e contraddice la nostra Costituzione. Ad oggi, con il nuovo Governo, solo dipendenti e pensionati hanno pagato il conto. Non è accettabile che i lavoratori paghino più tasse dei loro datori di lavoro e che in Italia le pensioni siano le più basse d’Europa. Oggi siamo a Rieti perché è una città che sta al centro d’Italia non solo per la sua posizione, ma anche per i gravi problemi del lavoro arrivati dopo la crisi del Nucleo Industriale. E da qui dobbiamo ripartire per cambiare le cose. In questo giorno che è la festa di tutti i lavoratori».

Raffaele Bonanni

Raffaele Bonanni

Raffaele Bonanni, leader della Cisl, ha aperto il suo intervento affermando che «questa crisi economica è contro i lavoratori e la democrazia. Per questo oggi da Rieti diciamo che non ci rassegneremo al declino e questo deve essere l’impegno che gridiamo da tutte le piazze italiane. È ora di reagire contro questa ventata di antilibertà, questo è un Primo maggio che chiede una svolta, una lotta di popolo per avere un governo più forte e poter uscire dalla crisi in cui ci troviamo. Oggi a pagare sono solo i lavoratori ed i pensionati. Rieti ha il 30% di addizionali più alte d’Italia e i servizi sono scarsi e come se non bastasse ora vogliono tagliare anche nella sanità con il rischio che chiuda l’ospedale. È arrivato il momento di chiedere al Governo di tagliare subito le tasse sui lavoratori e sui pensionati, di dare credito d’imposta per chi investe perché questa è la via della ripresa economica. Nessun governo carica i lavoratori di tasse per rilanciare l’economia. Ed invece non si vedono tagli alle spese e non si vedono tagli alle tasse. Non c’è ripresa se non si interviene sui punti centrali di quello che fa ricchezza».

Susanna Camusso

Susanna Camusso

A chiudere il Primo Maggio reatino Susanna Camusso, leader della Cgil che apre il suo intervento con la domanda che molti «ci hanno fatto questa mattina, e cioè cosa c’è da festeggiare in una giornata come oggi. Ebbene noi diciamo che si deve tornare a mettere il lavoro al centro di tutto e siamo venuti in questa città, simbolo del lavoro, per partire da qui e rimettere anche Rieti al centro del problema. Però oggi vogliamo anche rivolgere un pensiero a chi ha voluto togliersi la vita perché non ce la faceva più, ai caduti sul lavoro, alle vittime di infortuni sul lavoro. A tutte queste persone, oggi la piazza deve rendere omaggio. Anche a chi il lavoro l’ha perso, a chi lo cerca e non lo trova, a chi è sulla strada e non vede un futuro. Non si può continuare ad affrontare la crisi con i tagli, aggredendo il reddito dei lavoratori e dei pensionati. Questo è un Paese che non ce la fa più. Però c’è un’alternativa. Di colpire chi ha di più e in questa crisi non ha mai pagato. Non sono i lavoratori ed i pensionati che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità. È la legalità la strada che dobbiamo seguire, a trent’anni dalla morte di Pio La Torre. Non è accettabile che pagano più i pensionati che chi ha le pensioni d’oro o i manager. Non può tirare la cinghia solo chi è esausto. Con questo nuovo Governo avevamo sperato, ed invece oggi se non si cambia lo spartito non riusciremo più a vedere la differenza tra il prima e il dopo. Non ci hanno convinto e continuano a non convincerci. Si deve cambiare pagina investendo sul lavoro. Con i tagli alla sanità e alla scuola si sta tagliando sul futuro dei giovani. Sappiamo che la crisi ha frantumato questo Paese, ma noi non ci rassegneremo perché le soluzioni stanno nel lavoro e nei lavoratori. Abbiamo bisogno di una risposta sui redditi dei lavoratori e dei pensionati. Si detassi la tredicesima e nel 2013 si faccia una riforma strutturale. Chiediamo che il Governo cambi la sua politica di rigore e recessione con una di crescita. Abbiamo bisogno di una risposta sui redditi dei lavoratori e dei pensionati».

E poi prima di chiudere l’ultimo pensiero di Susanna Camusso è per «quelle cinquantacinque donne uccise dall’inizio dell’anno a causa di una cultura che pensa di essere padrona dei corpi e delle menti delle donne. Firmiamo tutti l’appello “Mai più complici”. Diciamo basta».