Polidori (Cgil) a Melilli: «il problema? Una classe dirigente assente»

Onorevole Fabio Melilli, le scrivo questa lettera aperta dopo che ho avuto modo di ascoltarla nelle due occasioni di ieri in provincia di Rieti, quello alla Sala dei Cordari promosso da Cgil Cisl e Uil sul tema dell’accordo di programma con la Regione Lazio e quello a Colle di Tora, al Cantinone promosso dal Circolo della Valle del Turano del P.D..

Le scrivo per dire alcune cose che vorrei potessero essere di spunto per una riflessione più allargata e partecipata, parlando ovviamente solo di alcuni aspetti legati allo stato dell’arte delle amministrazioni locali e connessi alla vocazione della nostra area geografica e, per quanto mi è possibile, cercherò di farlo in modo politicamente corretto.

A costo di smentirmi immediatamente devo prima di tutto contrastare una affermazione che le ho sentito ripetere più volte, quella secondo cui «gli amministratori, i Sindaci, di queste parti sarebbero degli eroi a cui fare un monumento per la dedizione e l’impegno che profondono…etc etc».

Se dovessimo valutare la giustezza di tanto elogio dai risultati che i Sindaci vantano nel proprio carniere in materia di gestione dei servizi al cittadino, di occasioni di sviluppo pensate, promosse e create, di capacità di associarsi per superare la frammentazione amministrativa, di utilizzo delle risorse disponibili, oppure dalla permanenza sulle sedie che occupano a rotazione tra di essi da oltre trent’anni, beh allora…lasciamo perdere.

La verità è che il taglio delle risorse pubbliche dello Stato centrale a favore delle Amministrazioni locali finora ha danneggiato solo quelli che abitano da queste parti, quelli che ci vivono, che hanno visto aumentare le tasse che pagano e tagliare i servizi che ricevono, serve fare degli esempi?

Un’altra verità è che, politiche di austerity a parte, siamo alla frutta, e corriamo il rischio che un intera area geografica delicata, ricca di risorse, importante per milioni di cittadini diventi una gigantesca riserva, polmone a distanza per cittadini che stanno altrove, e quello che non ha compiuto lo spopolamento e la concentrazione demografica venga compiuto dalla insipienza di una classe politica, una classe politica preoccupata solo per se e concentrata nella lobby del terzo mandato.

Noi siamo contro le politiche di austerity non solo perché toccano gli interessi di quelli che rappresentiamo, lavoratori dipendenti e pensionati, ma anche perché ci condannano ad essere tutti più poveri in una società dove crescono le diseguaglianze.

On. Melilli, possiamo dirci d’accordo che non tutta la spesa pubblica è uguale e produce gli stessi effetti?

C’è una spesa pubblica che ha un unico compito, quello di ridistribuire reddito, è quella che si definisce spesa pubblica improduttiva o scarsamente produttiva, ma c’è un altro tipo di spesa pubblica, senza la quale nessuno Stato moderno esiste, quella spesa che solo una Società Collettiva può sostenere, quella degli investimenti, quella che orienta e sostiene lo sviluppo, che fa da volano ed agisce da moltiplicatore al benessere ed al lavoro, e onorevole Melilli, lei la vede questa seconda tipologia di spesa pubblica qui da noi? O come appare evidente ai più, qui, la spesa che va per la maggiore é quella che genera corruzione e clientele? Lei vede in giro una classe dirigente con la schiena dritta?

La nostra organizzazione, la Cgil, ha da tempo ed in innumerevoli occasioni avanzato riflessioni, stimoli, proposte concrete, alcune di semplice ed immediata realizzazione, come nel campo del mini idroelettrico, nella messa in capitalizzazione del territorio, dello sviluppo e della produzione delle eccellenze locali. Sbattendo contro un muro.

Ed il muro non è del tipo «non si può fare perché non sta in piedi» no le risposte sono sempre le stesse, sempre uguali a se stesse, «non si può fare perché decido io che non lo puoi fare» e quell’IO è gran parte della politica reatina.

È per questa ragione che il problema non è lo start-up di questa o quella iniziativa locale, no caro Melilli, il problema è lo start-up di una classe dirigente assente o sbagliata.

E tuttavia voglio chiudere con una nota di ottimismo, di speranza; ecco io spero che le cose che ci diciamo nei convegni vengano poi applicate, realizzate; in questo senso continuo a crederLe e ad interloquire, ora Lei, che conosce bene queste storie, ha una opportunità in più, è il segretario del Pd del Lazio, il partito che è al governo Nazionale, al governo Regionale ed in quasi tutte le amministrazioni comunali.

Pensa che ci siano ancora degli alibi da far valere a giustificare le mancate scelte? Oppure posso sperare di vedere un giorno nuovo, dove le cose che ci diciamo poi diventano vere, reali e magari chi è stanco o demotivato va a godersi in pace una serena pensione?