Piccoli Comuni, Dominici (Anpci): il problema vero sono le Regioni

Pubblichiamo una lettera aperta del rappresentante regionale dell’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia, Clemente Dominici a Gianfranco Castelli, Presidente Unindustria Rieti, dopo le sue dichiarazioni sui piccoli comuni.

Egregio Presidente,

Ho letto con grande attenzione ma con molta amarezza il Suo comunicato emesso all’indomani della grande manifestazione di Amatrice organizzata dal sindaco Sergio Pirozzi a difesa della sanità nei piccoli centri italiani; comunicato nel quale, sulla falsariga di quanto affermato dal Commissario alla spending review Cottarelli, propone di accorpare i piccoli Comuni dedicando invece solo poche righe al problema vero dell’Italia: le Regioni che hanno portato a venti normative diverse, ad altrettanti elefantiaci apparati burocratici e a scandalosi sprechi e ruberie.

Invece, oggi, l’anello debole della catena da attaccare sono i Comuni e non solo quelli piccoli: i Comuni dai quali lo Stato ed i suoi organismi si ritira sempre più lasciando loro invece il compito di erogare ai cittadini i servizi tolti concedendo di converso sempre meno risorse.

E quelli piccoli pagano ancor più questa politica: si chiudono gli ospedali, si chiudono le caserme, si chiudono le scuole, si chiudono gli uffici postali, si chiudono gli uffici di collocamento ed ora si dovrebbero chiudere anche gli uffici Comuni, con i relativi posti di lavoro.
Ma in territori vastissimi con pochi abitanti come l’alta Valle del Velino, Presidente, pensa che sarebbe utile avere un solo Comune?
No, proseguirebbe la desertificazione, l’incuria e l’impoverimento del territorio con danni maggiori degli sperati risparmi.
Certo, qualche piccolo e limitato intervento di fusione volontaria tra piccoli Comuni contermini ci starebbe anche bene, ma non sarebbe questa la soluzione dei mali dell’Italia.

Del resto, la Germania con i suoi 11.334 comuni, il Regno Unito con 9.434, la Francia con 36.680, la Spagna con 8.116, hanno più Comuni di noi e stanno meglio di noi. Certo forse loro non hanno le inutili e costose Unioni di Comuni, Università agrarie, consorzi vari ed allora interveniamo lì, non sui Comuni!

Interveniamo invece sulle diseconomie di scala legate alla gestione polverizzata dei servizi locali, accorpando quelli forniti dai Comuni, piccoli e grandi.

Noi stiamo invece cercando di accorpare le funzioni comunali, creando ancora grande incertezza e confusione.
Allora il problema non è il numero dei Comuni quanto l’efficienza del sistema Paese, un sistema che va modernizzato senza invece cercare il capro espiatorio di turno: prima le comunità montane, poi le province, poi i piccoli comuni! Poi chissà che cosa, ma senza mai affondare il coltello nella piaga costituita dall’evasione fiscale, dalla corruzione, dagli sprechi veri, dal consociativismo politico-sindacale.