La “Pedalata dell’amicizia” in volata per la Mensa di Santa Chiara

Più di mille ruote, cinquecento ciclisti e duemila euro raccolti dalla “volata” di solidarietà a sostegno della Mensa di Santa Chiara. Questo è stata la sesta Pedalata dell’Amicizia organizzata dai Club Lions di Rieti, Antrodoco, Amatrice e Cittaducale. Se lo scorso anno i partecipanti avevano dovuto fare i conti con pioggia e vento, questa volta caldo e sole, hanno accompagnato i numerosissimi partecipanti che si ritrovati per la pedalata di beneficenza che, alla fine del percorso, ha visto ben 2.396,20 euro raccolti e donati ai volontari della mensa cittadina che è ormai diventata, grazie all’impegno di molti, un punto di riferimento per quanti non hanno la possibilità di avere al proprio tavolo un pasto caldo.

Più che soddisfatti gli organizzatori per il risultato ottenuto che, durante la cerimonia della consegna dei fondi raccolti, hanno sottolineato come da sempre i Lions sostengono la mensa non solo con aiuti economici, ma anche con la presenza di volontari che si alternano per servire i pasti o cucinare per gli ospiti.

Ospiti che, ogni giorno, aumentano di numero. Uomini, donne, anziani, famiglie con bambini anche piccoli, che si ritrovano a varcare il portone del monastero delle Clarisse per ritrovarsi tutti insieme attorno ai tavoli in quella stanza che è ormai diventata, anche se per qualche ora, la loro casa, il luogo dove si sentono accolti e rispettati.

Perché lì non ci si ritrova solo per mangiare, ma anche per condividere, per sentire che una famiglia c’è per tutti. Se nel lontano 2002,entireutti n ci si ritrova solo per mangiare, ma anche per condividere, per illudersi che una famiglia c’e ora, la loro casa, i quando nasce la mensa di S. Chiara, gli ospiti erano pochi, oggi la crisi che ha investito anche Rieti, ha fatto salire vertiginosamente il numero di chi bussa alla porta e quindi c’è bisogno dell’aiuto ed il sostegno di tutti. Da qui la pedalata come pure tante altre iniziative pubbliche o i gesti di singoli cittadini che vogliono aiutare come e per come possono.

È Stefania Balloni, presidente e referente della Mensa a ricordare i primi tempi quando «veniva offerto solo il pranzo la domenica e durante le feste. Il numero di chi si presentava alla nostra porta era veramente esiguo. Si parla di massimo una decina di persone».

Oggi però, purtroppo, le cose sono cambiate.

«E’ giusto dire purtroppo perché dire che oggi il numero di quanti arrivano alla mensa è aumentato di oltre il cinquanta per cento, sta a significare che la crisi ha colpito duro e senza guardare in faccia nessuno. E così abbiamo dovuto rivedere i giorni di apertura tanto che la cena viene servita tutti i giorni, mentre durante la domenica ed i festivi siamo qui per servire il pranzo. E nei giorni delle festività il numero degli ospiti aumenta ancora. Ed è salito anche il numero dei volontari che si alternano tra la cucina ed i tavoli. Al momento sono più di cento ad aver scelto di mettere parte del loro tempo al servizio di chi ha bisogno».

Cos’è una mensa per i poveri?

«È un gesto verso l’altro è tendere la mano al prossimo secondo lo spirito francescano. E’ dare accoglienza e condividere con l’altro. Non un dare passivo, ma appunto una condivisione con chi arriva alla mensa e non ha bisogno solo di un pasto caldo, ma anche di parole, ascolto e comprensione».

Si parlava di crisi e del numero degli ospiti salito vertiginosamente negli ultimi anni.

«Da quel lontano 2002 molto è cambiato. Anche il modo di vedere la mensa da parte di chi arriva. Prima per molti era anche difficile avvicinarsi a noi. Magari per timore o vergogna. Poi, andando avanti, sono arrivati in molti, perché sanno che qui si entra e ci si siede. Nessuno ti giudica, nessuno chiede chi sei. Volontari ed ospiti si siedono allo stesso tavolo e trascorrono del tempo insieme. Non c’è nulla di cui vergognarsi».

In questi ultimi anni è cambiato anche il tipo di utenza.

«All’inizio arrivavano alla mensa soprattutto anziani ed extracomunitari.  Oggi invece sono molte anche le famiglie, uomini e donne rimasti soli o con problemi di varia natura, persone che non possono più arrivare a fine mese. Per questo sono aumentati i pasti da servire. E questo è un chiaro segno che anche a Rieti c’è un’emergenza sociale che nessuno può far finta di non vedere».

La cosa che più colpisce alla mensa è che tutti i volontari, varcato, il portone, si spogliano del loro “essere” e diventano solo uomini e donne uniti nell’aiutare il prossimo.

«Ci sono volontari di ogni età che fanno lavori diversissimi tra loro, ma quando si è qui si lavoro per un unico scopo, quello di aiutare gli altri, chi ha bisogno. Ci sono anche molti giovani, i ragazzi del Rotaract, gli Scout e con la volontà di spendersi per il prossimo».

Tanti sono i momenti di condivisione e di aiuto che riguardano la mensa ed i suoi ospiti. La pedalata è uno di questi.

«Anche questo è un cambiamento avvenuto nel tempo. Se all’inizio, come detto, la mensa, era quasi sconosciuta ai più, oggi è una realtà viva all’interno della comunità e per questo sono aumentate anche le esigenze e le persone bisognose di aiuto. La presenza di tanti volontari e cittadini che ci sostengono è un segno tangibile ed importante per noi che cerchiamo di coprire, in ogni modo, le tante emergenze che dobbiamo fronteggiare ogni giorno. La Mensa di S.Chiara è un mondo dove si entra in punta di piedi e da cui si esce inevitabilmente cambiati ed arricchiti per le tante belle persone che si incontrate. Storie di vita quotidiana, anche di sofferenza, ma che cambiano la vita di tutti, anche di quanti entrano una volta sola a prestare la loro opera».