Mons. Pompili: «Dinanzi alla croce non possiamo più fuggire come Pilato»

È stato il serrato incontro tra Gesù e Pilato al centro del discorso del vescovo Domenico alla conclusione della Via crucis del Venerdì Santo. Ed è un Pilato spaventato quello che tratteggia mons. Pompili, spaventato dal fatto che «quell’uomo non è come gli altri». Infatti «non è disposto a trovare un accordo sotto banco, non è ricattabile e minaccia il mondo alla radice. Per questo Pilato consegna Gesù alla morte».

«Anche noi – ha detto il vescovo – di fronte alle tragedie del nostro tempo siamo presi da paura. Dall’11 settembre del 2001 all’altro ieri siamo tutti più insicuri. Ma c’è un’insicurezza più nascosta che sentiamo emergere questa sera. E se fosse che anche noi contribuiamo a dilaniare il mondo? E se fosse che anch’io porto il mio contributo all’ingiustizia per paura di essere contestato? E se fossi io stesso un ignavo che non si decide mai per paura di dover cambiare?»

«Dinanzi alla croce – ha concluso don Domenico – non possiamo più fuggire come Pilato. Vogliamo riconoscere una volta tanto che il mondo va male anche a causa nostra. Di più vogliamo che l’amore che irradia da quest’uomo indifeso e impavido addolcisca la nostra ira e il nostro orgoglio. Vogliamo soprattutto piegare le ginocchia di fronte a Dio che si rivela nel momento si vela nell’attimo buio della morte. “Stat Crux dum volvitur orbis” (“la Croce resta fissa mentre il mondo ruota”). Questa è la fede del venerdì santo. Difficile ed esigente, ma vera e innegabile».

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