Lo zuccherificio, la Coop, e la città dei no

È probabile che Rieti, notissima “Città dei No”, alla fine respinga anche questa iniziativa di Coop Centro Italia, che propone l’ampliamento e la modernizzazione del quadrante nord cittadino e mandi in fumo un investimento di oltre sessanta milioni di euro e la resurrezione di tutte le attività cittadine collegate a quel progetto di rinascita delle ex aree industriali che alcune aziende private si sono dette disposte ad attivare e che oggi sono addirittura morenti o in agonia. Nell’attuale situazione di assenza di lavoro e di gravi difficoltà delle famiglie, dovuta alla crisi che ha distrutto per metà anche l’industria del nucleo di Cittaducale, quella edilizia in particolare, e posto in serie difficoltà il settore artigianale, se ciò si verificasse, non si potrebbe non parlare che di un vero e proprio atto scellerato, che andrebbe a tarpare le ali ad un progetto di sviluppo moderno e funzionale di una città rimasta da alcuni decenni in panne e al palo, mentre le altre avanzavano sulla via di una concezione nuova del rapportarsi sul territorio e con il territorio!

Per stabilire la verità di tutto questo, basterà visitare Terni per credere e prender atto del suo avanzamento generale e dell’arretramento continuo e costante di Rieti, che al confronto fa tremare di indignazione e di rabbia a causa delle responsabilità ormai chiare dell’ultima politica inadeguata a volte, ed assente, addirittura in altre!

Non c’è da meravigliarsi di questo permanere di una sintomatologia suicida della città capoluogo che non vuol crescere e che dice no ad ogni proposta di miglioramento della sua immagine e della sua economia. E’ già avvenuto nel 1995 quando il Ministero di Grazia e Giustizia tentò di realizzare il nuovo tribunale nell’ex zuccherificio Maraini, impiegandovi 55 miliardi di lire di allora, un vero tesoro! L’iniziativa fu boicottata e quindi silurata, tanto che non se ne fece più niente. Chi la impedì e l’affossò aveva da campare di suo alla grande. Che importava di quelli che, invece, vi avrebbero trovato occupazione e pane da sfamare per i loro figli?

E’ accaduto, prima di farcela, anche per il nuovo carcere, in forse per oltre trent’anni, tra ricorsi, opposizioni, TAR, Consiglio di Stato. Dei carcerati ristretti al Santa Scolastica, delle loro difficoltà se ne parlava, molti se ne facevano scudo, ma alla fin fine, che importava agli oppositori politici di quei poveracci? Importante per loro era affossare la realizzazione della struttura penitenziale. Si disse che non si poteva e non si doveva dar dimora ai mafiosi e ai criminali. Risultarono tutte fandonie e null’altro! Intanto, L’Aquila vicinissima a Rieti, realizzava con profitto per la sua economia il carcere di Scoppito. Di mafiosi e criminali, gli aquilani non tennero conto!

Con ogni probabilità accadrà lo stesso per l’impiego dei 20 milioni della Regione Lazio stanziati per innovare il Terminillo, ove già le varie fazioni sono scese sul terreno di guerra ed hanno subito innalzato sbarramenti e acceso fuochi ostruzionistici. In una situazione simile, quali sarebbero stati gli atteggiamenti degli operatori abruzzesi quali Pescasseroli, Ovindoli, Rivisondoli, Campo felice, Roccaraso per addivenire presto alla realizzazione di progetti discussi, modificati, migliorati mille volte, se non quelli di collaborare? Il metodo terminillese non avrebbe consentito all’Abruzzo di fare neppure un passo innanzi, dalla fine della secondaguerra ad oggi. Invece, utilizzando il sistema collaborativo, l”Abruzzo ha conquistato la vetta della classifica delle regioni del Centro Sud che sanno sfruttare l’industria della neve. Adesso molti osservatori scommettono che sul Terminillo sarà la sola Leonessa a farcela. Perché essa ha un sindaco determinato e deciso, e tutta la popolazione, per questo problema, è schierata al suo fianco. Perché Leonessa vuol continuare a vivere e non morire come Rieti e il suo Terminillo, entrambi in eterna agonia. Il sindaco Paolo Trancassini riuscirà a lanciare bene la sua bella cittadina sul mercato turistico invernale, dopo averla arricchita e promossa con successo in quello estivo. Per questo egli combatte strenuamente dall’anno Duemila, quando era consigliere provinciale, una battaglia difficile, ormai giunta al termine e forse positivamente.

I 4,5 milioni e mezzo dell’Alberghiero rischiano di ritornare alla Regione per le lungaggini e le indecisioni dell’Amministrazione comunale reatina. E con quelli è messo a repentaglio anche il piano di sviluppo del prestigioso istituto che potrebbe raggiungere in breve tempo una popolazione di 1.500 studenti e dare lavoro ad altre cento unità di personale docente e non docente, oltre a quelle in organico oggi. Se dovesse accadere anche questo, assisteremmo ancora una volta ad una delle tante cause per danni intentate nei confronti della Provincia, che di certo l’impresa aggiudicataria dell’asta pubblica si accingerà a promuovere per tutelare i propri interessi.

Il progetto dei lavori per trasferire da Piazza San Rufo allo spazio antistante lo stadio Centro d’Italia la famosa caciotta “georgiana”, pur se finanziato interamente dalla Fondazione Varrone, sembra giacere dimenticato in qualche cassetto dell’assessorato di competenza. Così ci si attarda a dare il via alla messa in periferia di quella bruttura, anche se la città intera ne condivide la rimozione e si rallentano, di fatto, lavori e occupazione.

Per tutto questo, sembra opportuno riflettere, e lo faranno prima o poi i Ministeri, la Regione e i parlamentari, che è inutile stanziare soldi per Rieti, poiché paradossalmente gli organi elettivi e deliberativi, non sanno o non vogliono spenderli i milioni assegnati alla Sabina.

E’ per cercare di rimuovere il ritardo e tale stato di cose riferite all’ex zuccherificio, che in nessuna città sarebbero tollerate, specie nella vicina Terni, con la quale alla fine celebreremo quanto prima un mezzo matrimonio in palesi condizioni di minorità, che la Sezione Soci Coop Centro Italia di Rieti, forte di 19.000 iscritti, si appresta ad organizzare un’assemblea popolare per venerdì alle ore 18, da tenersi nella Sala dei Cordari. E’ annunciata l’illustrazione alla cittadinanza del progetto d’intervento, di recupero e di utilizzo dell’ex area industriale dello zuccherificio Maraini, dove Coop Centro Italia ha in programma l’investimento di quei preziosi 60 milioni di euro dei quali parlavamo prima, ed insieme sarà comunicato lo stato della pratica giacente in Comune. Si conosce già che nei cantieri in allestimento troveranno temporanea occupazione circa 250 maestranze, dando un forte impulso all’indotto e a molti settori dell’artigianato. Al termine dell’opera saranno assunti duecento operatori a tempo indeterminato per lo svolgimento delle attività che si insedieranno nel vastissimo complesso.

Si è capito che la convocazione dell’assemblea scaturisce dal fatto che il Comune di Rieti non ha ancora adempiuto alla richiesta, avanzata nel dicembre 2012, di fornire una risposta, precisando le proprie volontà per procedere poi all’attivazione del progetto, peraltro passato al vaglio di una istruttoria congiunta il cui esito è stato positivo e unanime.

All’assemblea saranno invitati deputati e consiglieri regionali, le massime autorità provinciali, tutte le organizzazioni sindacali e si spera che partecipino giovani, disoccupati e cassintegrati. Ci saranno anche i dipendenti di Coop 76 non riassunti e licenziati, i prestatori dei risparmi, ormai disperati, in specie i pensionati, che temono di aver perduto ogni speranza di riavere indietro i loro soldi. I dipendenti di Coop76 sperano, come è ovvio, in Coop Centro Italia per tornare al lavoro.

Per tutto questo sarebbe bene che a tale incontro fossero presenti anche gli amministratori comunali, sindaco e giunta in testa, per illustrare la loro posizione in un incontro diretto con la popolazione, che si annuncia di grandissimo interesse, specie dal lato del valore democratico che ha assunto.