Lo spreco delle Messe

L’anno eucaristico che la Chiesa reatina sta vivendo genera in molti di coloro che cercano di essere impegnati nella vita e nella stessa comunità ecclesiale riflessioni e analisi sul modo di essere Chiesa e di fare Eucaristia.

Se si legge un qualsiasi testo sulla Messa o gli stessi libri liturgici si vede che la Chiesa dà il primo posto a ciò che l’Eucaristia è e significa per i cattolici secondo la Scrittura, la Tradizione e la teologia; è talmente importante (fonte e culmine) che quando si dice, o meglio si celebra, la Messa a tutti i credenti dovrebbero tremare i polsi.

Invece la ripetizione meccanica e automatica di formule e di gesti, l’intonazione della voce, la stanchezza di chi celebra e di chi partecipa, rendono scontato ciò che si fa e ciò che si dice.

Di Messe ne vengono dette troppe e vengono dette male, per una serie di motivi che sarebbe interessante analizzare, ma a cui possiamo solo accennare. Nel vecchio rito, che a seguito del Motu Proprio Summorum Pontificum può essere usato a favore di particolari gruppi di fedeli, prima di celebrare, sempre in orari mattutini per il fatto del digiuno dalla sera prima, si devono compiere una serie di cerimonie “private” e recitare preghiere da parte del celebrante, al punto che tutto assume un senso molto più vero. Se sono digiuno dalla sera prima e sento i morsi della fame perché devo fare la comunione o dire la Messa e se devo dire una serie di orazioni quando metto l’amitto, il camice, il cingolo (che sarebbe il simbolo del freno alla lussuria, orpello di cui si fa volentieri a meno!), della stola, della pianeta, allora quella cosa che sto per fare è un vero impegno da svolgere con tutte le accortezze che richiede. Certo, si dirà che anche quelle cose possono essere meccaniche, ma ogni elemento non potrà essere superficiale, ogni orazione che dico e lo stesso tempo che ci metto, prima o poi mi fanno pensare e pregare. Oggi noi vediamo un sacerdote entrare in chiesa di corsa, infilare un camice e una casula in tre secondi e cominciare il rito. Alcuni sacerdoti dicono, loro stessi, che la forma più sbrigativa e veloce, quando c’è un prete e un messale ad ogni ora del giorno è quella di dire Messa.

Se vogliamo recuperare il senso di ciò che facciamo dobbiamo tornare a collocare i riti eucaristici nelle ore mattutine, svolgere buona parte degli altri sacramenti e sacramentali all’interno di celebrazioni della Parola o di Vespri, prediligere, soprattutto la domenica, celebrazioni ben fatte e in minor numero, ma soprattutto sganciare il rito dall’offerta in particolare la domenica. Qui sta o cade la credibilità, oggi soprattutto, di chi vuole lanciare alla nostra gente e soprattutto ai giovani un messaggio che sia serio e accattivante. La fine delle Messe (binate, trinate e “quattrinate”!) “ a offerta” è urgente e la condicio sine qua non per riallacciare il dialogo con il popolo di Dio in campo pastorale; le Unità Pastorali, i Sinodi e tutte le altre questioni diventano di secondo piano.

Le Messe non si possono sprecare poiché stiamo parlando del bene massimo della Chiesa e quando c’è di mezzo il bene massimo questo si deve custodire gelosamente e proteggere da ogni incrostazione e abuso.

Spesso le Messe dei giorni feriali vengono collocate in orari da “oziosi”, alle dieci del mattino si devono avere altre cose da fare, alle quattro del pomeriggio pure. La Messa non può essere la “scusa” che riempie giornate vuote o semivuote: all’inizio o alla fine della giornata deve tornare ad essere percepita “fonte e culmine”. Un rinnovamento in questo senso è d’obbligo, ogni altra argomentazione che giustifichi la situazione in cui ci troviamo vuole solo rimandare scelte vitali e urgenti.

Dello spreco di Messe durante le feste patronali parleremo in un’altra occasione.

One thought on “Lo spreco delle Messe”

  1. Antonio Vulpiani

    Condivido l’analisi ed aggiungo che più volte ho manifestato, anche nella mia Parrocchia, la necessità di dare un senso alla Messa spiegando a noi partecipanti le varie fasi della Liturgia. Nessuno può gustare qualcosa di cui non sa il significato e molti di noi cattolici non lo hanno mai appreso perchè non viene mai spiegato. Ma oltre ciò vorrei un giudizio sulle parrocchie, ormai superate da molti fattori dell’era moderna.

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