Riflettendo su difficoltà di integrazione e piena accoglienza di stranieri, rivengono in mente le parole del politico sabino che fu il primo presidente italiano Cee. Lo statista democristiano già nel ’91 aveva «profetizzato» un’Europa polo di attrazione per i disperati del Sud.
«Nei Paesi nord africani il 40–45% della popolazione ha meno di 15 anni e si prevedono opportunità di lavoro per non più di un decimo di loro». Qui da noi pochissime. In Sabina qualche decina. A Rieti per ora nessuna, se non avverrà l’atteso miracolo dell’osteggiato Polo della Logistica di Passo Corese! Per cui tutti i giovani immigrati provenienti dagli Stati africani che si affacciano sul Mediterraneo e quelli subito a ridosso camminano nelle vie del centro, si affacciano nei negozi, chiedono elemosina e se interrogati perché lo fanno godendo anche di un sussidio statale, rispondono: «Io il lavoro lo cerco, non lo trovo e nessuno me lo dà».
E così affollano gli spazi antistanti i supermercati. E poi gli ingressi delle chiese, quello del cimitero comunale, dei caffè e delle tavole calde, dei fornai e dei panettieri. Il giornale on–line «Rieti Life», come gli altri del suo genere e i cartacei, nelle ultime settimane ha titolato così in una impressionante catena di denuncia di situazioni drammatiche: Sgombero immigrati, rotti i sigilli. In quindici tornano nel villino di via Salaria; Caso immigrati, Diocesi: “Viviamo con ansia la vicenda”, su Facebook commenti razzisti; Immigrati tra degrado e sporcizia. Caso rifugiati, Mariantoni: “Intollerabile lasciare da solo il Comune nell’emergenza”.
Tutto ciò rimarca il pericolo di un’evidente perdita di dignità, di stato di degrado personale e di accumulo di risentimenti dei profughi con riflessi psicologici persistenti perché i loro sogni di un’esistenza migliore e felice, sono stati fugati da una realtà reatina per se stessa drammatica. Pochi mesi prima dell’occupazione abusiva di alloggi, c’era stata la profanazione della Moschea della Pace, in via Nuova. Nell’occasione «Rieti Life» aveva evidenziato: Raid vandalico nella Moschea di Rieti, bruciato il Corano; Il sindaco Petrangeli condanna il raid alla Moschea. Vile profanazione, Allertata la Questura; Moschea, Vandali danneggiano quadri, strappano veli e sottraggono offerte.
La memoria collettiva locale, involontariamente ravvivata dalla recente pubblicazione di un mio libro–reportage sulla vita e le opere di un indimenticabile uomo politico sabino con caratura europea, Malfatti, l’Onorevole Bambino, La Memoria il Rimpianto L’Oblio, edito dalla Fondazione Varrone, s’è ricordata di quella predizione annunciata come un vaticinio di cui non è stato tenuto conto, così come per altri.
Ho scritto in quel libro: «Da statista, Malfatti vedeva lungo per l’Europa. Alla luce di quanto sta avvenendo drammaticamente ai nostri giorni – disse al Convegno nazionale Dc di Sorrento dell’8–10 novembre 1991, tra le altre questioni […] che “il Paese, l’Europa, la Comunità internazionale sono poste di fronte a scenari nuovi, a problemi estremamente complessi: mi riferisco, tra gli altri, alle conseguenze stringenti dai vincoli che deriveranno da un processo di integrazione europea sempre più serrato, alle nuove, gravi questioni con le quali ci confronteremo negli anni a venire, come quella dell’immigrazione crescente di cittadini dei Paesi poveri verso l’area europea del benessere”.
Quindi rivelò quella statistica iniziale e poi aggiunse: “[…] La conferma della collaborazione tra i democratici è una condizione necessaria per assicurare la governabilità del Paese, un bene che non va disperso con leggerezza”». Sottolineò pure che il valore dell’unione delle forze democratiche era, e per noi è ancora oggi, più che mai necessario per affrontare le emergenze che scaturiscono dalla tragedia di «Charlie Hebdo».
Primo presidente italiano della Cee e poi ministro degli Esteri del governo Cossiga, nel 1987, quando era alla guida della delegazione italiana presso l’Unione europea occidentale, l’onorevole Franco Maria Malfatti tenne una conferenza agli Imprenditori dirigenti romani. Il suo discorso s’intitolò “Il punto sull’Europa” e trattò dei nuovi termini del confronto con l’allora Unione Sovietica, della necessità di rafforzare la sicurezza comune. Si preoccupò di pace e di sicurezza, e delle sue parole ci ricordiamo oggi che ci si allarma di Putin e che la questione di Crimea e Ucraina dimostra come pace e sicurezza siano tornate ad essere insidiate e di nuovo in pericolo.
«Nel processo della costruzione europea – disse allora Malfatti – siamo convinti che dovrà riemergere, prima o poi, anche il tema della difesa europea». Tutti i leader religiosi della città, come ha sempre fatto il vescovo Delio Lucarelli, successore degli Apostoli e pastore dei cattolici reatini, che parla a nome dell’Amore, lavoreranno per la pace e vigileranno su coloro che potrebbero seminare zizzania e odio, per nulla necessari in una temperie di così evidente e marcata gravità con riflessi anche in città.
L’adunata multireligiosa svoltasi venerdì sera può essere l’inizio di un lungo percorso di intelligente collaborazione, di cui però non bisognerà nascondersi le difficoltà per non tradire la verità. Contrariamente a Malfatti, in Italia nessuno più profetizza il presente, come ha scritto il «Corriere della Sera» sabato 10 gennaio a firma di Antonio Polito, in un articolo dal titolo significativo di “Troppi silenzi e amnesie. Ora dobbiamo svegliarci”. E «Le Figaro» di Parigi: «Il numero degli immigranti irregolari verso l’Europa è aumentato nel 2014 del 155%».
[download id=”588, 589″]