Le ceneri del carnevale

Ormai da alcuni anni la sfilata delle maschere per la città si tiene in piena quaresima, a motivo delle condizioni atmosferiche che l’ultima domenica di carnevale sembrano scatenarsi per rendere impraticabile la sfilata.

Si potrebbe dire che c’è lo zampino del diavolo: può darsi!

Lo scorso anno, addirittura, una nota scuola reatina, in ragione della chiusura delle scuole per neve, tenne la festa di carnevale proprio il mercoledì delle ceneri (astinenza e digiuno).

Nessuno disse niente, forse per non essere tacciato di oscurantismo religioso e reazionario.

Quest’anno si dovrebbe tenere la prima domenica di quaresima la kermesse cittadina.

Di solito si risponde accampando scuse, del tipo: ci abbiamo lavorato tanto, ci siamo preparati, è un peccato mandare tutto all’aria. Che sarà mai!

Si potrebbe replicare che se si trattasse di ricorrenze di altre religioni, numericamente minoritarie, per esempio, a nessuno verrebbe in mente di piazzare una sfilata in maschera nella prima domenica di un tempo di penitenza e di austerità.

Ma con le ricorrenze cattoliche possiamo fare quello che ci pare!

Poi lasciamo stare l’aspetto relativo a cosa festeggiamo e di cosa ci prendiamo gioco! Sarebbe un capitolo penoso, giustificando il tutto con frasi del tipo: giusto per far divertire i bambini; per non pensare alla crisi, alla disoccupazione e altre disgrazie.

Quello che invece è preoccupante non è neppure il “relativismo”, ma l’aspetto essenzialmente pedagogico: cosa insegniamo ai nostri figli? Che tipo di senso diamo al tempo, ai periodi dell’anno, alle feste? Al di là dell’aspetto religioso.

Che educazione diamo a ragazzi e giovani che si troveranno a vivere in contesti multireligiosi, multiculturali, molto difficili?

Che senso ha fare una rinuncia, fosse pure ad una festa di ballo in maschera?

Non è semplicemente la morte di Dio o la fine della religione, ma così seppelliamo anche il senso autentico del carnevale, ci cospargiamo delle sue ceneri.