“Laudato sii”, il campo Acr con san Francesco e papa Francesco

Quattro giornate con Francesco: il santo di Assisi e il pontefice che ne ha assunto il nome, ispirandosi a lui per l’enciclica sulla custodia del creato.

“Laudato sii” il tema del camposcuoladiocesano svolto nei giorni scorsi a Morlupo, nell’ex convento francescano di S. Maria Seconda,dall’Acr reatina, in sintonia con l’intera associazione nazionale che ha predisposto il consueto sussidio per i campi estivi proprio su tale tematica, proponendo un percorso che, nel classico sprintacierrino, mettesse in parallelo gli spunti offerti dalla Laudato si’ di papa Francesco e l’esperienza di fede di san Francesco.Seguendo il percorso, sviluppato nella dinamica tipica dell’Acr articolata in attività dal gioco alla riflessione guidata, dalla condivisione in gruppo alla preghiera, una quarantina di ragazzi di Ac –prevalentemente delle parrocchie reatine S. Giovanni Bosco, Regina Pacis e S. Giovanni Battista –hanno vissuto l’esperienza che li ha condotti a scoprire la gioia di sentirsi custodi del creato, ma anche – seguendo le varie fasi del cammino di santità di Francesco d’Assisi, dalla conversione alle stimmate – custodi dei fratelli e discepoli chiamati a custodire la fede e a farsi testimoni di pace.

Proprio il gesto compiuto al momento dell’offertorio nella Messa finale celebrata dall’assistente Acr don Roberto D’Ammando insieme alle famiglie ha suggellato tale impegno: nel deporre sull’altare l’ostia per il sacrificio eucaristico, ogni fanciullo, a significare l’offerta di sé, ha simbolicamente apposto la propria firma sullo striscione con la scritta “pace” quale proposito di essere, secondo il messaggio francescano, strumenti di pace, custodendo la “casa comune” che è il mondo intero.Non è mancata, durante il campo, la visita del vescovo Domenico Pompili, che si è intrattenuto coni ragazzi fino a cena (graditissimo, ovviamente, il gelato da lui portato in dono) non senza cogliere l’occasione per richiamare loro la particolare identità francescana che caratterizza la nostra terra e il dovere di sentirsi particolarmente depositari del messaggio del “Francesco da Rieti”.