Papa Francesco

La forza dell’amore

Francesco all'Angelus: nella croce di Cristo «c’è tutto l’amore di Dio, c’è la sua immensa misericordia».

Soffrire molto, essere rifiutato, venire ucciso e risorgere. Gesù ha lasciato la Galilea e si è recato con i suoi nella città voluta da Erode Filippo e chiamata città di Cesare: Cesarea. È il territorio più a nord della Palestina, vicino alle sorgenti del fiume Giordano. Da qui riprenderà il suo cammino verso Gerusalemme, per l’ultima volta. Ed ecco quei quattro verbi che Marco mette al centro del suo Vangelo: “Cominciò a insegnare loro che il figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere”.
Nel momento in cui i discepoli credono finalmente di aver capito qualcosa di quell’uomo che chiamano il Maestro, ecco che devono fare i conti con parole scioccanti e incomprensibili: sofferenza, morte, resurrezione. I discepoli sono continuamente sollecitati da Gesù a interrogarsi sul senso dell’esistenza, sulle ragioni del loro essergli accanto. “La gente, chi dice che io sia?”. Marco riporta le risposte: Giovanni Battista tornato in vita, Elia o uno dei profeti. “Ne emerge che Gesù è considerato dal popolo un grande profeta”, dice Papa Francesco all’Angelus. “In realtà, a lui non interessano i sondaggi e le chiacchiere della gente. Egli non accetta nemmeno che i suoi discepoli rispondano alle sue domande con formule preconfezionate, citando personaggi famosi della Sacra Scrittura, perché una fede che si riduce alle formule è una fede miope. Il Signore vuole che i suoi discepoli di ieri e di oggi instaurino con lui una relazione personale, e così lo accolgano al centro della loro vita. Per questo li sprona a porsi in tutta verità di fronte a sé stessi, e chiede: ma voi, chi dite che io sia?”. Netta, immediata la risposta di Pietro: “Tu sei il Cristo”

È la prima volta che Pietro prende la parola nel Vangelo di Marco. Ascolta quelle parole che sono il primo annuncio della morte e della risurrezione, e possiamo immaginare lo stupore, in qualche modo il rifiuto per quel cammino che attende Gesù. Pietro si ribella: “Lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo”. Pensa: perché il Signore deve soffrire e morire; non potrebbe essere diverso il destino del loro Messia? Esplode qui il contrasto da Gesù e Pietro: “Va’ dietro a me, Satana – lo chiama Satana, mai nel Vangelo è riportato un dissenso così forte tra i due – perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.

“Va’ dietro di me”. Pietro è di nuovo invitato a obbedire a quella voce che già una volta ha udito, nel primo incontro sulle rive del mare di Galilea, assieme al fratello Andrea: “Venite dietro di me, vi farò pescatori di uomini”. Il posto del discepolo, sembra dirci il Signore, è sempre dietro: “Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Nella croce di Cristo “c’è tutto l’amore di Dio, c’è la sua immensa misericordia”, scrive Papa Francesco, messaggio che accompagna un crocifisso di metallo argentato che regala, al termine dell’Angelus, alle 35 mila persone presenti in piazza san Pietro: “Non è un oggetto ornamentale, ma un segno religioso per contemplare e pregare. Guardando Gesù crocifisso, guardiamo la nostra salvezza”.
Per essere cristiani non basta conoscere la Parola, ma bisogna metterla in pratica con le opere. Per Papa Benedetto XVI: “Se uno ama il prossimo con cuore puro e generoso, vuol dire che conosce veramente Dio. Se invece uno dice di avere fede, ma non ama i fratelli, non è un vero credente. Dio non abita in lui”. E Paolo VI: “O il mondo sarà pervaso dallo spirito di Cristo, o sarà tormentato dal suo stesso progresso fino alle peggiori conseguenze di conflitti, di follie, di tirannie, di rovine. Cristo è più che mai, oggi, necessario”.
Per essere discepoli di Gesù, dice Francesco, “bisogna rinnegare sé stessi, cioè le pretese del proprio orgoglio egoistico, e prendere la propria croce”. La regola fondamentale: “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà”. Spesso nella vita “sbagliamo strada, cercando la felicità solo nelle cose, o nelle persone che trattiamo come cose. Ma la felicità la troviamo soltanto quando l’amore, quello vero, ci incontra, ci sorprende, ci cambia”.