La città delle antenne

Antenna

Nelle città “normali”, le Amministazioni approfittano delle rotatorie e delle aiuole spartitraffico per fare spazio a oggetti significativi.

Le occupano con monumenti, con oggetti che raccontano qualcosa della città, della sua storia, della sua gente.

Ma Rieti non sembra essere una città normale. È sempre, per così dire, in “leggera controtendenza”!

Cose che altrove sono quasi banali (dalla gestione dei rifiuti alle zone pedonali, fino alla pulizia delle caditoie) da noi richiedono convegni, dibattiti e un’infinità di comunicati stampa. E poi, magari, non si fanno lo stesso.

Dev’essere sull’onda di questa originalità che gli impianti della telefonia mobile vengono sistemati laddove, per l’appunto, troverebbe posto un monumento.

Di certo non è una scelta frutto di improvvisazione. E a naso sembra riduttivo credere che la si faccia solo per motivi di cassa, per dare una boccata di ossigeno alle asfittiche disponibilità comunali.

Volendo, si potrebbe cogliere in questi grigi antennoni il gusto per gli obelischi che hanno sempre avuto gli imperi. In questo caso, ovviamente, ad essere celebrata e vincente sarebbe la prepotenza dei grandi interessi che ruotano attorno alle telecomunicazioni. E ad essere sconfitta sarebbe la qualità della vita dei cittadini.

Ma ci sembra troppo. Di conseguenza preferiamo pensare che chi ha disposto lo scempio voglia affermare in modo semplice e definitivo la vittoria del brutto sul bello, della stupidità sulla ragionevolezza, dell’indecenza sul decoro. In ogni caso troverà facile scudo nel solito argomento della improrogabile necessità.

Dovremo pur telefonare, risponderà a chi tiene alla salute, oltre che al paesaggio. E in ogni caso la colpa la si può sempre dare a chi c’era prima, a chi ha male amministrato prima di lasciare il passo al nuovo che avanza.