Insieme per la famiglia

Aperto ufficialmente l’anno che la diocesi ha scelto di dedicare alla famiglia, la sottolineatura pastorale su questo tema entra nel vivo. In realtà già da settembre si stava puntando a richiamare l’attenzione di parrocchie e vicarie alle tante sfide che la realtà familiare pone oggi alla Chiesa. Ne parliamo con Massimo Casciani, il quale, oltre a dirigere in diocesi l’ufficio comunicazioni sociali, da un anno e mezzo opera anche al Consultorio familiare “Sabino”, quale presidente della onlus che gestisce la struttura cattolica a servizio della coppia e delle relazioni familiari.

Oltre al servizio di sempre, quale contributo pensa di offrire alla Chiesa locale specificamente il consultorio per questo anno della famiglia?

Intanto speriamo che il consultorio sia conosciuto di più sia dalla società civile che dalla realtà ecclesiale; poi ci auguriamo che aumenti la comunicazione e lo scambio di opinioni sulle problematiche familiari. Sarebbe già un grosso passo in avanti.

Uno dei punti su cui parrocchie e vicarie sono già state invitate a riflettere è la revisione dei corsi prematrimoniali; il consultorio ha presentato delle proposte che hanno suscitato reazioni non sempre favorevoli…

La proposta del consultorio, in realtà, non contiene niente di nuovo. Solo che la parte più propriamente teologica sia fatta precedere da una di tipo psicologico, giuridico e sessuologico. Ho saputo che negli anni settanta su dieci incontri ben sette erano di questo tipo e tre di natura più prettamente religiosa. In quarant’anni siamo tornati indietro: abbiamo pensato che la sola teologia bastasse. Ma i dati dimostrano che è stato un madornale errore.

Ma al di là dei corsi di preparazione al matrimonio, parlando in senso più ampio di pastorale dei fidanzati e delle giovani coppie, l’azione del consultorio può essere di supporto a quello che le parrocchie riescono – o non riescono – a fare?

Certamente, poiché le crisi sono soprattutto di tipo relazionale e radicate nella scarsa conoscenza delle caratteristiche psichiche e sessuali dell’altro. Se la pastorale giovanile e quella delle giovani coppie comincia ad aprirsi all’apporto delle scienze umane il terreno su cui si getta il seme del Vangelo sarà più ospitale e più fertile.

Anche l’avere come diocesi (consultorio in primis) promosso uno sportello informativo sulle questioni di nullità matrimoniale ha suscitato qualche critica: come se la Chiesa volesse favorire lo scioglimento delle unioni coniugali anziché difenderle con ogni sforzo…

Le unioni coniugali spesso si fondano sulla superficialità e anche su un po’ di ipocrisia; quest’ultima è anche comprensibile, ma il lusso della superficialità in questo specifico contesto, molto più complesso che nel passato, non possiamo più permettercelo. Spesso le persone accedono alla separazione civile e al divorzio non sapendo di avere un matrimonio canonico che è nullo fin dall’inizio. Aiutare queste persone a verificare la nullità non è poi tutto questo male. Il matrimonio è una realtà che precede il cristianesimo; è un fatto anzitutto umano. È una realtà disciplinata dal diritto, civile e canonico. Ha dei risvolti sociali, economici, giuridici. La sola teologia e il solo Vangelo non possono bastare.

Operatori preparati in modo specifico come i consulenti familiari e gli esperti delle varie discipline che li coadiuvano possono intervenire nelle situazioni di famiglie e coppie in modo più “professionale”… ma l’azione di vicinanza “a tu per tu” di sacerdoti e comunità cristiane non è ancora più preziosa per chi vive problemi familiari?

La vicinanza degli operatori pastorali, soprattutto di sacerdoti, ma anche di diaconi, è molto importante come prima accoglienza. Ma questi devono avere l’umiltà e il coraggio, ma soprattutto la lungimiranza, di indirizzare le coppie da chi può aiutarle con perizia e competenza specifica.

Il “Sabino” aveva avviato un’azione di presenza anche nel mondo della scuola superiore. Quella di una sana educazione all’affettività dei nostri adolescenti non è una sfida che per la Chiesa parte con armi spuntate?

Da quello che penso di aver capito, essendo ogni settimana a contatto con più di 400 studenti delle superiori come insegnante, è che la visione della sessualità che emerge dal Vangelo e dall’esperienza cristiana è presentata male già nella catechesi dell’iniziazione. Quindi ritengo quasi inutile un incontro di consulenti con gli alunni. Ritengo che i catechisti e spesso alcuni sacerdoti presentino la sessualità in modo inadeguato, proibitivo. Il peccato sessuale è il peccato per antonomasia. Se si continua così sarà sempre peggio. La Chiesa deve cambiare approccio, c’è poco da dire: lo può fare solo ascoltando prima chi è competente, pure se non fosse di orientamento cristiano, soprattutto per i grandi progressi in queste discipline negli ultimi anni!

Un’ultima considerazione riguardo il Sinodo dei vescovi che papa Francesco ha voluto dedicare proprio alla famiglia e i relativi questionari all’uopo diffusi dalla Santa Sede: non dovrebbero essere accolti con particolare zelo da una diocesi che ha scelto di concentrarsi su questo stesso tema?

È vero. Ma è pur vero che i tempi dati dall’organismo a ciò preposto sono stati troppo stretti. Ma ho l’impressione che molti abbiano avuto paura di confrontarsi con i fedeli su tematiche scottanti e di ricevere risposte scioccanti. Ascoltare il popolo di Dio è l’unico modo per ripartire con una pastorale motivante e brillante. Viceversa l’impoverimento delle parrocchie sarà irreversibile.