Spesso la violenza con cui la scure della crisi si abbatte sulle imprese italiane è talmente forte da non lasciare speranza, e la ripercussione sulla vita dei lavoratori è, in alcuni casi, drammatica.
Il recente suicidio dei coniugi di Civitanova Marche, esodato lui, con la pensione sociale lei, ha gettato un intero Paese nel dolore e nell’incredulità generale. «Omicidio di Stato», qualcuno ha sentenziato. Sono in molti a pensarla così, complice l’effettiva incapacità delle Istituzioni a perseguire una politica di cambiamento e di investimento.
Ma accanto alle grida disperate di quanti non arrivano più a fine mese, vi sono quelle silenziose, ma altrettanto assordanti, di coloro che lamentano l’inefficienza della politica, la cui indifferenza è spesso ben più grave della loro comprovata incapacità a uscire dalla crisi. È la voce di quegli imprenditori che lottano dall’interno per non soccombere e propongono idee e soluzioni per un finale diverso.
Abbiamo raccolto lo sfogo di Alessandro Di Venanzio, amministratore delegato della Phoenix Electronic System e presidente PMI Rieti. Da più di vent’anni opera a livello internazionale nel settore dei cablaggi. «Ormai non è più tempo per le nostre imprese – tuona amaro – non possiamo più permettere che vengano prese in giro le nostre aziende e i nostri collaboratori. Abbiamo avuto quasi 1 milione di posti in meno, ogni giorno hanno chiuso più di 40 imprese e in 5 anni quasi ottantamila aziende manifatturiere».
La situazione dell’industria italiana è fortemente compromessa, difficile pensare ad un suo riscatto dunque.
Dobbiamo assolutamente ridare fiducia al nostro futuro. In Italia siamo purtroppo di fronte ad una desertificazione industriale: definirci affannati è pura approssimazione. Alcuni nostri colleghi, poi, preferiscono fuggire da questo sistema, che toglie aria e voglia di andare avanti. Noi ribadiamo la centralità del nostro sistema manifatturiero: senza non si va da nessuna parte.
C’è anche la questione dei rapporti tra le pubbliche amministrazioni e le imprese…
Non entro nel merito di quanto sta avvenendo sul pagamento delle pubbliche amministrazioni, aspettavamo da troppo tempo la certificazione del credito, ma ho paura che essendo sempre indietro con la tanto decantata “semplificazione amministrativa” non avremmo risultati a breve.
Quale può essere una soluzione per riscattare l’identità e l’esistenza delle imprese italiane e quindi anche reatine?
Dobbiamo parlare e creare “reti reali”, approfittando ed approfondendo i bandi europei che permetterebbero a molte PMI di attivare progetti e portare a casa risultati. Nel mio comitato di PMI abbiamo elaborato una serie di azioni mirate e concrete. Posso anticipare che assieme al mio vice Francesco Fuggetta porteremo nel nostro territorio imprenditori della nostra Unione Industriale a conoscere le nostre grandi eccellenze e le varie problematiche. A parte le reti progettuali, noi miriamo alle reti dei nostri imprenditori, miriamo appunto al made in Unindustria; inizieremo a metà mese, e siamo sicuri di svolgere il ruolo di chi non ha fatto il proprio dovere in tutti questi anni. Io sarò a Torino, nella due giorni di mobilitazione nazionale a fianco del Presidente Boccia, per mobilitare l’intero sistema impresa Italia. Dobbiamo senza remore inchiodare la politica alle sue gravi responsabilità.
Sul territorio reatino il caso Ritel è l’esempio più eclatante di questa “grave responsabilità politica”. Come considera l’ultimo risultato?
Deludente. Assumere solo 20 persone con l’aiuto dello Stato, o se preferite di Finmeccanica, mi fa tremare i polsi. Conosco il dott. Carlo Guidetti e lo stimo e lo apprezzo per essere un giovane forte e competente, ma a Rieti noi abbiamo un patrimonio di personale con alto know how che va dall’ex Telettra all’ex Vanossi all’ex Texas e non vorrei dire altre “ex”…».
Quindi, quale potrebbe essere la soluzione?
Diciamo che si potrebbe realizzare un tavolo “reale” con imprenditori locali e politici. Io non voglio discutere con il mio amico Guidetti, ma se lo Stato o Finmeccanica trovano adeguate risorse economiche, allora è possibile trovare una soluzione per creare occupazione per più persone. Ripeto, è un momento veramente duro e particolare, ogni nostro sforzo deve raggiungere risultati concreti; in Unindustria lo sappiamo e lavoriamo sull’occupazione e sull’accesso al credito, altra nota super dolente per le nostre aziende. Dobbiamo prefiggerci l’obiettivo della necessità di lavorare in rete e non permettere sperperi di danaro pubblico; dobbiamo ridare fiducia e vitalità alle nostre imprese e ai nostri lavoratori, solo così potremmo sperare in futuro migliore».