«Dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina». A partire dalle parole usate da Gesù per replicare ai farisei che vorrebbero metterlo in difficoltà a proposito alla questione del divorzio, il vescovo Domenico è entrato nel merito dei rapporti tra l’uomo e la donna. Rivolgendosi ai fedeli riuniti a Greccio, mons Pompili ha individuato i due argomenti che stanno al cuore del brano evangelico: la pari dignità dei sessi, e la relazione come dimensione che permette a ciascuno di ritrovare se stesso.
«Gesù afferma insieme l’uguaglianza e la differenza», ha spiegato il vescovo, precisando che ancora oggi i due termini «sono la sfida che ci sta davanti». Una sfida decisiva, e non a caso le parole di Gesù «mirano più a fondare la specie umana che l’unità della coppia». Anche se è nella mancata comprensione del senso profondo di uguaglianza e differenza tra uomo e donna che si può individuare la ragione di tanti fallimenti nella relazione tra le persone. «Una fragilità oramai sistemica della famiglia», che nasce «dalla mancanza di questi due aspetti che debbono stare insieme».
In tante crisi di coppia a pesare è la mancata consapevolezza di parità, ma i sintomi di questa incomprensione si trovano anche altrove: ad esempio in quelli che «vorrebbero riportare indietro le lancette dell’orologio», che «vorrebbero di nuovo le donne tutte a casa», che «vorrebbero congelare la crescita in consapevolezza della donna», in nome della «nostalgia del mondo che sarebbe stato». E poi nella sperequazione evidente tra uomini e donne nel mondo del lavoro.
Quanto alla negazione della differenza, la si riconosce ogni volta che si sente dire che «tra maschio e femmina non c’è più differenza», nel senso che «il sesso stesso sarebbe irrilevante perché ciascuno può decidere cosa essere e quando».
Nulla di più sbagliato, ha spiegato don Domenico, perché «la sessualità, l’essere maschio o femmina, corrisponde a un modo di stare e di guardare al mondo. Quando Adamo la vede, Eva gli sta “di contro”: è lo stare “di contro” che dobbiamo ritrovare. Non siamo cloni, abbiamo profonde differenze, e sono queste che attivano il dialogo e fanno crescere la persona». Lo si sperimenta «nell’innamoramento, quando troviamo in chi ci sta di fronte il modo per capire chi siamo».
In questo discorso sull’uguaglianza nella differenza Gesù conclude mettendo al centro dei bambini: «Sono coloro che istintivamente sanno di essere uguali, ma diversi, che affidano con grande spontaneità all’altro, ma senza mai dimenticare di essere differenti». Ma il riferimento ai bambini è anche un modo per chiudere il cerchio della famiglia, presa anche da San Francesco come modello per la convivenza dei suoi frati.
«Nel sogno di Dio – ha concluso il vescovo – l’uomo esiste solo in questa relazione tra maschio e femmina. L’immagine di Dio è questa forma di relazione. Tutto il resto è qualcosa di impoverito».