Giugno Antoniano Reatino 2022

Il cardinale Ravasi al Giugno Antoniano: «Il primo impegno della comunità è accogliere»

Il cardinale Gianfranco Ravasi, dalla Basilica di di Sant’Agostino, si mette in sintonia con i sentimenti di un padre per i suoi figli e dei figli per il pastore che si preparano a salutare

«Vorrei idealmente dar voce all’emozione del vostro vescovo Domenico: quella che lui ha rappresentato ieri incontrando la vostra comunità per annunciare la sua partenza da questa città. Lui che è stato in questi 7 anni il vostro compagno di viaggio, devo dire anche quando il cielo era tenebroso, quando c’era la drammaticità del terremoto…».

Il cardinale Gianfranco Ravasi, dall’ambone di Sant’Agostino, si mette in sintonia con i sentimenti di un padre per i suoi figli e dei figli per il pastore che si preparano a salutare. Invitato a Rieti a celebrare  il solenne pontificale della domenica clou dei festeggiamenti antoniani, quella che nel pomeriggio vedrà il “trionfo” di sant’Antonio con il ritorno della processione dei ceri, giunge in città accompagnato dall’arcivescovo irlandese monsignor Paul Tighe, segretario del Pontifico Consiglio della Cultura del quale egli è presidente. Accolto in vescovado, rilascia con estrema benevolenza un’intervista per le pagine di Frontiera (uscirà sul settimanale cartaceo che sarà in edicola venerdì prossimo) e poi assieme a monsignor Pompili raggiunge la basilica agostiniana di piazza Mazzini, salutato dai vertici della Pia Unione Sant’Antonio, dai fratelli portatori che partecipano alla celebrazione, dalle autorità cittadine.

Nell’omelia, il primo pensiero, dunque, va al vescovo Domenico all’indomani dell’annuncio del suo prossimo trasferimento a Verona. Con lui, riferisce il porporato, si conoscono dai tempi in cui Pompili era ancora giovanissimo sacerdote.  «L’avevo incontrato più di una volta per il legame anche di amicizia che mi legava al suo vescovo di allora. E che è diventato poi un’amicizia che, perdurata poi negli anni successivi, anche se le nostre strade si sono separate. Ecco questo momento di emozione sua è un po anche una mia emozione». Ravasi ricorda di essere stato a Rieti, quando era prete e prefetto della Biblioteca Ambrosiana, a tenere una conferenza proprio a Sant’Agostino. Un clima di “familiarità assembleare” con cui invita alla riflessione sulle letture proclamate. Del brano evangelico dei 72 discepoli invitati in missione il cardinale sottolinea in particolare questo aspetto del non essere «soltanto 12: non quindi soltanto i ministri sacerdotali, diremmo noi. Ma tutti voi tutta la Comunità dei discepoli». E poi l’esortazione di Gesù a portare pace nella città e nella casa in cui si viene accolti: «Ecco il primo impegno della comunità: accogliere dando anche il cibo, che non è soltanto il cibo fisico e anche il cibo della parola, dell’amicizia, della vicinanza, soprattutto quando si tratta di stranieri».

Altro pensiero lo coglie dal brano di Isaia, tutto “al femminile” con Gerusalemme che «è rappresentata come una madre, una giovane donna, una giovane madre che allatta la sua creatura». Un’immagine che aiuta a cogliere, dice Ravasi, «lo sguardo femminile anche di Dio: Dio è padre e madre». E conclude l’omelia citando un bel passo di uno dei Sermoni di sant’Antonio, dinanzi alla cui effigie, addobbata a festa, celebra l’Eucaristia domenicale.

A conclusione della liturgia, l’omaggio della Pia Unione ai suoi due priori emeriti ancora in vita: Giuseppe Iacoboni e Marino Flammini, che hanno guidato il sodalizio negli anni passati, ai quali Ravasi e Pompili consegnano due targhe (portate dal nuovo giovane priore Alessandro Brunelli) come riconoscimento per l’impegno profuso «nella diffusione del messaggio antoniano».

Prima, però, il ringraziamento da parte di don Domenico all’amico biblista milanese che guida l’importante dicastero vaticano, che Pompili definisce «un sapiente divulgatore della Bibbia, che di più di chiunque altro ha cercato quanto essa rappresenti il “codice segreto” della nostra civiltà occidentale»: il vescovo esprime la profonda gratitudine, a nome della comunità reatina, a Ravasi, «per essere venuto oggi a festeggiare con noi sant’Antonio, la cui lingua tutti sappiamo essere stata a servizio della Parola».