Funerali terremoto: mons. D’Ercole (Ascoli Piceno), “dialogare con la natura e non provocarla indebitamente”

“Dio pare tacere, le nostre sembrano chiamate senza risposta” ma “Dio non scappa dalle responsabilità, il grido degli angosciati gli fa vibrare le viscere. Non teme l’imprecare dell’uomo, non s’arrabatta nell’ira”.

Durante l’omelia per le esequie celebrate nella palestra adiacente all’ospedale “Mazzoni” di Ascoli, il vescovo Giovanni D’Ercole ha ricordato le due sorelline – Giulia e Giorgia – estrette dalla macerie, l’una morta e l’altra viva: “La più grande, Giulia, purtroppo morta, ma ritrovata in una posizione protettiva su Giorgia, una bimbetta di scarsi cinque anni, che sembrava spaesata con la bocca piena di macerie. Morte e vita erano abbracciate, ma ha vinto la vita: Giorgia”. Un “terremoto è la fine”, ha proseguito mons. D’Ercole, ma “la nostra terra è popolata di gente che non si scoraggia. Mi rivolgo soprattutto a voi, giovani, che ben sapete che i nostri nonni erano contadini. È saggio dialogare con la natura e non provocarla indebitamente”. “I sismologi tentano di prevedere il terremoto – ha sottolineato -, ma solo la fede ci aiuta a superarlo. La fede, la nostra difficile fede, ci indica come riprendere il cammino: con i piedi per terra e lo sguardo al cielo”. “Amici tutti – ha concluso mons. D’Ercole -, non abbiate paura, non vi lasceremo soli. Non abbiate paura di gridare la vostra sofferenza, ma non perdete coraggio. Insieme ricostruiremo le nostre case e chiese; insieme soprattutto ridaremo vita alle nostre comunità, a partire proprio dalle nostre tradizioni e dalle macerie della morte”.