Dolori africani

Sconcertato e amareggiato, continuo ad assistere impotente allo sbarco di tanti migranti nei barconi della morte.

Le coste siciliane sono una meraviglia della natura. E viste dal lato opposto del Mediterraneo sembrano sicuramente ancora più attraenti. E da tanta bellezza nasce sicuramente la profonda solidarietà delle popolazioni siciliane e delle istituzioni italiane.

Ma, paradossalmente, questa forza positiva nasconde il vero problema del continente africano. L’Africa sub-sahariana conosce la pioggia 6 mesi l’anno, ha terre fertilissime da arare, è ricca di acque e di sole. Eppure sembra aver bisogno di essere continuamente soccorsa, quasi fosse un malato incapace di ristabilirsi.

È una contraddizione che colpisce, anche perché nel frattempo gli affari – tanti affari – sono sempre in corso. Basta vedere la presenza massiccia degli italiani, dei francesi, dei libanesi, degli indiani, dei pakistani, dei bangladeshi e sopratutto dei cinesi.

Tutti impegnati nel saccheggio sistematico delle risorse del sottosuolo del continente africano: uranio, rame, diamanti, oro, petrolio, e tanti altri metalli e materiali rari o preziosi con cui si realizzano i miracoli tecnologici delle economie occidentali, vengono sottratti ai popoli africani attraverso operazioni di stampo mafioso con la complicità di padrini locali e internazionali.

Sono i governanti corrotti, i dittatori militari e civili: gente sostenuta dalle lobby delle armi, dagli interessi non dichiarabili dei governi occidentali. Forse, di fronte a questo gioco poco pulito, davanti ai sedicenti esperti dei problemi dell’Africa dovremmo domandarci: chi inganna chi?

Popolazioni intere rimangono ostaggio di una miseria senza fine. Spesso le sfama solo la nostra elemosina. Non è qualcosa che continua ad offendere e ad umiliare un intero continente?

I padrini e gli sfruttatori internazionali sono da sempre le multinazionali: americane, europee, israeliane, libanesi ed ora asiatiche ed australiane. Ma le responsabilità ricadono anche su istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Da lì vengono fiumi di denaro. I loro prestiti dovrebbero aiutare le nazioni. Nella maggior parte dei casi fanno solo ingrassare pochi “amici degli amici”, africani e occidentali. Ed il conto lo pagano quei Paesi che affondano sotto il peso di un debito crescente. Un fardello che mai è servito a creare quelle infrastrutture di cui l’Africa ha bisogno: ospedali, scuole, strade, e promozione dell’agricoltura e del turismo.

Ed in tutta questa miseria nasce e si riproduce l’onda umana che arriva sulle nostre coste. Un odioso sistema criminale che trasforma la migrazione di quelli che scampano alla morte (se non la ritrovano nelle false carovane della speranza), in business, in tratta di esseri umani. Una fuga dalla violenza condotta con la logica della violenza, nel pieno disprezzo di tutti i diritti umani.

Una grande speculazione sulla persona umana che arriva a toccare pure le adozioni internazionali. Non lo si dice in giro, ma è un mercato molto redditizio. Un bambino da adottare costa fino ai 30 mila euro. Un prezzo che include il pizzo che intascano i funzionari africani del Ministero degli Affari Esteri, gli operatori della dogana e gli addetti delle ambasciate straniere che agevolano queste operazioni. Magari illudendo gli africani che l’adozione dei loro bambini in Europa o in America risolva qualche problema.

Ma l’Occidente non è l’Eldorado. I Paesi ricchi non dispongono di chissà quale soluzione per risolvere i problemi della miseria dei popoli. La strategia più vantaggiosa sembrerebbe quella di lasciare che l’Africa lavori su un’autentica indipendenza delle menti, delle coscienze, del cuore. La logica occidentale del potere del dio danaro non è priva di fascino, ma in Africa continua a lasciare migliaia e migliaia di bambini orfani.

L’Africa potrà conoscere una pace duratura solo se i suoi popoli riusciranno a liberarsi dalle guerre, dai governi corrotti, dalle dittature, dagli affari sporchi del mondo dell’alta finanza.

Nella cultura africana non esiste un bambino senza legame con il territorio o la comunità. C’è sempre un parente che può prendersi cura dell’orfano. Il migliore aiuto che possiamo dargli è nell’aiutarlo a sopravvivere contando su di sé, come soggetto autonomo, libero, la cui “dignità” è propria, e non derivata dalla carità pelosa dell’Occidente.

E l’Occidente la smetta di acquistare bambini in Africa. Pensi piuttosto a tutta la vita che rifiuta sul proprio suolo. Lasci nascere e si prenda cura dei suoi figli. Lasci in Africa i figli dell’Africa, invece di sradicarli dalla loro cultura, dalla loro terra…

L’Africa si sta organizzando. Ci sono realtà, anche nelle diocesi e negli istituti religiosi africani che cercano di prendersi cura di questi orfani. Un giorno saranno loro a lottare contro lo sfruttamento dell’Africa. Saranno loro ad opporsi alla radice di ogni male di questo grande continente.

Tempo fa 31 bambini sono arrivati in Italia dopo qualche difficoltà. Si troveranno certamente bene. Ma il caso ha fatto clamore e ha commosso: c’era dentro il diritto delle famiglie italiane, il prestigio dello Stato, e la tenerezza per quelle giovani vite.

Ma a che è servito tanto trionfalismo sui media? In fondo abbiamo risolto un problema da poco rispetto all’infinita moltitudine dei piccoli orfani africani. Oggi di loro nessuno parla: in Occidente non ci vogliono venire. Ma forse ce ne occuperemo fra qualche anno, quando saranno costretti, a bussare alle nostre coste. Ma a quel punto ci faranno meno tenerezza, e qualcuno dirà che li dobbiamo respingere.

Punti di vista, è vero. Ma non sarebbe meglio agire per tempo e aiutare l’Africa in Africa?