Divertimento e solidarietà con la “pesca missionaria” a Canetra

È stata la solidarietà sincera e incondizionata la vera protagonista, domenica 23 ottobre, nella Parrocchia di San Biagio a Canetra di Castel Sant’Angelo.

Nel pomeriggio della domenica diocesana per le missioni, infatti, presso l’Istituto delle Suore di “Maria Bambina”, si è svolta, come ormai è tradizione, anche la consueta Pesca di beneficienza, seguita dalla Lotteria, con in palio vari premi offerti dal commercianti della zona. Tutto il ricavato servirà a contribuire alle varie missioni attive in più parti del mondo e sostenute proprio dalle Suore di Maria Bambina.

È stata l’occasione per ritrovarsi e passare un pomeriggio tutti quanti assieme tra canti, balli, calci al pallone, vincite più o meno fortune e ricche abbuffate, senza mai, però, perdere di vista il fine, la solidarietà e la condivisione.

Il piccolo cortile dell’oratorio ha visto riempirsi di tante persone, dai bambini dell’asilo fino ai nonni, presi in una gara di solidarietà sorprendente. Tante persone, ma un’unica convinzione: «siamo tutti discepoli missionari», come più volte ricordato da Papa Francesco.

In quest’ottica, dunque, una semplice iniziativa messa in campo da un piccola comunità di montagna diventa testimonianza concreta dell’impegno a cui tutti siamo chiamati in quanto Cristiani, essere portatori della Buona Notizia, «ciascuno nel posto che il Signore gli ha assegnato». Ed è proprio per questo motivo che si è scelto di far coincidere con la Festa missionaria l’inizio dell’anno catechistico, con il mandato durante la Santa Messa della mattina, e le varie attività nel pomeriggio, quest’anno arricchite anche dal nuovo gruppo di post-cresima, che dopo un po’ di tempo torna ad accompagnare quanti vogliono continuare il cammino già intrapreso verso la “Vera meta”.

Due momenti diversi, ma che ci dicono entrambi la stessa cosa: ognuno di noi deve iniziare a preparare il terreno, a tracciare i solchi, perché il seme del Signore vi trovi posto e porti frutto.

Tutti noi, dunque, possiamo e dobbiamo essere discepoli missionari, a patto che impariamo a farci prossimi per gli altri, che le nostre parole e i nostri gesti abbiano il sapore di Dio.

Un imperativo che si tramuta in impegno concreto, soprattutto in un momento così difficile per tutto il Centro Italia, e non solo, a cui, come Chiesa locale, siamo chiamati a dare una risposta. Fin dal sisma del 24 agosto, infatti, e in modo particolare dopo gli ultimi giorni, l’oratorio parrocchiale è diventato il centro in cui tutta la nostra comunità di Castel Sant’Angelo, sebbene colpita solo lievemente dal terremoto, si ritrova e si fa forza.

Il campetto parrocchiale, che, a seguito della forte scossa di domenica 30, ha ospitato la Santa Messa, e ha poi visto disputare il torneo dei più giovani, diventa un po’ il simbolo di questa ripartenza, puntando sui bambini e i ragazzi, che, nonostante la paura, non perdono la voglia di correre dietro ad un pallone.

Proprio per non lasciarli soli, infatti, sono state organizzate una serie di attività in cui i momenti ludico-ricreativi sono accompagnati ad altri di riflessione su questi giorni difficili che stiamo vivendo.

È un mettere in pratica quell’imperativo “Be home” (“Sii casa”) che ha accompagnato noi animatori durante il mese di CRE lo scorso luglio: un aprirsi all’altro, alle sue paure, ai suoi interrogativi e far in modo che questi trovino la direzione giusta per essere soddisfatti.

In questi giorni in cui la gioia è soffocata dall’angoscia e la speranza cede il passo alla paura, come comunità abbiamo trovato nell’oratorio una casa, in cui quelle parole che il Signore ci rivolge il giorno di Ognissanti, “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”, oggi hanno il suono rassicurante e risoluto del nostro parroco, Don Ferruccio Bellegante, e il volto sorridente e le braccia spalancate delle nostre Suore di Maria Bambina, da più di 70 anni testimonianza concreta di Vangelo vissuto in mezzo a noi, missionarie miti e appassionate di quell’Amore che si spezza per noi.

Ed è anche grazie a loro che oggi questo terremoto fa un po’ meno paura.