Cotral: muoversi al tempo della crisi

Il trasporto pubblico versa in grave crisi. I lavoratori del settore sono costretti a far fronte a tagli, esternalizzazioni e situazioni difficili. Gli utenti incontrano disagi crescenti sia nel trasporto nazionale che sulle reti locali. Eppure il comparto è strategico, soprattutto in tempo di crisi. Quando le risorse diminuiscono, aumenta il numero di quelli che hanno bisogno del trasporto collettivo.

Abbiamo affrontato il tema con i rappresentanti sindacali Sandro De Luca (Uil) e Arnaldo Proietti (Cisl) della Cotral, azienda da tempo protagonista di polemiche, lamentele e disservizi.

Qual è la situazione al momento attuale?

È tutto molto complicato, l’azienda si muove a piccoli passi. A Rieti le cose sono anche peggiori che altrove. Non si tiene conto della specificità del territorio: quello di Rieti viene considerato da Cotral come un qualunque altro impianto periferico, ma non è così. In realtà, oltre che i bisogni del capoluogo, deve soddisfare quelli delle località più remote della provincia, e cercare di assicurare alla popolazione quello che a conti fatti è un vero e proprio servizio sociale.

In effetti il servizio pubblico rappresenta un importante margine di autonomia per i più deboli.

Certo, e andrebbe potenziato, altro che tagli! Basti pensare che il servizio offerto da Cotral è l’unica alternativa all’auto privata sia per gli spostamenti all’interno della provincia che verso il resto del Lazio. Permette la mobilità degli anziani, degli studenti, degli immigrati, dei più poveri. Togliere o ridurre il servizio equivarrebbe di fatto a limitare la libera circolazione di un’ampia fascia di popolazione.

Possibile che l’azienda non cerchi di risolvere i problemi? Mancano i soldi?

Nell’ultimo periodo il settore del trasporto pubblico sta subendo tagli importanti, ma forse non è il primo dei problemi. I danni più grossi li fa la gestione scellerata dell’azienda. Chi si è avvicendato ai piani alti di Cotral, spesso ha cercato di mascherare la propria incompetenza con la presa in giro di utenti e dipendenti. Soprattutto i secondi vengono incolpati di tutti i problemi. In realtà si fanno carico di risolverli, spesso senza avere neppure i mezzi. Quanto è credibile che i lavoratori cerchino di mettere in difficoltà l’azienda che dà loro il pane? È dall’alto che si continua a buttare sabbia sugli ingranaggi. C’è poco da fare: l’incompetenza aumenta i costi e rende inefficente il servizio. La spending review ha tratti quasi criminali, e avrà conseguenze irreversibili su tutto il sistema, ma di certo non corregge le cause di una gestione stracciona e approssimativa.

Perché il problema è politico?

La domanda giusta è: chi nomina i dirigenti? La proprietà di Cotral è pubblica, per lo più riconducibile alla Regione Lazio. Poi ci sono le piccole partecipazioni delle province. Ci sarebbe da capire perché non sia all’ordine del giorno il riassetto dell’intero settore, nonostante gli evidenti disequilibri. Ci sono zone servite e riverite, nelle quali gli autobus passano in continuazione mezzi vuoti, ed altre trascurate, dove passa una corsa “ogni morte di papa”.

Uno strano modo di progettare i servizi pubblici…

Sì, davvero strano. Viene il sospetto che certe scelte non siano il semplice frutto dell’inettitudine. Sono talmente stupide e irrazionali che sembrano fatte a posta. Non sarà che certi disservizi siano propedeutici all’ingresso in pompa magna di qualche “messia” privato? Non è difficile vedere i mezzi di certi imprenditori dei trasporti che si aggirano come avvoltoi su alcune tratte piuttosto redditizie. I rimborsi a chilometro fanno gola a tanti e gli squilibri nel mercato del lavoro aiutano a contenere le spese. Un buon affare per chi se lo può permettere…

Ma il privato non funziona meglio?

È una cantilena che ha stancato. A guardar bene davvero non si capisce in cosa i privati possano essere migliori. Certi discorsi sull’efficenza sono un mito. Solitamente, dove sostituiscono il trasporto pubblico, finiscono con il pesare di più sulle tasche di tutti. Spesso nemmeno ce ne accorgiamo. Magari vediamo che il privato triplica i viaggi: non importa che i mezzi viaggino quasi vuoti: l’importante è che i rimborsi arrivino interi e che il sindaco o l’assessore di turno possano raccogliere un consenso falso e viziato.

Perché alla lunga bisogna razionalizzare le spese…

Sì, lo dice anche Cotral. La speranza è che non si voglia tagliare solo sui lavoratori, soprattutto sugli autisti. Certi annunci sui turni di servizio sollevano più di una preoccupazione. Intanto ci sono numerose sedi, inutili se non dannose, la cui chiusura è stata decisa da anni. Eppure resistono, quasi come morti viventi. Forse per appagare i desideri di qualche innominabile.

Ad esempio?

Ad esempio in Sabina: dal piano impianti ce n’è uno che risulta chiuso da diversi anni, eppure sembra che l’azienda intenda ancora investirci dei soldi. È una scelta discutibile, anche perché ci sono segnali che ricordano la vicenda dello storico impianto di Rieti, chiuso dalla magistratura per motivi ambientali e di sicurezza. Forse ci sono modi migliori di impiegare le poche risorse. Ad esempio sarebbe il caso di potenziare il capolinea di un importante paese dell’alto Lazio: manca di tutto. Da anni i sindacati sollecitano l’azienda a un piccolo investimento: la posa di un container che dia un minimo di servizi e la sistemazione del piazzale. Una spesa minima che darebbe un segno di rispetto e dignità ai lavoratori. Invece quotidianamente capita allo sfortunato di turno di restare esposto alle intemperie sei ore, senza nemmeno un riparo.

Mentre l’utenza si lamenta…

E come potrebbe fare diversamente? Gli autobus, vecchi e spompati, si rompono nonostante l’accorato lavoro delle officine e l’attenzione degli autisti. Il servizio peggiora, le tariffe aumentano… certe volte è un’impresa pure fare il biglietto! A Rieti la situazione è quasi paradossale: per sottoscrivere l’abbonamento all’unico vettore capace di garantire mobilità verso l’esterno è necessario arrivare a Roma. Da Amatrice un utente deve fare trecento chilometri per sottoscrivere un abbonamento annuale. Che alla politica non interessi lo possiamo capire: i media ci ricordano in continuazione che hanno ben altro da fare. Più strano è che una azienda in cerca di fondi non si preoccupi di agevolare il pagamento dei titoli di viaggio. A vedere i premi di risultato dei dirigenti, viene da pensare che siano molto intelligenti. Stupisce che non abbiano mai pensato ad attivare un sistema di pagamento on-line