Costituzione e attualità

Un interessante convegno dedicato alla rivista “La Costituente” è in calendario per il 10 maggio all’auditorim Varrone.

“La Costituente” era una pubblicazione che raccoglieva i contributi del dibattito politico, sociale e giuridico che hanno trovato, poi, sintesi nella nostra Costituzione. L’evento è organizzato Associazione Italiana Giovani Avvocati di Rieti con il patrocinio della Prefettura. I relatori sono il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick ed il Prof. Carlo Curti Gialdino, docente associato di diritto internazionale all’Università “La Sapienza” di Roma.

Il dibattito sarà coordinato dall’avvocato Giovanni Conti, che spiega il senso dell’iniziativa: «Noi andiamo a presentare una rivista che fu pubblicata tra il ‘45 e il ‘46. Un quindicinale che precedette e poi segui il dibattito da cui è nata la nostra Costituzione. Era una rivista del Partito Repubblicano italiano, e fu curata da mio nonno Giovanni Conti. Era vice-presidente dell’Assemblea Costituente; poi fu membro della Commissione dei Settantacinque e presidente della sottocommissione per la Magistratura. Pensò opportuno raccogliere i contributi di tutte le forze politiche, particolarmente dell’area laica, ma anche cattolica, liberale, socialista. L’intento era di sentire e pubblicare le opinioni di tutti. Ad un certo punto sottopose anche un questionario ai lettori, che ricevette numerose risposte, per studiare le soluzioni che in quel momento apparivano più opportune rispetto all’adozione di una nuova Carta Costituzionale».

Durante il convegno verrà presentata la raccolta in volume della rivista…

Sì, la rivista è stata raccolta in un volume che è stato pubblicato la prima volta nel 48, una seconda volta nell’83 con il commento dell’onorevole Spadolini e del prof. Guglielmo Negri, ed ora l’ho riedita io, perché mi è sembrato di estrema attualità. Proprio nel momento in cui noi torniamo a parlare di modifiche costituzionali ho ritenuto interessantissimo andare a vedere quello che era il progetto della Costituzione di sessant’anni fa insieme alle ragioni che abbiamo oggi per rivedere la Carta Costituzionale. Probabilmente la parte sui principi fondamentali rimane viva. La parte che riguarda la macchina dello Stato, invece, è suscettibile di modifiche, di miglioramenti. Il tema del bicameralismo puro, ad esempio, è sentito da più parti politiche. Sicuramente il bicameralismo ha i suoi vantaggi, ma ha anche lo svantaggio di non dare una stabilità ai governi. Un altro punto riguarda il Presidente della Repubblica. Oggi si parla di governo del Presidente. Una superfetazione di poteri del Presidente in effetti c’è stata ed è indice di necessità reali. In più noi oggi facciamo i conti anche con la rete e con altre realtà che non esistevano quando è finita la seconda guerra mondiale.

A guardare la politica, si direbbe che i partiti vogliano portare avanti la riforma della Costituzione in modo “muscolare”. Le forze che oggi hanno l’egemonia politica nel Paese paiono determinate a modellare la Carta alla loro visione. Manca un vero dibattito, come quello reso possibile dalla rivista di suo nonno..

Sono perfettamente d’accordo. Questo è il risultato di posizioni, non di rado faziose, che purtroppo impediscono di vedere il punto di vista dell’altro. Un fenomeno che non è accaduto con l’Assemblea Costituente del ‘46. Lì la partita era dura: si usciva da una guerra civile, e sarebbe stato facilissimo perdersi nelle liti con una faziosità intollerabile. Invece le forze politiche tutte hanno avuto la capacità di rinunciare a qualcosa per creare qualcosa. Credo sia un tratto insuperabile di quella esperienza e di quella stagione. Oggi è il personale politico che ci lascia perplessi. Oltre che un buon progetto, ci vuole anche gente capace di portarlo avanti.

Mancano i Calamandrei, i La Pira…

Infatti. Però ricordiamoci che proprio Calamandrei, all’alba della Costituzione, dichiarava di non ritenere il risultato ottenuto della Costituente il non plus ultra. Già nel momento in cui entrava in vigore, Calamandrei – e aggiungo anche mio nonno – dicevano che la Costituzione è una bellissima opera, ma c’è molto da lavorare ancora. Quindi anche la pretesa di lasciarla lì come un santino, beh, c’è del buon senso, ma occorre pure saper guardare ai tempi…

Ci sarebbe da fare anche un discorso sulla distanza tra la Costituzione scritta e la costituzione materiale…

Certamente: quando la costituzione materiale di un paese si distacca nettamente nella realtà dalla Costituzione scritta, c’è qualcosa che non funziona ed è necessario andare a verificare di che si tratta.

In questo senso bisognerà guardare anche al merito delle riforme che verranno proposte. Mi sembra che quelle ritenute più urgenti riguardino il numero dei parlamentari e il bicameralismo perfetto…

Sì, ma ci sono pure altri temi come un federalismo regionale che non assomiglia affatto a quello che propugna la Lega. Poi c’è la riforma dell’ordinamento amministrativo, la responsabilizzazione dei funzionari che sta scritta nell’articolo 28, e la revisione del titolo V che non ha funzionato. In appena 13 anni sta mostrando tutti i suoi limiti e tutte le sue criticità. Basta guardare i recenti scandali regionali.

Proprio per questo ci vorrebbe il dibattito. Per mettere mano alla Costituzione dovremmo anche rivedere i motivi che spinsero i costituenti a fare certe scelte…

Io le posso dire che quando leggerà la rivista scoprirà che non tutti erano favorevoli ai 630 deputati. C’è chi parlava di una Camera con 400 deputati. Nel bene e nel male la riforma Berlusconi, bocciata dal popolo con il referendum, andava a ridurre considerevolmente le cariche politiche. Inutile dire che con il referendum si è buttato via il bambino con l’acqua sporca. Di acqua sporca ce n’era molta, ma almeno quel problema era stato risolto nella direzione che oggi sembra andare per la maggiore.

Come ne usciremo?

Il problema bisogna affrontarlo evitando la faziosità. Se si continua in uno scontro frontale tra due parti, magari anche alimentato dal nostro bipolarismo malinteso, rimarremo ciechi di fronte ai problemi veri e alle ragioni dell’altro. Non si può bocciare un’idea perché proviene da una certa bocca. Anche la bocca più spudorata e più sconcia del mondo può avere l’avventura di dire una cosa giusta. Noi dobbiamo affrontare i temi da un punto di vista “socratico”, mettendoci dalla parte del nostro contraddittore per capire perché lui la pensa in modo diverso dal nostro. Non sempre quello che dice l’avversario è qualcosa che va respinto. Per questo passo si ritorna alla guerra civile. Non è che dobbiamo cercare il “volemose bene”: ci può essere anche una dialettica dura. L’esperienza del ‘46 può insegnarci tanto. Al tavolo della Costituente si sono sedute persone che magari fino a poco tempo prima si trovava in parti opposte delle barricate. Non c’erano ovviamente monarchici e fascisti, ma sempre da una guerra civile uscivamo e la stessa vittoria della repubblica sulla monarchia avvenne per pochissimo. Allora l’Italia era davvero un Paese spaccato in due.

Ma il dibattito sulla Costituzione come si dovrebbe rapportare con il processo di europeizzazione e alla progressiva perdita di sovranità nazionale?

Questa è una di quelle domande alle quali potrà rispondere con cognizione di causa il prof. Carlo Curti Gialdino, che è docente di diritto internazionale. Di certo una riforma costituzionale dovrà tenerne conto. Il contesto del resto è cambiato su scala globale. E non c’è mica solo l’Europa. Nel ‘46 nel mondo eravamo 2 miliardi. Oggi superiamo i sei e andiamo verso i sette. E sono masse di uomini che si informano, comunicano, si spostano… difficile non tenerne conto.