Confagricoltura Viterbo-Rieti: “Dal prossimo anno grano duro a rischio”

Il Consiglio Direttivo di Confagricoltura Viterbo – Rieti nella riunione del 08/07 u.s. ha analizzato la grave crisi di mercato sul fronte dei cereali ed in particolare del grano duro, una delle principali colture non solo della Maremma ma anche delle colline viterbesi e del reatino.

Nonostante il raccolto di quest’anno si presenta ottimo come quantità e di qualità generalmente buona, nonostante i timori per possibili danni dovuti al maltempo che ha colpito alcune zone dell’entroterra tra fine maggio e i primi di giugno, il prezzo di mercato è crollato a livelli indecenti.

Difatti se lo scorso anno a “bocca di trebbia” il grano è stato venduto ad oltre 30 euro/q.le quest’anno c’è stato un calo di circa il 40% con quotazioni in molti casi al di sotto delle 18 euro/q.le..

Con questi prezzi, pur con rese ottimali, il produttore copre malapena i costi di coltivazione; tutti parlano della pasta come uno dei simboli del Made in Italy ma se il mercato non si riprende alla svelta nella Maremma laziale, che ai tempi degli antichi romani era chiamata il “Granaio di Roma”, certamente gli agricoltori ridurranno drasticamente le prossime semine.

Se i prezzi della farina, del pane e della pasta sono rimasti invariati nonostante l’anomala riduzione del valore della materia prima c’è qualcosa nella filiera che non funziona e il produttore non può essere l’unico a pagare per far guadagnare di più agli altri attori.

Il Consiglio Direttivo ha impegnato il Presidente Chiarini ad esprimere al Presidente nazionale Mario Guidi il malcontento dei soci di Confagricoltura Viterbo – Rieti invitandolo ad una forte azione sul Ministero e sugli attori della filiera, commercianti, molini e pastifici, per riportare i prezzi a quotazioni che consentano agli agricoltori di mantenere e migliorare, anche con l’aiuto delle nuove tecnologie, le coltivazioni del grano duro.

Il Consiglio ha inoltre affrontato quello che oramai è un “problema” AGEA poiché a tutt’oggi oltre il 70% delle aziende campione, che pur avendo completato tutte le procedure, ancora non sono state pagate mettendo le stesse in grave difficoltà nei confronti dei fornitori e in alcuni casi del sistema bancario che ha chiesto il rientro delle anticipazioni ricevute lo scorso anno. Un sistema perverso che è diventato un muro di gomma, che non risponde alle sollecitazioni degli agricoltori e dei nostri operatori che vengono additati come complici del “sistema”, è un Ente che va raso al suolo e rifondato dalla base, qualunque commissario non potrà che continuare a gestire una macchina della quale nessuno sa dove iniziare a risolvere i problemi che si creano, qualcuno sostiene ad arte, per danneggiare gli agricoltori.

A tre mesi dalla pubblicazione dei bandi del PSR della Regione Lazio, misure 4.1, 4.2 e 6.1, AGEA non è in grado di mettere a disposizione le procedure informatiche per la presentazione delle domande e qualcuno che si vuole avventurare nel PSR deve farlo con la domanda cartacea, da riproporre poi informatizzata, quando Sua Maestà AGEA avrà compiuto il lavoro necessario.

Da ultimo il Consiglio Direttivo ha esaminato i problemi connessi ai danni da fauna selvatica prendendo atto che a causa del trasferimento delle competenze dalla ex Provincie alla Regione Lazio ad oggi non è possibile intervenire con le azioni degli abbattimenti selettivi al fine di ridurre i danni causati dalle miriadi di cinghiali che infestano i territori delle provincie di Viterbo e Rieti. Anche questa è una situazione non più sostenibile dato che i danni devono essere prevenuti ed evitati e non risarciti peraltro con difficoltà ed in minima parte. A tal proposito il Consiglio si è soffermato sulla delibera della Regione Lazio che prevede l’indennizzo a favore degli agricoltori danneggiati con la regola del de minimis ed ha invitato la Confagricoltura ad analizzare eventuali estremi di incostituzionalità della norma poiché il risarcimento di un danno non può essere un “aiuto di Stato” visto che lo Stato è il proprietario della fauna selvatica che ha provocato il danno e in quanto proprietario deve rifondere al danneggiato il danno patito.