Ciccomartino: “Siamo tutti figli di Brunetta”

«Riteniamo sbagliato, sempre e comunque, pensare che nell’amministrare la cosa pubblica, chiunque possa sentirsi depositario di un potere personale e rifiutarsi quindi di confrontarsi con le forze sociali del territorio, ed in questo caso con le organizzazioni sindacali di categoria, aderendo perfettamente a quanto gli consente (non lo obbliga) l’odiosa normativa dell’ex Ministro Brunetta».

Lo dichiara Gianni Ciccomartino – FpCgil Rieti, un una nota in cui spiega: «Consente e non obbliga, in quanto sulle determinazioni organizzative la Legge 150 e la successiva 141 , escludono in capo agli enti “obblighi” in merito al confronto sindacale ma è altrettanto vero che non “vieta” a nessuno, e tantomeno a chi l’antiBrunettismo lo ha cavalcato e fatto della partecipazione e del confronto le proprie parole d’ordine anche in campagna elettorale, di confrontarsi con le organizzazioni sindacali e di recepire eventuali osservazioni e proposte. Per noi della FP CGIL , che il decreto 150 e le varie “Brunettate” le abbiamo contrastate senza se e senza ma, a differenza di altre organizzazioni sindacali piuttosto “consenzienti”, questi sono i frutti avvelenati di una stagione che andava contrastata con maggior decisione, frutti che sono i lavoratori a dover digerire».

«Al blocco delle retribuzioni (in vigore da ormai 4 anni) – prosegue Ciccomartino – si aggiunge infatti l’autoritarismo degli enti che in questo modo ritengono di avere ormai superato il valore della concertazione e di poter disporre delle risorse umane a proprio piacimento. Quindi prima il Comune di Rieti adotta un atto di organizzazione in perfetta “autonomia “ e dispone con autoritarismo numerose “mobilità” forzose del personale, e poi l’Amministrazione Provinciale di Rieti procede sullo stesso solco per finalità ancora tutte da chiarire».

«Questo in un momento storico che presumibilmente prelude alla scomparsa dell’amministrazione provinciale e alla perdita, da parte del Comune di Rieti, dello status di comune capoluogo. Due enti quindi a forte “rischio: il primo di dissoluzione ed il secondo minacciato costantemente da una crisi finanziaria ogni giorno più pesante. È in questo clima che ci si può arroccare a decisioni unilaterali e rinunciare a chiamare le organizzazioni sindacali e le altre forze sociali del territorio ad un confronto vero e pieno? O si pensa che prima si pratica l’autosufficienza, e semmai poi, quando i problemi diventeranno più grandi di loro , si chiameranno a raccolta le organizzazioni sindacali ed i dipendenti per condividere eventuali misure di lacrime e sangue? Per quanto riguarda la FP CGIL sicuramente, se il pensiero è questo, si sbagliano di grosso: ognuno raccoglie ciò che semina».

«Si potranno semmai rivolgere a chi, da anni, pratica una politica sindacale d’accatto al motto di “attacca l’asino dove vuole il padrone”. Auguri. Oppure possono tornare sui propri passi – conclude Gianni Ciccomartino – ed aderire alla richiesta della fp CGIL di aprire un serio tavolo di confronto sui criteri, le modalità ed i modelli di organizzazione che possa evitare di farci esclamare ancora una volta: “tanto so tutti figli di Bunetta!”».