Hanno avuto inizio i momenti di incontro e riflessione per i catechisti delle varie zone pastorali curati dall’Ufficio diocesano evangelizzazione e catechesi. Domenica scorsa l’appuntamento per gli operatori della città, del Montepiano e del Cicolano, ospitato dalla parrocchia reatina Santa Maria Madre della Chiesa.
A condurre l’incontro, il direttore dell’ufficio padre Mariano Pappalardo, che ha condotto una breve ma intensa riflessione sul valore dell’annuncio della Parola di cui gli operatori della catechesi si rendono portatori.
Un annuncio oggi, nella concretezza della vita parrocchiale, che ha per destinatari soprattutto i fanciulli, ma che dovrebbe avere come soggetto-oggetto la totalità della comunità: nel senso che la comunità cristiana nella sua interezza evangelizza e si fa evangelizzare.
La comunità accoglie il dono della Parola e quindi tutti i suoi membri sono chiamati a formarsi alla scuola del Vangelo, nelle varie fasi della vita e nelle varie situazioni esistenziali. Al contempo, la comunità si fa strumento di annuncio e ammaestra i propri membri: non è solo il catechista ad accompagnare nella fede i nuovi membri, ma l’intera comunità che si fa luogo di crescita e di iniziazione, educando all’incontro con Cristo.
Il Sinodo dei vescovi, che proprio domenica si è concluso, dovrebbe indicarci la strada: vero che è stato prevalentemente un Sinodo sui giovani e non propriamente dei giovani, comunque ha indicato la necessità di ascoltare i diretti interessati e renderli partecipi anche dei lavori dell’assemblea stessa che di essi si occupava.
E su quello che i giovani chiedono alla Chiesa la stessa comunità diocesana reatina ha da interrogarsi, magari riprendendo in mano quei questionari svolti in vista dell’incontro pastorale 2017. Una “sinodalità” che significa davvero il camminare insieme, il confrontarsi, il crescere insieme come Chiesa, non come singoli, gruppetti, settori, “specialisti” di questo o quell’ambito pastorale…
La seconda parte dell’incontro è scesa sul piano più pratico, presentando le scelte che nelle zone si vanno delineando, anche se in forma ancora molto embrionale. Per la catechesi, e in particolare quella di iniziazione dei ragazzi, un punto di riferimento normativamente chiaro, e almeno in teoria vincolante, c’è in diocesi e non da poco: le costituzioni sinodali del 2005. Una impostazione di tipo catecumenale: così l’indicazione del Sinodo diocesano, che – non bisognerebbe dimenticarlo – costituiscono legge, non semplice proposta. Si è ancora lontani, al di là di qualche sperimentazione timidamente lanciata in un paio di parrocchie, dalla realizzazione di un percorso del genere.
Qualcosa comunque si è deciso di muovere, con una proposta che almeno a livello di zona cittadina si è cercato di avviare per tentare di allineare i percorsi fra parrocchie: definendo un certo minimo comune, che non significa uniformare al ribasso, ma stabilire appunto un minimo uguale per tutti, poi ampliabile dalle singole realtà parrocchiali.
Un primo, piccolo passo, verso quello che si spera divenga l’adesione piena a quanto la lex sinodale prevede e che, nella sua definitiva realizzazione, prevede anche il recupero del corretto ordine teologico dei sacramenti di iniziazione: è infatti teologicamente un assurdo, peraltro del tutto privo di qualunque motivazione anche pastorale, ammettere all’eucaristia chi non è ancora pienamente iniziato, e dunque la prassi di una prima comunione anticipata rispetto alla cresima appare come una stortura da superare prima possibile.