Sindacati

Cassa integrazione, Paolucci della Uil: «Cali e picchi hanno una radice comune: la continua sofferenza del tessuto produttivo»

«Un picco di ore di cassa integrazione tra ordinaria e straordinaria, rispettivamente oltre 24mila e 85mila. Sono i numeri del secondo rapporto sulla cassa integrazione elaborati dal servizio politiche attive del sindacato»: lo dice Alberto Paolucci, segretario generale della Uil di Rieti e della Sabina romana

«Un picco di ore di cassa integrazione tra ordinaria e straordinaria, rispettivamente oltre 24mila e 85mila. Sono i numeri del secondo rapporto sulla cassa integrazione elaborati dal servizio politiche attive del sindacato»: lo dice Alberto Paolucci, segretario generale della Uil di Rieti e della Sabina romana.

«Stiamo parlando – dice il segretario reatino – di un totale di quasi 110mila ore che ci dà un quadro differente rispetto allo scorso mese, quando il numero si era attestato a poco più di mille. La variazione che registriamo sui dati di febbraio colloca Rieti al primo posto tra le città italiane con l’incremento maggiore di cassa integrazione. Praticamente siamo davanti a Taranto, Sondrio, Sassari. La nostra città invece non rientra nella classifica se il confronto viene svolto tra il primo bimestre 2018 e quello attuale. Non a caso, in questo arco di tempo lo studio registra un complessivo -37,2 per cento di ore autorizzate».

«Cali e picchi hanno una radice comune che indicano l’andamento non certo positivo del mercato del lavoro – spiega Paolucci – Il tessuto produttivo soffre, le crisi continuano ad essere presenti e le aziende non ce la fanno più. E l’apice raggiunto questo mese tiene conto anche della ricaduta sul territorio delle risorse stabilite nel Decreto fiscale, collegato alla legge di bilancio 2019, che ha rifinanziato la cassa integrazione straordinaria».

«Questi tipi di ammortizzatori sociali – conclude l’esponente Uil – nel primo bimestre 2019 hanno salvaguardato in tutto il territorio nazionale 130mila posti di lavoro, oltre 24mila solo nella nostra regione. E’ fin troppo chiaro che questo strumento dovrebbe essere migliorato e adattato alle esigenze dei diversi settori, proprio per scongiurare l’espulsione dal mercato del lavoro ancora statico di tanti uomini e donne».