Cascioli: utopia o possibile realtà?

«I numerosi episodi venuti alla luce in queste ultime settimane e che hanno quale comune denominatore un clientelismo sfrenato a vantaggio di pochi eletti/elettori impongono una riflessione. Hanno tentato di far credere che loro erano il bene assoluto ed il male risiedeva esclusivamente nella parte avversa. È bastato un anno, a dire il vero anche meno, per certificare quanto questo luogo comune, tante volte sbandierato dalla sinistra reatina e non solo, non trovi riscontro alcuno nella realtà».

Sono riflessioni che il consigliere comunale Sonia Cascioli ha affidato poche ore fa a Facebook. «Il clientelismo spinto all’eccesso di cui si è resa protagonista la giunta Petrangeli – scrive la Cascioli – certifica che il bene ed il male non risiedono alternativamente a destra o a sinistra, ma sono l’espressione di ognuno di noi a prescindere dalle appartenenze. Ed allora l’unica vera via di fuga verso la salvezza è oggi più che mai la capacità di mettere insieme le migliori espressioni umane che il territorio offre, capaci di uscire da schemi preconfezionati, intrisi di slogan privi di significati concreti, e produrre una vera rivoluzione culturale. E questo non significa dare spazio a movimenti come quello di cui oggi tanto si parla, perché quelli rappresentano il massimo dell’improvvisazione e nulla hanno a che vedere con la necessità di far dialogare menti pensanti».

«Sono convinta che da oggi dobbiamo assumerci la responsabilità di incontrarci e fondere intelligenze che troveranno la loro sintesi non nei simboli dei partiti, che non rappresentano più le necessità della storia che stiamo vivendo, bensì nelle singole competenze che messe a sistema sapranno finalmente fare la differenza. Senza scrivere programmi altisonanti di cui la storia politica italiana è piena, così come è piena della loro inconsistenza pratica, ma tracciando linee guida di cose possibili da realizzare attraverso l’opera di persone la cui competenza – conclude il consigliere – sia valutata a prescindere dall’area di appartenenza. Utopia o possibile realtà?»